Il nostro appuntamento del martedì con le startup che si occupano di arte digitale, dopo l’approfondimento con Vittorio Sgarbi, questa volta va alla scoperta di una piccola realtà che di strada ne ha fatta davvero tanta. Stiamo parlando di Imaginarium, studio di arte creativa con sede a Viareggio co-fondato da Francesca Pasquinucci e Davide Giannoni, che dalla Versilia è arrivato oltreoceano, aggiudicandosi il riconoscimento per la “Creatività sostenibile“, conferito dalla Italy – America Chamber of Commerce West e dall’Istituto di Cultura Italiano di Los Angeles. Come ci è riuscito? E quale è la sua storia?
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Imaginarium, dall’università a un’idea di impresa
«Quando io e Davide (che poi sarebbe diventato mio marito) abbiamo deciso di dare vita, anima e corpo alla nostra passione per le arti visive e musicali ha preso forma Imaginarium, che, ufficialmente, è nato a Viareggio nel 2011», racconta Francesca. Fuori dal caos delle grandi metropoli, a due passi dal mare e a 10 minuti dalle colline, Francesca e Davide 13 anni fa hanno messo le basi per costruire quella che oggi è considerata un’eccellenza a livello internazionale. «Quando io e Davide ci siamo incontrati, quasi 16 anni fa, io mi ero appena laureata in Arti Visive a Pisa mentre Davide nel contrabbasso al Conservatorio. Abbiamo pensato di specializzarci nell’arte digitale, che abbiamo, poi, affiancato alla musica classica. Volevamo dare un’immagine alla musica». Ed è esattamente quello che questi due artisti sono riusciti a fare. Da quel momento, poi, è stata una salita continua ma ricca di soddisfazioni.
Le collaborazioni con i cantanti italiani
Dall’opera lirica, Francesca e Davide sono, poi passati alla musica pop, per arrivare a collaborare a stretto contatto con alcuni tra i più grandi artisti italiani come Max Gazzè e Carmen Consoli. «Ci hanno permesso di dare tanto spazio alla nostra creatività, che per noi è quell’essenza senza la quale il nostro lavoro non potrebbe esistere – continua Francesca – Ci siamo sempre sentiti vicini alla musica classica e alle orchestre, con le quali abbiamo affrontato anche temi sociali come l’ambiente e la scienza, e in questa circostanza ci siamo specializzati in un connubio di arte e scienza». Un successo che li ha portati a performare in tutto il mondo e che, come dice Francesca, in parte è stato merito degli stessi fratelli Gazzè: «Ai fratelli Gazzè dobbiamo tanto perché con loro abbiamo iniziato a sperimentare questo mix artistico-scientifico che va aldilà delle tematiche sociali e che, per noi, è stata una folgorazione che abbiamo, sin da subito, voluto che facesse parte del nostro lavoro». E proprio la sostenibilità è un altro dei punti centrali su cui fanno leva le rappresentazioni che Imaginarium porta in scena oggi in giro per il mondo.
L’attenzione alla sostenibilità e al Pianeta
«Con gli artisti che ci commissionano i lavori ragioniamo su un’idea generale, che ci viene proposta da loro stessi, e poi ci concentriamo sullo storytelling – continua l’artista – Il nostro stile è surrealista, siamo molto concettuali e ci piace la metafora e il senso poetico. Cerchiamo di tirare fuori storie nuove da quelle che già ci sono, procedendo anche per suggestioni. La maggior parte del lavoro, poi, è dello spettatore stesso, a cui lasciamo grande libertà di immaginazione e interpretazione». E così, nel 2018, i due talenti si sono aggiudicati il prestigioso riconoscimento da parte della Italy – America Chamber of Commerce West e dall’Istituto di Cultura Italiano di Los Angeles: «Ci era stato proposto di partecipare a un evento dedicato alla sostenibilità con alcune aziende italiane che lavorano in California – racconta Francesca – Quell’anno, il tema era, appunto, la sostenibilità e abbiamo portato in scena un’installazione di videomapping, con una specie di oblò proiettato sul soffitto di una villa che trattava il tema della perdita dell’armonia naturale per colpa dell’uomo». L’installazione, intitolata “Akefalos”, significa letteralmente “rottura del ritmo”. «Quello è stato per noi il vero punto di svolta, che ci ha aiutati a capire che la strada da proseguire era esattamente quella – continua Francesca – Un lungo cammino che ci ha permesso anche di incontrare altri artisti che lavorano su questo tema, creando, assieme una cultura del racconto».
Il progetto “No Planet B”
Il riconoscimento americano è arrivato dopo la presentazione al Senato della Repubblica del progetto “No Planet B”, che Imaginarium ha realizzato in collaborazione con la FIDU (Federazione Italiana Diritti Umani), e l’importante impegno artistico nell’ambito teatrale e musicale che è valso ai due creativi anche il prestigioso Premio Nazionale ANGI (Associazione Nazionale Giovani Innovatori) consegnato alla Camera dei Deputati. «Nel nostro lavoro traiamo ispirazione da alcuni dei più grandi artisti internazionali come i Beatles ma anche Peter Gabriel», spiega Francesca. Ma questo non è l’ultimo dei loro lavori perché al momento Imaginarium si sta concentrando su “Ora i limiti del pianeta”, ultimissima produzione che ha fatto il suo debutto il 30 marzo in Spagna ed è stata realizzata con il supporto e i contributi scientifici di ESA Ente Spaziale Europeo, ASI Agenzia Spaziale Italiana, EGO European Gravitational Observatory e INGV Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, che hanno messo a disposizione dello studio incredibili “suoni” provenienti dallo spazio e dal sottosuolo.
I prossimi passi di Imaginarium
«Dopo quasi due anni di lavoro, siamo riusciti a creare composizioni musicali e performance di mapping che nascono dal suolo e attraversano lo spazio e la Terra. Siamo anche impegnati in teatro, in particolare da Parma ci sposteremo in tutto il mondo. Nel futuro prossimo, a febbraio 2025, ci aspetta “Romeo e Giulietta” al teatro San Carlo di Napoli. Sarà, senza dubbio, una bella sfida». E chissà quante altre sfide saranno chiamati a dover affrontare questi due artisti che portano l’arte creativa italiana in giro non solo per il Belpaese ma in tutto il mondo con spettacoli e performance uniche.