Con una valutazione record di 41 miliardi di euro (45 miliardi di dollari) grazie a una vendita secondaria di azioni che ha attratto investitori come Coatue, D1 Capital Partners e Tiger Global, Revolut è la startup tech più preziosa d’Europa. Quale è la sua storia? E chi c’è oggi al timone di questa realtà che lo scorso anno ha aperto la prima filiale italiana?
Leggi anche: Auto elettriche, è guerra di dazi: la Cina replica alla Ue con indagini sui prodotti caseari
Quando e come è nata Revolut
Fondata nel 2005 dagli ex banchieri Nick Storonsky e Vlad Yatsenko (il primo si occupava di investimenti in Credit Suisse, il secondo in Deutsche Bank) Revolut, con headquarter a Londra, in questi anni ha segnato una crescita continua e costante. Questa realtà che offre servizi bancari tra cui una carta prepagata (MasterCard o Visa), cambio valuta, cambio di criptovaluta e pagamenti peer-to-peer (P2P), tramite l’app mobile supporta spese e prelievi bancomat in 120 valute e le invia in 29 valute direttamente dall’app. Fornisce, inoltre, ai clienti l’accesso a criptovalute come Bitcoin, Ethereum, Litecoin, Bitcoin Cash e Ripple.
Revolut attualmente non applica commissioni per la maggior parte dei suoi servizi (fino a una soglia limite) e utilizza i tassi di cambio interbancari per il suo cambio di valuta nei giorni feriali, applicando un markup dallo 0,5% all’1,5% nei fine settimana.
Il nostro Paese è stato scelto dalla fintech come quartier generale per il Sud Europa, con il capoluogo lombardo sotto la guida di Maurizio Talarico, head of branch e head of lending per il mercato italiano ed ex manager del gruppo Admiral. Questa è la base delle operazioni per penetrare nei mercati di Spagna, Portogallo, Grecia, Malta, Cipro, Slovenia e Croazia.