Investimenti soprattutto su Mobile e sempre più attenzione alle startup secondo il CIO Survey 2016, indagine su 70 responsabili ICT di aziende italiane
Il CIO è il Chief information officer, è il manager che nelle aziende si occupa anche dell’area tecnologica, di ICT e che spesso ha la responsabilità di sviluppare soluzioni e processi all’avanguardia per supportare le necessità del business. I CIO sono in prima linea nella gestione dell’innovazione digitale e proprio i CIO sono al centro di CIO Survey 2016, indagine su 70 responsabili ICT di aziende italiane, promossa da Capgemini Italia, Hewlett Packard Enterprise e TIM e realizzata da NetConsulting cube.
Nella metà dei casi è il CIO che guida la digital strategy. C’è la consapevolezza della necessità di intervenire e di farlo con urgenza, con un piano organico e una vision: il 43% delle aziende ha definito un Masterplan di Digital Transformation, il 27% lo farà nel corso del 2016. Chi non prevede un Digital Masterplan (27% delle aziende) sta comunque indirizzando una serie di evoluzioni basate sui trend tecnologici del momento.
Le tecnologie sono strumentali alla realizzazione di un percorso di Digital Transformation. Su queste si basano una serie di cantieri digitali che presuppongono cambiamenti di più ampio respiro (organizzativi, culturali, business).
1. Su Mobile gli investimenti maggiori. Ma il futuro è l’Internet of Things
Su Mobile si concentrano investimenti significativi (l’88% dei CIO prevede investimenti medio-elevati). Il Mobile presenta un elevato potenziale in termini di digitalizzazione che è all’origine di alcuni processi: di innovazione dei servizi al cliente, ma anche di automatizzazione dei processi.
Secondo il report, il Cloud Computing, oggi attira investimenti medio-elevati da parte del 76% dei CIO. Diventa una scelta necessaria se si digitalizzano alcuni processi, e viene scelto per la possibilità di liberarsi della complessità dell’IT, per esigenze di maggiore flessibilità, per velocizzare i tempi di messa in produzione di nuove applicazioni o nuovi servizi IT.
Nel caso dei Big Data, investimenti medio-elevati sono previsti dal 70% delle aziende del report. I Big Data sono necessari per la gestione di elevati volumi di dati e informazioni. L’obiettivo è innovare il servizio al cliente, velocizzare i processi e la disponibilità di rapporti in real time, assicurare una maggiore tempestività nelle decisioni.
Il Social continua ad attirare attenzione e anche investimenti (47,5% dei CIO prevede investimenti medio-elevati), soprattutto in ottica esterna, attraverso strumenti per sviluppare il livello di monitoraggio e di fidelizzazione del cliente.
Per quanto riguarda l’Internet of Things si trova in una fase di passaggio da tecnologia di nicchia a tecnologia più ampiamente diffusa. Il 42% dei CIO prevede investimenti medio-elevati in questo ambito (strettamente correlato ai Big Data). E’ l’ambito su cui vengono riposte le maggiori aspettative in termini di trasformazione dei modelli di business in logica digitale.
2. Più risorse all’esterno e attenzione alle startup
Per quanto riguarda il ricorso all’outsourcing, si registrerà una crescita nel corso del 2016: il 32% delle aziende prevede infatti un incremento della spesa in servizi di outsourcing. Il cui maggior ricorso riguarderà la gestione delle infrastrutture, la system integration, lo sviluppo software.
Cambia anche l’ecosistema dei partner di riferimento: i Global ICT Vendor continuano a ricoprire un ruolo importante (per il 50% dei CIO) ma sempre più strategici diventano fornitori ICT focalizzati su specifiche aree/tecnologie (73,6%), Digital Agency (55,3%), startup innovative (47,1%), società di consulenza strategica in ambito ICT (29,2%) e provider che non hanno origine nel mondo ICT (21,1%).
3. Il CIO deve co-innovare e avere la capacità di reinventarsi
«In uno scenario di trasformazione digitale come quello a cui stiamo assistendo – ha spiegato Giancarlo Capitani, Presidente di NetConsulting cube – il CIO non ha più soltanto il compito di rendere i processi aziendali sempre più efficienti a costi decrescenti, ha quello di
contribuire alla generazione di revenues e profitti attraverso l’introduzione di innovazioni tecnologiche funzionali al business.
Questo accade se il CIO ha una vision digitale e riesce a trasferirla al suo interno, a partire dal Top Management, se riesce a fare IT in maniera diversa, a collaborare all’interno di team interfunzionali che mettano a fattor comune competenze ed esperienze diverse per co-innovare. In altri termini, un CIO che abbia la capacità di reinventarsi».
Per Enrico Trovati, Responsabile Marketing ICT Solutions & Service Platforms di TIM «la Digital Disruption nelle aziende italiane non è solo un salto tecnologico ma una trasformazione diffusa nei processi e in tutta l’organizzazione. Un percorso che non può limitarsi alla semplice adozione di strumenti più moderni, puntando piuttosto ad un loro sviluppo integrato».