Abbiamo intervistato la Ceo
Fare politica costa. Vale a tutti i livelli: quando si corre per diventare il presidente degli Stati Uniti, quando si vuole sedere all’Europarlamento, quando non si è mai fatto politica e c’è la voglia di mettersi in gioco come consigliere nel proprio comune di 20mila abitanti. Per raccogliere fondi bisogna rispettare determinate regole e seguire un processo burocratico che, almeno in Italia, ha ancora poco di digitale. «Politically è la piattaforma che punta a rendere digitale e trasparente la raccolta fondi durante le campagne elettorali». Elisa Serafini, Ceo e Cofounder dell’omomina startup (qui il sito ufficiale politic-ally.it), ha spiegato a StartupItalia il percorso che l’ha portata alla sua proposta di business. Ex assessore comunale a Genova (dove era responsabile di Cultura, Politiche Giovanili e Marketing territoriale), ha passato gli ultimi dieci anni nel mondo delle tech company. Esperienze in Uber e Glovo le hanno trasmesso le competenze per pensare e lanciare un’idea di impresa. Ecco Politically spiegata dalla Ceo Serafini.
«In queste multinazionali ho appreso i concetti di replicabilità e scalabilità e mi sono confrontata con le procedure del mondo dell’innovazione. Anche dopo l’esperienza a Genova ho sempre continuato a occuparmi di politica e attivismo». Due strade differenti, senz’altro, ma che nell’epoca dei social network hanno da tempo un terreno di confronto. «Credo che la tecnologia sia lo strumento più potente per rafforzare le democrazie. E uno dei primi passi per farlo è favorire la trasparenza».
Politically: come funziona
Andiamo dunque a vedere come si presenterà Politically che, stando a quanto ci ha detto Serafini, dovrebbe andare online per i singoli candidati (non ancora per i partiti) entro fine marzo, proprio alla vigilia delle prossime amministrative. Il suo modello di business sta nell’applicare una fee sulle cifre donate. «Una volta che il candidato apre il profilo, chiunque voglia effettuare una donazione saprà chi è il mandatario e avrà la possibilità di erogare i contributi tramite carta di credito o bonifico». Per chi non conoscesse le norme specifiche basti sapere questo: per legge, tutte le volte che un candidato punta a raccogliere fondi, fosse anche un singolo euro al banchetto, deve nominare un mandatario elettorale. Si tratta della figura che mette la firma sul conto della campagna elettorale, ed è l’unico titolato a operare su di esso.
«Con Politically – ha aggiunto Serafini – forniamo un documento di rendicontazione, anche quello obbligatorio per legge. Alla fine della campagna elettorale, tutti i candidati eletti che hanno raccolto fondi devono depositare le rendicontazioni in comune». Procedure che, negli intenti del legislatore, vogliono favorire la trasparenza nei confronti degli elettori, ma che per alcuni candidati possono diventare ostacoli non da poco senza l’aiuto del digitale. «Quando mi ero candidata non avevo alcuno strumento web. Tra le difficoltà ricordo l’aprire e il gestire il conto corrente dedicato per la campagna elettorale».
Tra i modelli esteri già avviati a cui Serafini si è ispirata per lanciare Politically c’è Crowdpac, piattaforma di crowdfunding statunitense verticale sulla politica. Oltreoceano i modelli di campagne elettorali hanno sempre fatto da apripista, tanto che l’utilizzo massiccio dei social all’epoca di Obama è stato poi copiato ovunque nel mondo. Attiva nel corso degli anni come consulente per alcuni candidati politici, Serafini ci ha fornito poi un’idea delle somme spese a seconda delle città e del ruolo per cui si corre. «A Milano chi punta a diventare consigliere ha bisogno di una somma che va dai 20 ai 50mila euro; a Genova un candidato sindaco ha bisogno di quasi mezzo milione; se si vuole correre per il Senato il singolo ha necessità di 200mila euro; per le Europee dai 300 ai 400mila euro».
Cifre importanti ma che, ancora una volta, confermano una verità che in molti faticano ad accettare: fare politica costa. «Lavoriamo perché le persone che non possono permettersi attività politica possano permetterselo grazie al sostegno dei supporter, in modo trasparente e compliant con la normativa», ha precisato la Ceo, autrice del libro Fuori dal comune in cui ha raccontato il suo percorso nell’amministrazione pubblica.
Gli obiettivi a lungo termine
In attesa dell’imminente lancio di Politically, per i quali ci sarebbero già candidati e politici interessati a sfruttare lo strumento per le prossime amministrative, abbiamo chiesto a Serafini gli obiettivi a medio lungo termine. «Puntiamo anzitutto a destagionalizzare il settore», ovvero a sostenere politici (e un domani partiti) nel proprio percorso continuo di crowdfunding, anche non a ridosso di un’occasione elettorale. «Abbiamo poi in cantiere di notarizzare tutto attraverso la blockchain, anche se non è previsto per legge, e poi di applicare un modello subscription per i partiti che utilizzeranno Politically come gestionale. Tra i target sul lungo periodo abbiamo l’espansione in mercati esteri e infine la collaborazione con una banca, speriamo italiana, per trasferire online l’esperienza di apertura del conto mandatario».