Ha 23 anni e ha costruito da solo la sua prima cabina self-service per lavare i cani. «Con chiodi, tavole e martello». Così è iniziato tutto. All’inizio ha commesso errori: ha installato le prime cabine in piccoli hotel sul mare, con pochi clienti e ancor meno cani. Ha rischiato di buttare via tutto. Ma non ha mollato. Ora qualcosa comincia a cambiare. Tra due settimane una nuova cabina sarà attiva anche all’aeroporto di Cagliari, in un’area dedicata ai viaggiatori con animali. Dentro: vasca, shampoo, balsamo e phon. Come un vero autolavaggio, ma per cani.

Christian Corvaglia viene da Taurisano, nel Salento. Nel 2022 lavorava a Bari come perito per una startup tech. Un giorno, entrando in un negozio per animali, vede una cabina per l’auto-lavaggio dei cani. E qualcosa scatta. «I miei genitori sono imprenditori. Anche i miei nonni. Ce l’ho nel sangue» racconta. «E poi amo gli animali. Guardando quella cabina ho visto subito sia i limiti, sia le potenzialità».

Le prime docce fredde
Torna a casa con un’idea in testa. Trova chi lo aiuta a disegnarla, prepara un primo prototipo. In pochi mesi costruisce da sé la sua prima cabina self-service per cani. E la mette in strada, anzi nel piazzale davanti all’azienda del padre. Il suo progetto si chiama Shower2Pet: cabine di sei metri, aperte 24 ore su 24, pagamento elettronico. «Sono perfette per chi viaggia col cane, torna dal mare o fa jogging al parco. Ma anche per chi ha un animale con problemi e non può portarlo dal toelettatore» spiega. «E poi c’è chi ha un cane enorme… e lavarlo in casa sarebbe un casino».
L’idea c’è. L’entusiasmo anche. Ma la realtà si fa sentire e arrivano le prime docce fredde. «Dopo la prima cabina ne ho costruite altre tre, installate gratuitamente in piccoli hotel sul mare. L’idea era semplice: io guadagnavo da ogni lavaggio, loro offrivano un servizio in più ai clienti. Ma è stato un flop epico. Pochi clienti, pochi cani, pochi lavaggi. In due intere estati, il fatturato non ha superato qualche centinaio di euro. Le strutture erano troppo piccole: non bastavano per capire se l’idea poteva funzionare davvero».

E così Christian cerca altre strade. «Pensavo a una rete in franchising, a vendere le cabine a campeggi o autolavaggi. Ma niente. Nessuno si fidava. Avevo vent’anni: troppi pochi per essere presi sul serio. Quando sono andato in banca per chiedere un finanziamento, mi hanno risposto che era un’idea troppo innovativa e troppo rischiosa. Ma è questo il punto: l’innovazione è sempre un rischio».
Nonostante tutto, Christian non smette di crederci. Intanto allarga lo sguardo, cerca stimoli altrove. Va a Malta, con il programma Erasmus for Young Entrepreneurs. E oggi è in Islanda, volontario con l’organizzazione WorldWide Friends. Il loro obiettivo è educare le nuove generazioni ad agire contro i cambiamenti climatici. «Io mi occupo della pulizia delle spiagge dalla plastica. L’Islanda è come un imbuto: raccoglie detriti che arrivano da tutta Europa».

Raccogliere dopo la semina
Intanto qualcosa inizia a muoversi. Dopo due anni di tentativi, errori e porte in faccia, arrivano i primi ordini. «Sto raccogliendo quello che ho seminato. Negli ultimi mesi abbiamo installato una cabina in una struttura del gruppo Club del Sole e un’altra per il gruppo Hunan Company. Ma la sorpresa più grande arriva dalla Sardegna: ho venduto una cabina per un aeroporto importante, dove sta nascendo un’area dedicata ai viaggiatori con animali. Fra due settimane sarà lì, visibile a tutti. Un posto di passaggio, ma anche un segno che ce l’abbiamo fatta».

E ora Christian guarda oltre. «Il mio sogno? Installare queste cabine in tutte le grandi città italiane. Mie, gestite direttamente da me. Voglio che chi ha un cane possa lavarlo quando vuole, in modo semplice, comodo». È una piccola storia. Ma è la storia di un ragazzo che non ha mollato. «Sono impaziente. Devo imparare a essere più paziente, ma non troppo… ». E se un giorno vi capiterà di vedere una di quelle cabine, forse vi torneranno in mente Christian, qualche chiodo, due tavole e un martello.