A Firenze fanno il loro debutto le nuove leve del programma di accelerazione di Nana Bianca, Fondazione CR Firenze e Fondazione per la ricerca e innovazione dell’Università di Firenze. Dal turismo all’arte, passando dal gioco di ruolo e la green tech, ecco chi sono le prescelte
C’è chi punta a ripulire dalla plastica l’acqua dei fiumi. Chi vuole cambiare come guardiamo all’arte. Poi c’è chi vuole scovare i nuovi talenti nascosti della cinematografia e chi vuole contrastare le fake news che circolano sempre più spesso sui social. Sono 9 (+1) le nuove startup selezionate nel quinto batch di Hubble, il programma di venture building di Nana Bianca, Fondazione CR Firenze e Fondazione per la ricerca e innovazione dell’Università di Firenze, e sono state svelate al pubblico a Firenze in uno dei luoghi più belli della città: a Villa Bardini c’erano i founder di queste nuove realtà, insieme ai componenti delle altre startup che si sono succedute dal 2017 in avanti.
L’obiettivo resta lo stesso dell’esordio: scovare i migliori progetti in circolazione che abbiano l’opportunità di ottenere un impatto rilevante sul mercato digitale dei rispettivi verticali. Per farlo, il programma accoglie due tipologie di imprenditori: quelli in fase early stage, che vengono accompagnati verso la definizione del modello di business e poi verso il mercato, così come quelli più avanti nello sviluppo del prodotto che necessitano di supporto per irrobustire la propria struttura o per acquisire competenze di cui al momento sono carenti. Qui si inserisce il lavoro di Hubble che, come ha ricordato il professor Andrea Arnone dell’Università di Firenze, nonché presidente Fondazione per la ricerca e innovazione dell’Università di Firenze, “Offre strumenti che di solito mancano alla startup, anche finanziari: ma non spaventatevi per il cambiamento, è funzionale al processo di crescita”.
E-learning, km-zero e viaggi
Sono ormai 10 le startup che vengono ospitate da ogni batch del programma Hubble: a loro viene offerta la possibilità di seguire un programma intensivo di 5 mesi di quello che viene definito “venture building”, e che è qualcosa di più di un programma di accelerazione tradizionale. Al termine del processo, infatti, la startup può accedere a un finanziamento di 50.000 euro che punta a contribuire in modo decisivo al raggiungimento dell’obiettivo fissato.
Tra le startup selezionate quest’anno c’è Schoolr, che lavora sul mercato education con una piattaforma dove 500 tutor selezionati offrono servizi di e-learning tramite video-call e scambio di file. Foodplant invece è un e-commerce per i prodotti agricoli a chilometro zero: ma con un occhio di riguardo alle esigenze dei produttori, con una gestione integrata dell’offerta rispetto alla disponibilità in magazzino che è poi ovviamente anche legata alla stagionalità. Wanderoo, poi, è una piattaforma che si occupa di un verticale in fermento: quello dei travel influencer, una tendenza che pare essere destinata a restare sulla cresta dell’onda ancora a lungo.
Al cinema e alla ricerca di una casa nuova
Cinescouter è frutto di una riflessione sulla storia personale di JK Rowling: la creatrice di Harry Potter ha dovuto attendere anni prima della consacrazione, e con la piattaforma sviluppata per il cinema si punta a offrire a molti l’opportunità di superare lo scoglio della prima pubblicazione. Le idee più votate possono essere sviluppate da sceneggiatori professionisti, e in base ai dati raccolti essere proposte ai produttori giusti per cercare di trasformarle in un film: tutto grazie alla community che Cinescouter sta costruendo.
Nel caso di Roomless si insiste su un mercato maturo, come quello degli affitti, puntando però sulla tecnologia: che permette di fissare appuntamenti per effettuare visite in presenza o virtuali, così da accelerare il processo di locazione anche se il futuro inquilino si trova a distanza (per esempio se è uno studente che si accinge a trasferirsi in una nuova città). Nel caso di RoleEver si parla invece di giochi di ruolo: un’app al cui interno formare gilde e portare avanti campagne, per esempio scegliendo un grande classico come Dungeons&Dragons, e in cui la monetizzazione avviene anche attraverso un marketplace interno.
Al gruppo si unisce anche un “+1”: Circular Wool è la startup scelta da Get it!, iniziativa di Fondazione Social Venture Giordano dell’Amore e di Cariplo Factory che ha stretto una partnership con Hubble, dopo la conclusione di Call For impact che si è occupata di selezione proprio nell’ambito della sostenibilità. In particolare Circular Wool ha una forte vocazione legata al territorio toscano, luogo di elezione di Hubble, visto che punta a individuare un nuovo processo creativo e produttivo per l’impiego a livello industriale della lana rustica – un prodotto oggi poco valorizzato.
Arte, fake news e fiumi puliti
Un approccio non-ortodosso quello di TalDeg al mondo dell’arte: collocare opere d’arte moderna in ambienti alternativi, come un bed&breakfast o un negozio. Un luogo di passaggio che può avvicinare potenziali clienti all’acquisto dell’opera, e che costituisce un valore aggiunto in più per chi offre ospitalità e può costituire una leva di marketing per aumentare le presenze: i primi test svolti a Bologna e Milano hanno fornito risultati molto incoraggianti.
Fakebuster è la creatura di Filippo ed Emiliano, rispettivamente 19 e 20 anni: sono i più giovani partecipanti di sempre del programma Hubble, appena usciti dalla scuola superiore, e vogliono sfruttare approcci tradizionali con blacklist e whitelist, così come l’intelligenza artificiale, per creare un meccanismo di valutazione dell’attendibilità di un articolo giornalistico in base all’autore, alla testata su cui è pubblicato, sia che sia online che offline (i vecchi giornali di carta, insomma).
Ultimo in questo nostro racconto è il nutrito gruppo di Blue Eco Line: un progetto ambizioso che punta a ridurre la quantità di plastica che inquina le acque dei nostri fiumi e che finiscono per riversarsi in mare. Un progetto ambizioso perché estremamente complesso: la realizzazione di un sistema di filtraggio delle acque che non impedisca la navigazione filiale è di per sé una sfida, così come l’integrazione della raccolta con i processi di smaltimento già esistenti in tutte le città in cui è attiva la raccolta differenziata. Ma, ne sono convinti numeri alla mano i founder, se questa tecnologia si affermerà si potrà contribuire in modo decisivo alla riduzione dell’inquinamento idrico.