L’ex colosso fotografico lancia uno spin-off, finanziato anche da Alibaba, per contrastare la contraffazione internazionale dei prodotti grazie a un inchiostro invisibile
La Kodak dichiara guerra alla contraffazione. Il colosso della fotografia, risorto dopo il tracollo del 2012 e concentrato oggi su fotografia digitale, prodotti per la stampa ma anche altri progetti, ha appena lanciato eApeiron, startup che promette di dare una svolta all’industria del tarocco. Per una volta in positivo. E in fondo, a ben vedere, sempre di una specie di pellicola si tratta. La startup, che si configura con un vero e proprio spin-off di Kodak, è stata presentata a giugno 2016 e si rivolge soprattutto al mondo dell’e-commerce. Per contrastare quel fenomeno che su scala globale costa quasi mezzo biliardo di dollari nel solo 2013 almeno stando ai dati dell’Ocse. L’84% dei prodotti sotto accusa arriva senza troppe sorprese da Cina e Hong Kong.
L’inchiostro invisibile contro i falsi
eApeiron, di base a Miami, in Florida, negli ultimi tempi ha trasferito la sua ricerca al quartier generale di Kodak a Rochester, New York, con puntate a Tel Aviv e Shanghai. Fra gli investitori c’è anche Alibaba, l’Amazon cinese, che vuole scrollarsi di dossi la nomina di regno dei prodotti falsi. La tecnologia sfrutta un innovativo inchiostro invisibile, un po’ come VerifyMe, per verificare che i prodotti introdotti in commercio siano autentici. Secondo Kodak la startup dispone già di una serie di strumenti fra cui «un sofisticato sistema di identificazione che offre una firma unica per individuare e seguire i prodotti lungo tutta la catena» di produzione e distribuzione. Speriamo che basti a scoraggiare l’impero del falso.
Mancate entrate per miliardi
Non solo mancati ricavi dei brand legittimi per miliardi di dollari e danno d’immagine incalcolabile per interi sistemi produttivi, come quello italiano. L’industria del fake taglia anche tasse, innovazione, ricerca. Sono insomma moltissimi gli aspetti sui cui la pirateria incide negativamente.«Sanno tutti che si tratta di un problema – ha spiegato Jeff Clarke, Ceo di Kodak – chi è responsabile della protezione di un brand ha però adesso un nuovo strumento».
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