In collaborazione con | ![]() |
Un clic alla volta, nel 2024 gli italiani hanno speso online l’equivalente del PIL di una piccola regione: 58,8 miliardi di euro, secondo i dati dell’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm – School of Management del Politecnico di Milano. L’e-commerce B2C non è più un canale accessorio, ma il motore che traina la crescita dell’economia digitale in Italia e in Europa. A livello continentale, sempre nel 2024, il fatturato dell’e-commerce B2C ha toccato 887 miliardi di euro, in aumento del 3 % su base annua; le stime parlano di un ulteriore +8 % entro dicembre, con un impatto sempre più rilevante sul PIL dei Paesi coinvolti. In Italia oltre 88 000 imprese hanno già attivato un canale di vendita digitale.
In questo scenario, dove l’online è diventato una leva strategica per l’intero sistema-Paese, servono partner capaci di guidare i brand fra algoritmi, marketplace e nuove regole del gioco. È qui che entra in scena Kuiba, agenzia digitale fondata da Marco Barberis per aiutare le aziende a farsi largo in un’arena iper-competitiva in costante evoluzione.
Kuiba affianca realtà di ogni dimensione con un mix di consulenza strategica e tecnologia proprietaria, puntando a un posizionamento ampio e trasversale. Non si limita all’e-commerce: offre supporto su brand identity, ottimizzazione delle schede prodotto e campagne ADV data-driven, gestendo decine di account Seller e Vendor su Amazon.
Il modello “software + servizi” permette di monitorare i KPI in tempo reale e di riallineare i budget senza perdere il controllo. Dal beauty al food, Kuiba costruisce strategie verticali che uniscono storytelling, influencer marketing e contenuti mobile-first per convincere sia l’algoritmo sia il consumatore. Oggi sta integrando previsioni di domanda e supply-chain per evitare stock sbilanciati che penalizzano ranking e marginalità. L’obiettivo finale? Diventare il partner di riferimento per i brand italiani che vogliono scalare Amazon, Miravia e i nuovi canali di retail media.
Ne abbiamo parlato con Marco Barberis per capire come Kuiba stia integrando l’AI — da ChatGPT a Helium 10 — per generare titoli e descrizioni SEO-friendly senza tradire la brand protection. Tra prompt standardizzati, validazione interna e soluzioni semi-proprietarie, la sfida è valorizzare la velocità dell’automazione mantenendo il pieno controllo creativo.

Barberis, come riuscite a integrare i flussi generativi di ChatGPT – per esempio nella scrittura di titoli e descrizioni Amazon – senza compromettere la brand protection, da sempre punto fermo di Kuiba?
Adottiamo un approccio ibrido che combina automazione e supervisione umana. ChatGPT, integrato con Helium 10, genera titoli e descrizioni SEO-friendly, ma sempre entro regole precise: tone of voice coerente, struttura del copy e rispetto rigoroso delle linee guida del brand. Ogni output viene validato internamente e stiamo sviluppando “prompt standardizzati” per ciascun marchio, così da far lavorare GPT all’interno di confini ben definiti. L’obiettivo è sfruttare la velocità dell’AI senza perdere il controllo del messaggio.
Quali criticità avete riscontrato nell’uso di tool esterni rispetto a soluzioni AI proprietarie? E in quali casi conviene scegliere l’una o l’altra?
I tool esterni sono perfetti per scalare rapidamente, ma hanno due limiti: la dipendenza da logiche di terzi – si pensi a cambi improvvisi di pricing o funzionalità – e la scarsa adattabilità a linguaggi di settore o esigenze molto specifiche. Per i flussi più ripetitivi o strategici, come i listing Amazon o la revisione delle creatività ADV, investiamo quindi in soluzioni semi-proprietarie: API esterne, sì, ma con logiche di controllo e ottimizzazione sviluppate in-house. L’AI funziona davvero solo se viene guidata.

Con la crescita di Miravia in Italia e Spagna nei segmenti beauty e food, quali best practice state applicando per replicare – e adattare – il modello Amazon su nuovi canali?
Miravia rappresenta una grande opportunità, soprattutto per i brand emergenti o premium. È una piattaforma più curata sul piano visivo e integrata con contenuti e influencer. Puntiamo su contenuti verticali (video, tutorial, recensioni) con forte focus mobile; usiamo le campagne ADV per fare brand awareness, non solo performance; adattiamo visual e storytelling a un tono più giovane e nativo, molto diverso dallo stile “catalogo” di Amazon. Non si tratta di copiare Amazon, ma di rimodellare il nostro know-how su un ecosistema che premia l’engagement prima ancora della conversione.
State evolvendo verso un modello ADV sempre più dinamico. Come riuscite a bilanciare flessibilità e controllo sui budget?
Abbiamo creato un modello modulare, con budget settimanali che riallochiamo in base a KPI granulari come TACoS e ROAS. Le nostre dashboard proprietarie ci permettono di prevedere il break-even di ogni prodotto, testare strategie creative su cluster specifici e spostare le risorse in tempo quasi reale verso le campagne più performanti. Questa flessibilità è possibile solo grazie a una solida base analitica e a un rapporto molto trasparente con i brand, che ci scelgono anche per la nostra capacità di intervenire in corsa.
Guardando avanti, come intendete integrare l’AI e i dati anche nella logistica per offrire un modello davvero end-to-end?
Il prossimo passo è collegare previsione della domanda e supply-chain per evitare overstock e out-of-stock, che penalizzano anche le performance organiche su Amazon. Stiamo testando un sistema che incrocia vendite organiche e paid, stagionalità e mosse dei competitor per generare alert automatici e forecast. Questi dati verranno poi collegati a logistiche centralizzate e multicanale, in grado di servire Amazon, Miravia e altri marketplace con un unico stock. Il nostro obiettivo è di contribuire a creare un filiera integrata dove l’AI non è soltanto contenuto, ma anche infrastruttura: dai dati, alla creatività, alla logistica.