A StartupItalia l’avvocato Nicole Monte, co-founder e vicepresidente di Permesso Negato APS, no-profit che si occupa del supporto tecnologico e di feedback legale alle vittime di Pornografia Non-Consensuale e di violenza online e attacchi di odio, ci spiega quanto è diffuso il fenomeno e cosa fare per difendersi
La nostra è un’associazione no profit contro il revenge porn: la mission da ormai più di 3 anni è quella di fornire soluzioni digitali e di raccogliere il racconto delle vittime, spiegando loro che esistono delle soluzioni, sia digitali che giuridiche digitali.Da un mese abbiamo anche lo sportello per il supporto psicologico alle vittime che ci contattano.
Cos’è il revenge porn
Il c.d. revenge porn rappresenta, da un punto di vista giuridico, il reato di Diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti (art. 612ter Codice Penale). Nonostante questo tipo di condotta fosse perseguibile anche prima – ma in modo più complesso – questo è un reato introdotto in forma autonoma nell’agosto del 2019 dalla Legge n. 69/2019 c.d. Codice Rosso, dopo un lungo dibattito parlamentare.
In particolare, il nuovo reato ha previsto due diversi comportamenti potenzialmente perseguibili: il primo è quello di colui che, dopo aver realizzato un contenuto destinato a rimanere privato, lo diffonde senza il consenso della persona ritratta, il secondo è invece quello di chi, dopo averlo ricevuto, prosegue nella diffusione. Questa seconda ipotesi può configurarsi solo se la condivisione è avvenuta “al fine di recare un danno alla vittima”, astrattamente non è dunque perseguibile chi diffonda contenuti di questo genere “per mera goliardia”. Anche se questo da un lato evita un carico – spesso – inutile per le Procure e i Tribunali, dall’altro può rappresentare il perno per costruire una strategia difensiva nei casi in cui una serie di soggetti hanno contribuito alla diffusione del contenuto a sfondo sessuale senza comprenderne il disvalore sociale.
Il fenomeno è molto esteso ed ha conseguenze molto più gravi di quanto si possa immaginare in termini di qualità della vita: atti di autolesionismo e pensieri suicidi vengono indicati dal 41% degli intervistati nel corso della analisi condotta da PermessoNegato e The Fool lo scorso maggio 2022.
A questo si aggiunga un’opinione distorta della pornografia non consensuale, che si sostanzia nel victim blaming, ossia l’attribuzione di responsabilità alla vittima, invece che all’autore. Viene tradotto anche in italiano con “vittimizzazione secondaria”, per indicare che oltre a subire il reato, la vittima subisce lo screditamento e l’attribuzione della colpa da parte di media o persone che la circondano. È questo fenomeno, combinato alle dinamiche del web che spesso porta ad un progressivo processo di isolamento, marginalizzazione e stigmatizzazione. In ultimo, va considerato che un primo e fondamentale passo per sensibilizzare e avere, a livello mediatico e pubblico, la corretta percezione del disvalore sociale di un fenomeno, è sì necessario prevedere un reato come avvenuto nel 2019 in Italia, ma è anche importante evitare di cavalcare una buzzword dando la priorità alla protezione delle vittime cercando di fare evolvere il mindset con cui ci approcciamo al web.
La nostra è una generazione che vive e si esprime anche attraverso contenuti digitali, ma sembra mancare totalmente di “sensibilità digitale”. Va rilevato che alcuni retaggi culturali come disparità di genere e/o discriminazioni di varia natura sono stati trasposti dall’analogico al digitale, aggravandone le conseguenze in termini di diffusione – che nei casi più gravi possono assumere contorni più disperati.
Le Big Tech tramite i policy maker e l’Unione Europea con una legislazione sempre più user-oriented si stanno muovendo per contrastare il più efficacemente possibile questo tipo di fenomeni. Si pensi solo che lo scorso 23 aprile 2022 il Parlamento e il Consiglio Europeo hanno raggiunto un accordo sul Digital Service Act che, insieme al Digital Market Act, definirà gli standard per uno spazio digitale più sicuro e aperto per gli utenti. In base alle nuove norme le piattaforme online – come i social media e i marketplace – dovranno adottare misure per proteggere i propri utenti da contenuti, beni e servizi illegali. Tra i tanti interventi che verranno richiesti alle piattaforme troviamo la rimozione rapida di contenuti illegali online (c.d. notice & takedown), ma anche strumenti per la migliore protezione delle vittime di violenza informatica, soprattutto contro la condivisione non consensuale di contenuti illegali (revenge porn), con la rimozione immediata.