L’azienda di Cassina de’ Pecchi che vale 7,5 milioni di euro è sotto sequestro su richiesta della Procura di Milano
Sfrutterebbero i lavoratori pagandoli appena 4,5 euro l’ora. L’accusa di caporalato ha raggiunto la startup milanese Straberry conosciuta per portare con i suoi furgoncini colorati fragole e mirtilli in città. La startup, fondata dal 31enne romano Guglielmo Stagno d’Alcontres, negli anni si è fatta conoscere ed ha ricevuto anche l’Oscar Green di Coldiretti (ne avevamo parlato qui).
In particolare, secondo gli inquirenti, i lavoratori sarebbero stati obbligati a prestare turni di oltre 9 ore giornaliere, ricevendo una paga oraria di 4,50 euro, nettamente inferiore a quella minima prevista dal contratto collettivo nazionale (che si aggira intorno ai 7,20 euro e gli otto euro). Non solo, i cento lavoratori sarebbero stati costretti a stare ammassati e lavorare senza guanti, mascherine, gel igienizzanti. Gli indagati nell’inchiesta condotta dal pm Gianfranco Gallo sono sette: oltre ai due amministratori, due “sorveglianti della manodopera”, due dipendenti amministrative che reclutavano i lavoratori e un consulente esterno che compilava le buste paga. Tutti sono accusati a vario titolo di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.
L’origine dell’idea
La startup è nata da un’idea del fondatore che ci lavorava ancora prima di laurearsi alla Bocconi. Guglielmo in un’intervista che vi riproponiamo ci aveva raccontato l’origine del suo progetto.
La startup di Guglielmo, nel 2011, è partita da tutt’altro. Prima di farla diventare un’azienda agricola le intenzioni erano quelle di produrre energia con serre e pannelli fotovoltaici sul tetto. “Non ne sapevo niente – racconta Guglielmo -. Ho iniziato a fare delle ricerche in iternet dopo aver frequentato un corso di economia ambientale. Ho fatto qualche viaggio in Trentino, in Romagna e sono andato in Olanda per vedere come avevano fatto li”.
Quei terreni alle porte di Milano (Cassina de Pecchi) comprati dalla famiglia di Guglielmo circa 30 anni fa, e che venivano affittati ad agricoltori locali, erano il risultato di una mera speculazione fatta negli anni ‘80. “Ho sempre pensato che quei terreni potessero essere qualcosa di più – continua Guglielmo – erano un patrimonio non valorizzato. Dando in garanzia proprio quei terreni ho ottenuto un finanziamento da circa 5,6 millioni di euro e con quei soldi ho costruito l’impianto fotovoltaico ma mai e poi mai avrei immaginato di coltivare fragole”.
Potete leggere l’intervista di Gabriele Madala qui.