«Quando andremo su Marte ci sarà la necessità di trovare energia. Nel lungo termine, tra 15 anni, vogliamo occuparci dell’infrastruttura energetica della space economy». Filippo Oggionni, 27 anni, è il co-founder e chief commercial officer di Revolv Space, startup fondata nel 2022 in Olanda con l’obiettivo di rendere più efficienti quei componenti dei satelliti che si occupano di generare energia. Nella nuova puntata della rubrica “Italiani dell’altro mondo” facciamo tappa in un Paese europeo, i Paesi Bassi, dove la presenza dell’ESA (l’Agenzia Spaziale Europea) ha favorito lo sviluppo e la crescita di un rapporto virtuoso tra università, talenti e aziende impegnate nel settore.
Filippo Oggionni ha studiato alla Delft University of Technology, «un Politecnico molto famoso in Europa, soprattutto nel campo aerospaziale». La vicinanza con la sede dell’ESA è secondo il co-founder di Revolv Space l’elemento che ha permesso l’emergere del comparto. «L’Agenzia Spaziale Europea ha diversi centri e quello in Olanda è stato tra i primi. Qui si sviluppano le tecnologie che poi andranno a fare parte delle missioni. In Olanda diverse aziende del settore sono state fondate in università».
Una startup europea
La startup Revolv Space ha da poco chiuso un aumento di capitale da 2,6 milioni di euro, con lead investor Primo Ventures mediante il fondo Primo Space e con il supporto del Takeoff Accelerator di Torino. L’azienda ha due sedi, una in Olanda e l’altra proprio nel capoluogo piemontese. Oggionni, nato a Bergamo, ci ha raccontato di quanto sia stata importante la scelta di ritornare in Italia per operare anche nel nostro Paese.
«Il vantaggio dell’Olanda è che è molto attrattiva per gli ingegneri che si vogliono trasferire. È molto facile andarci a vivere». E non soltanto per stipendi e opportunità. «Penso anche al fatto che tutti parlano inglese. Ci ho vissuto cinque anni senza parlare dieci parole in olandese. E questo è notevole». Se ci guardiamo in casa, l’Italia è al 25esimo posto su 36 Paesi europei per conoscenza dell’inglese e questo è senz’altro uno degli elementi da correggere nel medio lungo periodo se vogliamo far sì che l’ecosistema dell’innovazione si apra a investitori e founder internazionali.
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Per non parlare della burocrazia. «Tanto del nostro tempo in Italia viene speso su regolamentazione e compliance. In Olanda è molto più snello. Ripeto: abbiamo fondato una società nei Paesi Bassi senza conoscere la lingua. In Italia devi parlare con consulenti e ci sono difficoltà intrinseche». Questo non ha tuttavia scoraggiato il team, che ha voluto aprire una sede a Torino, ponendosi dunque come una realtà innovativa di stampo europeo. «In Italia ci occupiamo di sviluppo del prodotto e produzione, mentre in Olanda, dove abbiamo tre persone del team, ci concentriamo su ricerca e sviluppo. In prospettiva vogliamo sviluppare prodotti customizzati». Vediamo dunque di capire cosa fa nel concreto Revolv Space.
Cosa fa Revolv Space
«Siamo impegnati nel settore dei componenti per satelliti. Bisogna immaginarsi le parti robotiche. Ecco, noi ci focalizziamo su quella che genera energia, che poi viene utilizzata. I satelliti – ci ha spiegato Oggionni – hanno pannelli solari. Noi sviluppiamo sottosistemi, nel senso che consegniamo moduli completi, come Sara. È un blocco che viene installato su un satellite, capace di far ruotare i pannelli solari, indirizzandoli verso il sole per ottimizzare la raccolta di energia».
L’azienda innovativa si sta concentrando soprattutto sui piccoli satelliti, dove il mercato offre parecchie opportunità. «Abbiamo anche i pannelli solari che stiamo iniziando a fornire attraverso partner; e poi le cerniere che si occupano di aprire il pannello una volta in orbita». Se in futuro l’obiettivo è di giocare un ruolo da leader nell’infrastruttura energetica spaziale, tra quelli più a breve termine compare lo sviluppo di un «sistema che gestisce l’energia a bordo, magari lavorando sul tema batterie». Al momento Revolv Space ha due clienti attivi, che operano nel campo dei satelliti.
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Ma perché Torino? «Trasferirci in Italia è stato importante e Takeoff Accelerator ci ha dato una mano a insediarci. Non avevamo network in città». Segno che gli hub dell’innovazione giocano un ruolo fondamentale nel fare da ponte rispetto ai vari attori dell’ecosistema. «Torino perché è la città dello spazio con Thales Alenia, Argotec, e altre importanti realtà». In una città che da decenni fa i conti con la deindustrializzazione Oggionni ha tracciato un possibile scenario. «Io credo che buona parte della filiera di fornitori storici dell’automotive può essere indirizzata verso la supply chain dello spazio».