Google ha speso 2,7 miliardi di dollari per farlo tornare con sé. Proprio quella stessa azienda che Noam Shazeer, un genio nel settore dell’intelligenza artificiale, aveva lasciato nel 2021 dopo il rifiuto del lancio di un chatbot da lui sviluppato. Uno “smacco” che Shazeer non accettò e preferì fondarne una sua di realtà. Ma chi è davvero questo talento oggi così corteggiato a Mountain View?
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Chi è Noam Shazeer?
Coautore di una ricerca fondamentale che ha dato il via al boom dell’AI, Noam Shazeer, oggi 48enne, era entrato in Google nel 2000, fra le prime centinaia di dipendenti. Il suo primo progetto importante fu la costruzione di un sistema per migliorare la funzione di correzione ortografica del motore di ricerca. Poco dopo, chiese all’allora amministratore delegato Eric Schmidt di poter accedere a migliaia di chip per computer. Nella sua idea, avrebbe raggiunto risultati importanti in tempi record, ma i primi sforzi fallirono. Schmidt, però, si convinse che Shazeer aveva le carte in regola per costruire un’intelligenza artificiale all’altezza di un umano. Così, nel 2017, assieme ad altri sette ricercatori di Google, pubblicò un documento intitolato «Attention is All You Need» (L’attenzione è tutto ciò che serve), che illustrava un sistema informatico in grado di prevedere in modo affidabile la parola successiva in una sequenza quando interrogato dagli esseri umani. Questo lavoro è diventato la base della tecnologia dell’AI generativa.
Il primo chatbot progettato da Noam Shazeer
Il talento aveva collaborato con un collega di Google, Daniel De Freitas, per costruire un chatbot inizialmente chiamato Meena, ma Big G si rifiutò di rendere pubblico il chatbot, adducendo preoccupazioni alla sicurezza. Shazeer e De Freitas, così, nel 2021 si sono licenziati per lanciare la startup Character.AI. Nel 2022 quella realtà incassò 150 milioni di dollari in un round di investimento, raggiungendo una valutazione di 1 miliardo di dollari. Shazeer e il suo team speravano che le persone avrebbero pagato per interagire con un chatbot, ma così non fu. Come altre startup di intelligenza artificiale che cercano di competere con giganti come OpenAI e Microsoft, anche Character ha faticato a coprire gli alti costi di sviluppo della sua tecnologia, prima di avere una solida fonte di entrate.
Da Character.AI al ritorno in Google
Shazeer ha cercato di ottenere ulteriori fondi per Character all’inizio di quest’anno e ha sondato potenziali acquirenti tra cui Meta Platforms. Il mese scorso, ha annunciato l’accordo con Alphabet. Oggi Google ha staccato a Character un assegno di circa 2,7 miliardi di dollari. Il motivo ufficiale del pagamento è la licenza per la tecnologia di Character. E Shazeer ha accettato di tornare in Google. Oltre al compenso di Shazeer, il pagamento di Big G è stato utilizzato per acquistare azioni dagli investitori e dai dipendenti di Character e per finanziare il proseguimento delle attività della startup – esclusi Shazeer, De Freitas e circa 30 dei loro colleghi che si sono uniti a Google. «Noam è chiaramente una grande persona in questo campo – ha dichiarato Christopher Manning, direttore dello Stanford Artificial Intelligence Laboratory – Ma sarà davvero 20 volte più bravo di altri?».
Cosa fa oggi Noam Shazeer?
Ora Shazeer è una delle tre persone a capo degli sforzi di Google nella realizzazione della prossima versione di Gemini. Ed è, appunto, tornato a lavorare in Google con il titolo di vicepresidente. Il cofondatore di Google, Sergey Brin, che ha svolto un ruolo chiave nell’accordo per il ritorno di Shazeer, ha dichiarato in una recente conferenza che in precedenza l’azienda era troppo timida nell’implementazione delle applicazioni di intelligenza artificiale. Ora, ha detto, Google sta sviluppando e lanciando la tecnologia AI il più velocemente possibile. «Noam, tra l’altro, è tornato in Google, il che è fantastico», ha aggiunto.