La startup, nata nel 2015 dall’idea di Billy Berlusconi, è la prima realtà italiana in grado di realizzare copie 3D virtuali delle persone fisiche e ha da poco siglato una partnership con l’Istituto Marangoni di Milano per sperimentare soluzioni sostenibili nel settore della moda
Un perfetto alter ego digitale. La nuova vita virtuale ha inizio entrando in The Gate, la cabina realizzata dalla startup Igoodi per la scansione automatizzata della persona. Decine di telecamere, software per la rilevazione visiva e l’utilizzo della fotogrammetria consentono di costruire il proprio avatar 3D in pochi secondi. L’obiettivo dell’azienda, con sede principale a Milano e uffici anche Genova, è offrire uno strumento tecnologico in grado di sostituire la presenza fisica in vari contesti. Non a caso, spiega Billy Berlusconi, cofondatore e ceo della società, a StartupItalia, “nella sua dimensione di avatar company, Igoodi si posiziona come attore centrale verso una vasta gamma di mercati”. Dalla moda allo sport, dal sociale, fino alla salute, all’intrattenimento e al B2b.
Caratteristica centrale degli avatar di Igoodi, creati negli showroom di Milano e Torino, è l’impiego dello smart body, un dataset che racchiude una serie di indicazioni, come le misure del corpo, le relative taglie e l’indice di massa corporea. Attraverso queste informazioni, la personalità virtuale può aiutare le aziende a migliorare i propri servizi digitali. Perfezionare l’e-commerce di un brand di abbigliamento, offrire a personal trainer e nutrizionisti tutti i dati utili per la realizzazione di un programma individuale da remoto o stampare tutori 3D in base alle misure dei pazienti di un reparto ortopedico.
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StartupItalia: Igoodi nasce nel 2015. Da dove arriva l’idea alla base del progetto?
Billy Berlusconi: «L’intuizione è stata quella di comprendere che, per avvantaggiarsi appieno della tecnologia e delle opportunità offerte dal mondo digitale in continua espansione, diventa necessario concentrarsi su un elemento centrale alle attività umane e dal quale originano la maggior parte dei nostri bisogni: il nostro corpo. Sin dai primi passi di Igoodi, ci si è dunque focalizzati sul portare la dimensione fisica individuale all’interno del mondo digitale, con l’obiettivo di sviluppare i servizi a valore aggiunto che ruotano intorno a essa. E così facendo, riuscire a semplificare la vita reale delle persone».
SI: Quanto è cresciuto il vostro team nel corso del tempo?
BB: «Oggi siamo circa una ventina di persone. Più, ovviamente, i nostri avatar. Manteniamo l’headquarter a Milano, ma abbiamo una sede anche a Genova».
SI: Dal punto di vista finanziario, in un settore innovativo e poco conosciuto, quali sono state le vostre scelte finora?
BB: «Abbiamo sempre preferito andare avanti con le nostre forze e oggi siamo pronti per abilitare gli sviluppi di questo nuovo e particolare mercato. Ci troviamo in una fase di early stage avanzata, in cui puntiamo a consolidare l’innovazione prima di concentrarci sul fatturato».
SI: Essere pionieri implica anche saper fare le cose diversamente.
BB: «Essere la prima avatar company italiana è motivo di soddisfazione per tutta Igoodi. La cosa che ci fa più piacere è il riconoscimento che i nostri avatar stanno ricevendo un po’ dappertutto, anche all’estero, in mercati tecnologicamente molto competitivi. È un primato italiano che siamo orgogliosi di rappresentare».
Tutte le applicazioni degli avatar e delle nuove tecnologie
SI: Gaming, arte, moda, sanità e molto altro. Tecnologia blockchain e nft stanno trovando diversi campi di utilizzo. Quali sono per Igoodi gli ambiti con maggiori potenzialità per il futuro?
BB: «Lo sviluppo del sistema digitale comprenderà tutti questi settori, ma al momento procede con velocità differenziate a seconda del campo di cui si parla. Il mondo gaming è già da tempo impostato su una logica immersiva “metaversiale”, mentre l’arte, grazie al fenomeno nft, ha creato da zero un business sostanzialmente nuovo. Il mondo del fashion sta a sua volta accelerando nella ricerca di soluzioni innovative e sostenibili in campo ambientale, e anche nel settore medicale si assiste a sviluppi significativi in tema di telemedicina e servizi al paziente. Segnali evolutivi importanti vengono inoltre dal mondo sport e wellness, che in seguito alla pandemia ha modificato alcune delle sue abitudini, verso una virtualizzazione dei servizi. Nella sua dimensione di avatar company, Igoodi si posiziona come player centrale verso tutti questi mercati».
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SI: A proposito di moda, come hanno fatto anche diversi marchi, avete realizzato una sfilata con gli avatar. Il futuro del settore passa anche da idee e aziende come la vostra?
BB: «Il virtuale è il paradigma emergente all’interno del mondo fashion a livello globale. Coinvolge tutti i brand, dai più grandi ai più piccoli, ed è in grado di abilitare funzionalità diverse. Nuove opportunità di modelli produttivi a basso impatto ambientale, shopping online altamente personalizzato e modalità innovative e immersive di consumer engagement. In questa prospettiva, il corpo digitale Igoodi misurato e misurabile, ossia avatar e smart body, costituisce un elemento centrale del processo. Non a caso abbiamo recentemente avviato una partnership con l’Istituto Marangoni per cercare e sperimentare nuovi modelli e soluzioni per un sistema fashion più performante e sostenibile».
SI: Eppure, le nuove frontiere del digitale nascondono spesso delle insidie con cui bisogna convivere. Basti pensare all’andamento del mercato nft nell’ultimo anno.
BB: «Il mercato nft ha subito uno sviluppo amplificato, tipico dei fenomeni che all’improvviso diventano di moda. La condizione di hype, come succede in casi del genere, ne ha esagerato il valore percepito. Oggi quel mercato si sta semplicemente normalizzando. Non è la prima volta che si genera un andamento analogo a fronte di innovazioni. Nella gestione di fenomeni del genere è importante capire in quale punto della curva temporale ci si trova, se in una fase di hype o consolidamento, e comportarsi di conseguenza».