L’intervista al Ceo Giorgio Ennas. La startup è attiva in vari settori, dall’industriale a quello sanitario. «Abbiamo l’opportunità di migliorare la vita delle persone»
«Stiamo lavorando a soluzioni innovative basate sul riconoscimento oculare a distanza, capaci di innovare l’esperienza della persona rendendola sicura, facile e sostenibile». Per raccontarci l’azienda che guida, Biomeye, il Ceo Giorgio Ennas è partito citando un film che ha in parte ispirato il lavoro della deeptech in fase early: Minority Report, con la regia di Steven Spielberg, mette in scena un futuro distopico alla Philip K. Dick, in cui gli occhi di tutti sono la porta d’accesso del Potere nella vita e nella privacy di chiunque. Restando però sul terreno cinematografico, questo non è certamente il lato oscuro a cui ambisce l’azienda innovativa fondata nel 2022. «Proponiamo soluzioni assolutamente trasparenti, nel rispetto della privacy. Abbiamo l’opportunità di migliorare la vita delle persone». Come? Tutto parte dagli occhi.
Il percorso di Biomeye
Biomeye è stata ammessa al programma di incubazione promosso da dpixel, Venture Incubator del gruppo Sella; sta attualmente svolgendo un percorso di incubazione presso ComoNExT – Innovation Hub (incubatore certificato con sede in provincia di Como) ed è attiva anche a Bologna e a Cagliari, dove peraltro ha sviluppato una collaborazione con l’università. «Siamo esperti nel rilevamento biometrico senza contatto, in particolare nel riconoscimento oculare a distanza. Utilizziamo questa tecnologia per identificare gli utenti, gestire accessi, effettuare pagamenti, valutare l’attenzione, tracciare i movimenti oculari ed effettuare screening a distanza». Al momento le soluzioni della startup sono in fase di sviluppo con un programma di preordine previsto dopo l’estate. «La nostra tecnologia combina hardware, software e intelligenza artificiale per creare modelli di riconoscimento oculari altamente affidabili».
I verticali
Sono tre i settori in cui il team sta lavorando per vari applicativi: industriale, sanitario e ospitalità alberghiera/turistica. «Con il nostro sistema è possibile ottenere un elevato livello di sicurezza agli accessi che permette di contrastare furti industriali e di identità. Ed è possibile integrarlo nei macchinari e nelle applicazioni industriali 4.0 per garantire la sicurezza del personale attraverso la rilevazione di segni di stanchezza o distrazione che possono causare incidenti. Inoltre, rende sicuro l’accesso a veicoli o aree prevenendo intrusioni e proteggendo beni, dati sensibili, processi produttivi e segreti industriali».
Gli occhi, lo sappiamo tutti, tradiscono emozioni, stati d’animo. Una tecnologia in grado di monitorarli nel rispetto della privacy può proteggere un’azienda nelle fasi più delicate. C’è poi l’ambito sanitario dove Biomeye è attiva. «La nostra tecnologia può essere usata per lo screening a distanza non invasivo, anche su soggetti particolarmente delicati o fragili. Consente di valutare l’esposizione ad alcune patologie e monitorare le condizioni cognitive dei pazienti in riabilitazione. Ed è adatta anche per la telemedicina e può essere utilizzata in sala operatoria».
La terza parte B2B dell’offerta della startup ha a che vedere sempre con la sicurezza, ma in ambito turistico. «I destinatari delle soluzioni in questo campo sono strutture ricettive, resort, navi da crociera o yacht e parchi divertimento, dove il riconoscimento oculare può essere utilizzato per gestire accessi e servizi di ospitalità. Riteniamo che la nostra tecnologia possa essere utile anche per venire incontro ai bisogni specifici della ‘silver economy’, un’economia legata alla terza età sempre più attiva».
Tecnologie di questo tipo vanno inevitabilmente a inserirsi nel dibattito globale sull’intelligenza artificiale. Da quando OpenAI ha reso disponibile ChatGPT nell’autunno 2022 ogni competitor di Microsoft (che nell’azienda di Sam Altman ha investito 10 miliardi) ha preso le contromisure. Nel frattempo l’Unione Europea ha avviato una corsa contro il tempo per approvare l’AI act.