30 imprenditori da 7 paesi del Mediterraneo riuniti al Ciheam per la terza edizione di MedSpring. Dove per il futuro si scommette su acqua, cibo ed energia…
Due milioni di acri coltivabili per due miliardi di fatturato: signori e signore, questa è Puglia. In una delle regioni a più forte vocazione agricola d’Italia, si è tenuta la terza edizione di MedSpring, evento Euromediterraneo di brokerage & venturing su ricerca e innovazione. La manifestazione, finanziata dalla Commissione Europea, mira a mettere in contatto imprenditori, ricercatori, startup, enti di ricerca, network del settore pubblico e privato nella cornice del CIHEAM di Bari. I 30 imprenditori provenienti da 7 paesi mediterranei (Egitto, Iraq, Iran, Italia, Giordania, Marocco e Tunisia) lanciano una sfida al futuro, nel segno della sostenibilità e dell’innovazione. I campi in cui applicare queste idee di business sono il food, l’acqua e l’energia.
«Bisogna aggiungere valore alla ricerca e innovazione nel food system e con MedSpring possiamo farlo» ha dichiarato Sharon Cittone, marketing director di Seed and Chips. Laddove si assiste a un nuovo rinascimento digitale per il food in tutto il mondo (per un valore di 5.000 miliardi di euro), si è chiamati anche ad affrontare sfide ardue in nome della sicurezza, sostenibilità, salvaguardia della varietà produttiva e attenzione alla genuinità dei prodotti. Ecco che occasioni come il MedSpring è un modo per guardare alle sfide di domani attraverso i problemi posti da territori e culture differenti.
I problemi e le soluzioni
«Le soluzioni a problemi apparentemente distanti dai nostri, proposti dagli innovatori del Mediterraneo, devono farci riflettere» spiega Claudio Bogliotti, responsabile del progetto MedSpring. «Una startup che elabora un dispositivo per depurare le acque di scarto dell’industria tessile, cerca di risolvere un problema laddove l’acqua scarseggia. Ma questa soluzione presto potrebbe riguardare anche noi». Uno dei temi più sentiti ed esplorati dalle startup al MedSpring è quello della carenza di acqua potabile e di riduzione dello spreco. La startup a cui fa riferimento Bogliotti è nata all’interno della German Jordanian University: la ricerca di Malyuba Abu-Daabes tira in ballo un geopolimero in grado di filtrare le acque derivanti dalla tessitura industriale, eliminando dal liquido i metalli pesanti. Anche la startup di Paolo Stufano riparte dall’acqua di scarto, prodotta dalle industrie alimentari, trasformata in bioplastica grazie al progetto EggPlant.
Evitare lo spreco
Con l’obiettivo di evitare lo spreco e creare energia dallo scarto, l’innovazione Made in Italy si scatena nel settore food dove spicca tra gli altri il progetto di Vittorio Bava. Diptera raccoglie gli scarti alimentari delle aziende ortofrutticole pugliesi e le riconverte in proteine grazie alle larve utilizzate nella biocoltura che permettono all’azienda di produrre mangimi ricchi di proteine e lipidi, utilizzati per l’alimentazione animale e come fertilizzanti. Ma il taglio allo spreco è l’obiettivo anche di chi vede nella carne di pollo la riserva proteica del futuro: Ziv Dubinsky e il suo Metabolic Robot misura l’efficienza di un allevamento di polli, ne garantisce il benessere degli animali e limita gli sprechi. Secondo una stima, il dispositivo IoT è in grado di produrre il 20% in più di profitti. Cosa succederebbe se ad applicarlo non fossero dei piccoli allevatori israeliani, ma realtà più grandi come Aia o Amadori?
Il no waste
Infine nel solco del “no waste”, Yassine Maghnouj ha dimostrato che con il suo Evaptainers è possibile recuperare e mettere a frutto anche il calore. Maghnouj ha creato un frigorifero portatile che funziona solo con acqua, non necessita di corrente né di ghiaccio (anche perché, per fare il ghiaccio, c’è sempre bisogno di elettricità). L’idea è nata da una ricerca che un professore del MIT ha commissionato a Maghnouj e ai suoi colleghi: inventare qualcosa che potesse aiutare un miliardo di persone. Yassine ha visto quanta fatica i suoi compatrioti marocchini dovevano fare per recarsi dalle campagne in città per fare la spesa e quanto cibo andava a male durante un tragitto che poteva durare anche tre giorni. Con poco più di 28 euro, le famiglie della campagna marocchina possono conservare il proprio cibo senza bisogno di elettricità. Dopo i primi dubbi, Maghnouj ha capito che l’idea era buona e poteva davvero fare del bene: ora è alla ricerca di finanziatori, ma ciò che gli interessa è che la sua invenzione abbia un impatto sociale. Per assicurarsi che succeda, si è licenziato dalla Xerox. Potenza della fisica!