Rist è un social dedicato ai foodlovers che permette, in solo quattro mosse, di scegliere il ristorante migliore grazie alle interazioni con il proprio network di amici. Niente più recensioni false o di perfetti sconosciuti
Rist, la startup italiana dedicata agli amanti del cibo, è nata a Milano dalla creatività e dalla passione per la cultura digitale di Luigi Lanzilli, Davide Pezzo e Antonio Severino. Insieme hanno dato vita a un nuovo social network che non solo consente di scoprire nuovi ristoranti, ma anche di crearsi una personalissima lista di quelli preferiti e dare valore al giudizio dei propri amici, offrendo così un servizio più intimo e confidenziale.
Il problema dell’affidabilità delle recensioni
Niente a che vedere con quello che siamo stati abituati a conoscere in rete, dove clienti e ristoratori 2.0 non se le mandano certo a dire, scontrandosi a colpi di commenti al veleno. Il problema di realtà internazionali del calibro di TripAdvisor o Zomato è una congenita mancanza di affidabilità nei confronti dei potenziali clienti che, in un momento ad alto rischio di psicosi pre-cena, si trovano a dover affrontare altre criticità, dalla carenza di informazioni a pareri discordanti. La conferma arriva anche una ricerca di Nielsen evidenzia come i pareri degli amici vincano a mani basse rispetto a qualsiasi recensione o messaggio pubblicitario online.
Come funziona Rist
Dal momento che l’attenzione media di un utente si attesta intorno agli 8 secondi (meno di quanto faccia un pesce rosso), le funzionalità di Rist non possono che essere semplici e intuitive. Per ciascuna recensione, infatti, l’utente carica le foto più rappresentative della sua esperienza, con la possibilità di arricchirle con commenti o hashtag e abbinarle a icone che ne descrivano il mood del ristorante, il tipo di cucina, la fascia di prezzo e, qui sta l’altra novità, l’utente può decidere quanto “raccomandare” il ristorante ai suoi amici.
Le immagini, dunque, sono alla base del progetto Rist, ma, come confermano i founders, «non è escluso che l’app si evolva parallelamente al modo in cui fruiamo e produciamo contenuti, a partire dai video brevi che in alcuni casi sono già lo standard». «A un anno dal debutto – continuano Lanzilli, Pezzo e Severino – la priorità rimane raggiungere una completa integrazione social sia in termini di possibilità per l’utente sia di interfaccia con gli altri, e mappare più ristoranti possibili in diverse città”».