Massimo Luise è un grande appassionato di archivistica e beni culturali, al punto che vuole proteggerli a tutti i costi. “A tutti i costi” per lui significa da qualsiasi tipo di intemperie: rischio di alluvione, di incendio, di terremoto. «Ho sempre guardato questo settore con attenzione, spostandomi tra archivi, biblioteche, musei, e ne ho subito sempre il fascino – racconta Massimo a StartupItalia – Finché un giorno mi sono detto: “Cosa posso fare per proteggere il grandissimo patrimonio storico e culturale che abbiamo in Italia?“. La mia idea era legata al concetto di “cassaforte“, volevo coniare qualcosa in cui libri, quadri, pergamene e documenti preziosi potessero essere custoditi al meglio. Qualcosa che li potesse conservare perfettamente». E dopo anni di studi, a Ferrara, è nata Makros, startup innovativa che fa esattamente questo: tiene al sicuro quel patrimonio raro che, altrimenti, non potrebbe conservarsi al meglio. A raccontarci come funziona e quali sviluppi potrebbe avere il progetto è proprio Massimo, oggi CEO della startup, per il nostro nuovo appuntamento con Viaggio in Italia.

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Come funzionano le casseforti di Makros?
«Normalmente, le casseforti pensate per questo tipo di beni, tolgono ossigeno e presentano alcuni effetti collaterali per il patrimonio che conservano. Partendo da questo presupposto, tra il 2010 e il 2011 mi sono messo a studiare una soluzione che non danneggiasse in alcun modo le opere, fino a quando sono riuscito a trovare un produttore di scaffalature a Torino che ha creduto nella mia idea, mi ha supportato e aiutato a costruire dei box pensati per proteggere questi beni dal fuoco. Abbiamo fatto un test su un campione, superato! Il contenuto è sopravvissuto al fuoco, intatto». Inizia così l’avventura di Makros, appena alle porte di Ferrara, nell’incubatore Sipro, dove Massimo, a 50 anni, non solo ha avuto l’opportunità di consolidare la propria idea, ma anche di costruire il business model attorno al quale oggi gira la startup. «Quando ho capito che il mio progetto avrebbe potuto funzionare, ho scritto il brevetto, che mi è poi stato concesso. Dopo ho iniziato un iter alla ricerca di professionisti che collaborassero con me. Così quell’idea è diventata un’impresa con base a Ferrara, progettazione dei sistemi a Forlì e studio al Politecnico di Milano. E oggi di brevetti ne contiamo 7».

Anche se parte del lavoro di Massimo viene svolto fuori da Ferrara, l’headquarter resta dove questo progetto è nato: «L’incubatore Sipro è, per noi, strategico, perchè ci ha permesso di allargarci non solo come team ma anche come idee e progettazioni. Oggi collaboriamo anche con diverse aziende che realizzano per noi i manufatti, coinvolgendo nel nostro network circa 150 persone. Inoltre, alla nostra prima cassaforte abbiamo aggiunto altre protezioni: una contro i terremoti, che permette di tenere questi patrimoni ben saldi e fermi nel contenitore, una dal degrado da funghi, che abbiamo realizzato grazie al contributo prezioso di biologi e matematici che ci hanno permesso di predire l’insorgenza fungina su pergamene, quadri e semplici documenti, e una dalle alluvioni». Ma l’innovazione di Makros non finisce qui.

A chi serve Makros?
«Abbiamo anche inventato un contenitore intelligente che ci suggerisce i rimedi da poter adottare a favore della conservazione – racconta il CEO della startup innovativa – Dobbiamo, infatti, tenere presente che gli incendi, così come le alluvioni sono eventi accidentali, ma come fare per proteggere i documenti a lungo? Per rispondere a questa domanda abbiamo brevettato un sistema con algoritmi e sensori che combina insieme tutti i tipi di protezione pensati ed è, quindi, efficace contro gli incendi, le alluvioni, i terremoti e i funghi».

Tra clienti di Makros non ci sono soltanto gli enti pubblici, che hanno bisogno di conservare al meglio i documenti di archivio, o i complessi museali, ma anche privati di grandi dimensioni, come spiega Massimo: «Hanno fatto richiesta delle nostre casseforti l’Archivio Centrale dello Stato, a Roma, ma anche il Politecnico Torino, l’Università La Sapienza, fino al polo bibliotecario di Rami Barrack a Istanbul, e non solo. Anche aziende farmaceutiche e famiglie che vogliono conservare da semplici documenti a quadri fino a suppellettili. Si tenga anche presente che i nostri prodotti possono servire pure quando si devono trasferire oggetti preziosi da un posto all’altro: non solo quadri, ma tutti quei beni che devono poter essere trasportati in assoluta protezione e senza subire alcuno shock per la propria conservazione». Makros ha anche collaborato con il CNR: «Con il Centro di Ricerca, abbiamo portato avanti una soluzione per lo studio di materiali, come gli oli essenziali, che possono fungere da deterrenti delle muffe, e abbiamo fornito a questi enti di ricerca dei campioni, oltre a contenitori e sensori che sono utili, appunto, per i loro studi. Avere una collaborazione con un comitato scientifico è per noi fondamentale perché ci garantisce la messa a punto di soluzioni efficaci. E anche se un esperimento va male, quel test può aiutare altri nella ricerca».
Makros alla ricerca dei mercati
Massimo ha già presentato le sue casseforti in giro per il mondo. «Abbiamo notato un grande interesse, soprattutto da parte di USA, Francia, Spagna e Polonia, ma le nostre casseforti sono arrivate anche in Turchia e Azarbaigian. Siamo coscienti del fatto che ci sia ancora tanto da fare, soprattutto all’estero, ma non ci scoraggiamo», racconta il CEO, ripensando a quando tutto è cominciato: «Ricordo l’inizio di questa avventura con molta ansia, soprattutto nel gestire tutte le varie anime del progetto: ero da solo e mi dovevo occupare della parte burocratica, tecnica, commerciale, di certificazione. Non è stato per niente semplice, ma ci sono riuscito e, nonostante i tanti momenti di scoraggiamento, eccoci qua. Credo che la tenacia sia un valore importante, così come farsi aiutare e capire l’efficacia delle connessioni: per una startup sono aspetti fondamentali». Prima di buttarsi a capofitto su Makros, Massimo ha fatto altri lavori: «Lavoravo prima nella logistica, poi in aziende che si occupavano di scaffalature e sistemi di archivio. A 50 anni mi sono inventato un nuovo lavoro, quello del “perito esperto in sistemi di archiviazione“, una carica che sino a pochi anni fa non esisteva».

Oggi Makros nel team conta 10 persone, ma non ha assolutamente intenzione di fermarsi: «Siamo fieri e orgogliosi di aver fatto crescere la nostra attività a Ferrara, dove siamo nati, adesso vogliamo proporre alcune idee al territorio e metterle in pratica. Il nostro desiderio è, infatti, anche quello di aiutare le aziende locali con la produzione dei componenti che ci servono per le nostre casseforti a chilometro zero». E anche in termini di fatturato, Massimo crede che non potrà che andare sempre meglio: «Oggi quello che guadagniamo dalle vendite, lo mettiamo nella ricerca e sviluppo. Siamo passati da 720mila euro, quando ero da solo, a raccontare di un’escalation: nel 2023 abbiamo avuto circa 4 milioni di euro di fatturato, che sono arrivati a 5 milioni l’anno scorso. Nel 2025 ci aspettiamo di superare questo target. Il trend è in crescita, e le basi per farlo crescere ancora di più ci sono tutte».