Buslim, la startup del ricercatore originario del Burundi, recentemente premiata a EXPO per il “Sustainable Technologies and Cooperation in Food and Agriculture & UNIDO International Award 2015” mira a ridurre il problema delle carenze proteiche nella popolazione del sub-sahara
Dare a ogni famiglia delle zone rurali del Burundi un cucciolo da allevare e le risorse materiali e immateriali (formazione ed istruzione) per far partire un ciclo economico e imprenditoriale sostenibile e virtuoso. È l’intento di Burundi Smallholders’s Livestock Network BUSLIN, la startup di André Ndereyimana, burundese, laureato in Scienze e tecnologie alimentari a Viterbo e ora dottorando in Agrisystem all’Università Cattolica di Piacenza. E vincitore del premio Sustainable Technologies and Cooperation in Food and Agriculture & UNIDO International Award 2015, della Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, in collaborazione con il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) ed UNIDO Italia.
Creare una rete di produttori familiari rurali
In molti paesi dell’Africa sub-sahariana circa il 70% della popolazione soffre di malnutrizione e sottoalimentazione, e di questo circa l’85% non ha accesso a proteine facilmente assimilabili, ovvero quelle di origine animale. La startup di Andrè, che studia in Italia con l’intento di portare progresso nella sua Africa, punta proprio allo sviluppo della catena agroalimentare, grazie alla produzione e commercializzazione degli alimenti di origine animale tramite una rete capillare di produttori familiari rurali. Più semplicemente ogni famiglia burundese interessata si impegna ad allevare animali seguendo le prassi della startup, la quale assume a sua volta il rischio sul capitale investito e garantisce assistenza tecnico-finanziaria.
Insegnare ad allevare il bestiame
Esempio concreto: a una famiglia viene fornita una scrofa di due mesi del valore di 25 euro e tutte le risorse per allevarla. In cambio la famiglia cura e protegge da furto l’animale, secondo i processi insegnati dagli esperti della startup con un percorso formativo. Dopo un anno, il valore dell’animale sale a circa 150 euro: “Se la fanno montare – spiega – i cuccioli creano ulteriore valore. Se sono sei, per esempio, tre restano alla famiglia. Gli altri rimangono a noi che diffondiamo il progetto ad altre famiglie interessate. La scrofa, però, resta in capo alla famiglia d’origine fino a quando è produttiva, anche per cinque o sei anni, e poi viene venduta per essere macellata”.
Ogni famiglia ottiene uno o più animali da allevare proporzionalmente alle sue capacità e alle proprie risorse (superficie del terreno, accesso agli alimenti per la specie e il numero di animali scelti). “Firmano un contratto con la nostra società in cui si impegnano ad allevare gli animali ricevuti seguendo le prassi tecniche suggerite dalla startup. In cambio Buslin fornisce gli animali, il loro sostentamento, le eventuali cure veterinarie e un processo di formazione”.
Per ora il progetto sperimentale è partito con 15 famiglie e 36 capi di bestiame: “Per il momento puntiamo sulla produzione di animali da macello e riproduzione: è stato stimato infatti che bastano tre scrofe per azzerare la povertà assoluta per una famiglia media del Burundi. – prosegue Andrè – Prossimamente proporremo anche galline da uova e api per la produzione di miele”.
Non una No profit ma un’impresa scalabile
Non una No profit, con scarse probabilità di evoluzione, ma una vera e propria impresa sociale che punta all’utile: “Siamo un Srl di diritto burundese. Come guadagniamo? In primo luogo dal 50% del valore economico aggiunto di ogni animale da macello venduto e sulla vendita della prole da riproduzione. In più vendiamo il letame e ne dividiamo i ricavi con la famiglia”.
Un progetto sostenibile e scalabile. E proprio sulla scalabilità punta Andrè: “Dopo esserci insediati in Burundi, aver costruito un ricovero veterinario per e una sede fisica della startup, speriamo di poter esportare Buslin in altri Paesi del terzo mondo”.