Le ruote dei veicoli di soccorso stentano tra buche e fango: eserciti e Ong sono sempre alla ricerca di soluzioni. Uno studente di design, Piotr Tłuszcz, ventenne di Cracovia, ha creato un rimorchio per trasportare chi resta coinvolto nella guerra voluta da Mosca: «Mancano i mezzi così i feriti finiscono nel bagagliaio»
Trasportare i feriti in ospedale è un problema serio in guerra. Spesso i combattimenti avvengono in zone rurali, boscaglia, lontano comunque dalle strade asfaltate. Per non parlare delle mine, disseminate su porzioni ampie di terreno, come ricorda Vito Alfieri Fontana nel libro Ero l’uomo delle guerra, uscito a settembre. Le ruote dei veicoli stentano tra buche, rami, fango: eserciti e ong sono sempre alla ricerca di soluzioni. Perché un ferito su un rimorchio, in queste condizioni, si sposta a fatica. L’idea per ovviare a una parte dei problemi è venuta a uno studente polacco di design, Piotr Tłuszcz, ventenne di Cracovia. Il giovane ama la progettazione e sin dall’adolescenza si è dedicato a immaginare soluzioni, inizialmente per il soccorso in grotta e fuoristrada. «Devo ammettere che in questo c’entra la passione di famiglia per i viaggi – racconta a StartupItalia –: lunghe settimane off road tra Balcani e Pirenei che erano le nostre vacanze». Ma le immagini del cruento conflitto in Ucraina gli hanno fatto immaginare un impiego diverso per i suoi progetti. Leopoli dista pochi chilometri dal confine con la repubblica di Zelensky, e tra la popolazione polacca (ferocemente antirussa dopo il crollo del Muro di Berlino) è stato forte sin dai primi giorni l’impatto emotivo causato dalla guerra. Anche perché Varsavia e le altre città hanno accolto milioni di sfollati in fuga dai combattimenti. Le strade della capitale si sono da subito tappezzate di manifesti contro l’aggressione di Putin e, insomma, chi ha potuto ha dato una mano.
«Mancano i veicoli specializzati»
«A causa della mancanza di veicoli specializzati per l’evacuazione dei feriti, le unità militari di Kiev utilizzano spesso auto civili non blindate, la cui durata al fronte è molto breve: da tre giorni a tre mesi» riprende il progettista. «A volte i feriti finiscono nel bagagliaio. I fuoristrada, invece, sono più funzionali perché sono in grado di avvicinarsi maggiormente alla linea di combattimento». Chi è stato colpito, racconta, deve anzitutto essere rimosso dalla cosiddetta zona 0 (sulla linea di fuoco), quindi trasportato nella zona 1 per essere sottoposto a cure mediche d’emergenza. A quel punto, se si è fortunati, si arriva in ospedale. La chirurgia di guerra segue procedure molto diverse da quelle canoniche, e si interviene con decisioni drastiche che privilegiano chi ha speranza di farcela; la strumentazione è di fortuna. Gli istanti preziosi. A qualcuno va peggio. In mancanza di veicoli, afferma il polacco, «i feriti vengono addirittura trasportati su una barella dai compagni fino al punto medico più vicino, in cui l’ambulanza può raccoglierli: e spesso impiegano diverse ore per raggiungerlo».
Il rimorchio per i feriti
La soluzione proposta da Tłuszcz si chiama Life Chariot (inglese per «carrozza»). «Si tratta di un rimorchio facile da riparare sul campo che in caso di danni all’auto può essere velocemente fissato a un altro veicolo” dice. L’utilizzo, afferma, aumenta le possibilità di sopravvivenza perché riduce i tempi di evacuazione dalla zona di pericolo. Ergonomia ed equipaggiamento consentono ai medici di somministrare durante il tragitto farmaci e ossigeno, e di effettuare le manovre previste durante la fase di allontanamento.
Il ferito viene disteso al centro, mentre ai due lati c’è posto per i sanitari. Il cassone è sovrastato da una struttura in tubi di metallo che riduce le vibrazioni sui terreni sconnessi, e può essere afferrata dal personale durante la marcia per reggersi. Il tetto prevede alloggiamenti per apparecchiature mediche utili a monitorare i parametri vitali e la possibilità di ospitare una seconda barella. Le sospensioni sono progettate per offrire il maggior comfort possibile in condizioni estreme.
L’idea dalla tesi di laurea
Tłuszcz ha studiato disegno industriale alla Jan Matejko Academy of Fine Arts di Cracovia. L’idea nasce dalla tesi di laurea, per cui il giovane aveva progettato un rimorchio in grado di facilitare i soccorsi prestati a speleologi e rocciatori. Il concept gli valse la finale del premio per i giovani designer dell’associazione polacca di settore nel 2020; la guerra in Ucraina lo spinse a progettare una versione adatta ai campi di battaglia. Due rimorchi, spiega, sono già stati mandati sul campo. «La raccolta di riscontri da parte di soldati, medici e corrispondenti di guerra si è rivelata preziosa per migliorare il prototipo» dice: «per esempio, abbiamo aggiunto protezioni contro il fango e reso regolabile la barra di aggancio, in maniera da poterla riaccoppiare velocemente se il veicolo trainante si affossa». Il giovane polacco si è avvalso di un modello in realtà virtuale in scala 1:1 per concentrarsi sull’ergonomia. Un progetto, il suo, forse non rivoluzionario, ma che risolve un problema concreto, e per questo è piaciuto alla giuria del premio James Dyson award 2023 nella sezione dedicata alle idee utili sul fronte umanitario. Il designer ha fondato assieme al padre una società per commercializzare il veicolo, che costerà attorno ai ventimila euro e prevede una versione civile. Perché la guerra, prima o poi, finirà.