Intervista a Daniele Franzella, 35 anni di Palermo, vincitore del premio FAM giovani per le arti visive. Ci parla del rapporto scuola – arte
“L’arte, per i ragazzi, sta acquistando un fascino sempre maggiore proprio grazie ai nuovi strumenti che le tecnologie mettono a disposizione per poterla fruire”. Daniele Franzella è uno tra gli scultori italiani più promettenti. Trentacinque anni, di Palermo, ha appena vinto il premio FAM giovani per le arti visive, con un gruppo scultoreo in terracotta policroma dal titolo “Qualcuno non sia solo” ispirata alle atmosfere malinconiche che ruotano intorno a una immaginaria compagnia circense di fine secolo. Nel 2013 Franzella, nell’ambito del Talent Prize, ha vinto il premio Speciale AXA in Italia dedicato ai giovani artisti, in linea con l’impegno del Gruppo in favore dell’arte e del talento. La sua scultura che rappresenta due figure senza testa con il megafono in mano, troneggia nella reception del Palazzo di AXA, in Corso Como 17.
“Sono cresciuto in una famiglia di artigiani, immerso nell’atmosfera del laboratorio – racconta Franzella – fin da piccolo sono entrato in contatto con materiali come l’argilla, la terracotta. Ho subito studiato i colori e gli strumenti che utilizzo tutt’ora nelle mie opere. Dopo le medie ho scelto il liceo artistico e poi l’accademia delle belle arti di Palermo. È stato un percorso lungo ma necessario per prendere consapevolezza delle proprie capacità. Per trasformare l’istinto in arte”.
La formazione scolastica e accademica, per un artista come Franzella è stata fondamentale. “Gli anni accademici sono stati molto importanti. Ho cominciato a consolidare le mie consapevolezze all’interno del corso di scultura. Lì ho capito che cosa significa lavorare con rigore e a ridimensionare il valore della tecnica a vantaggio degli intenti espressivi”.
Ora Daniele è professore in quella stessa accademia dove ha studiato e ogni giorno cerca di trasmettere ai suoi studenti l’amore per l’arte in tutte le sue forme. “Il docente ha il compito importante di cercare di cogliere il talento in ogni alunno. Comprendere il suo valore e tirare fuori la sua vocazione, il suo interesse”. “Non credo però che l’artista debba considerarsi un essere diverso dagli altri. Come tutti i docenti deve impegnarsi e non pensare di avere una visione più pura dell’uomo”.
Che cosa pensa della riforma della scuola?
Io credo che sia fondamentale, nei licei artistici, ripristinare tutte le ore di laboratorio. Rispetto a quando andavo io a scuola, ora i ragazzi vanno meno nei laboratori e questo è gravissimo. E’ proprio lì che i ragazzi entrano in contatto con i materiali e cominciano ad utilizzare strumenti specifici. D’altra parte anche nelle scuole non di indirizzo artistico bisognerebbe prevedere più ore di storia dell’arte. Vedrei di buon occhio, per esempio, un corso di artigianato anche nei licei e negli istituti professionali.
La scuola e la cultura sono centrali anche nelle sue ultime opere. A che cosa sta lavorando al momento?
Attualmente sto lavorando a un progetto per AXA relativo alla sua campagna sulla protezione. Ho accettato subito anche perché il tema è molto affascinante e allo stesso tempo complesso. Mi sono concentrato su un particolare aspetto delle protezione ossia quello legato alla cultura e in particolare alla lettura. Credo infatti che tra le prime cose da proteggere ci siano libri perché attraverso i libri passa tutto il sapere. Proprio per questo rappresenterò una libreria, ma completamente diversa da quelle tradizionali, sarà una libreria spogliata, muta.
Non crede però che il libro possa essere presto soppiantato da nuovi strumenti tecnologici come e-book e tablet?
La mia opera non si pone in contrasto con la tecnologia. Credo nelle diverse forme del sapere. E nei diversi modi di trasmissione del sapere. Anche se cambiano i modi di fruirla, l’arte rimane qualcosa di estremamente potente. Sono convinto anzi che l’interesse degli studenti nei confronti delle materie artistiche e umanistiche non possa che crescere in futuro e questo anche grazie a nuovi strumenti tecnologici.