Prosegue il nostro viaggio tra i protagonisti della politica impegnati nell’innovazione. Tappa nel Lazio, dove in due anni le startup sono aumentate del +37%. Intervista a Monica Lucarelli, Assessora alle Attività Produttive del Comune di Roma: «Ora lavoriamo per aprire nuovi incubatori nelle periferie e intercettare i giovani»
“Roma città aperta” all’innovazione. Eccola la capitale fotografata dai dati della prima edizione della Rome Future Week, manifestazione dedicata all’imprenditoria giovanile e al futuro del tessuto sociale capitolino. Trecentottanta eventi disseminati sul territorio, 30mila partecipazioni, 70mila interazioni digitali e oltre sette milioni di visualizzazioni social. Un successo confermato dai numeri e che colpisce ancor più perché legato ai giovani. Sono stati 230 i content creator che hanno dato vita alla comunicazione social del festival sulle più diffuse piattaforme e oltre 150 i ragazzi che hanno avuto l’opportunità di accedere a occasioni di recruiting e matching con potenziali investitori.
Come attirare i talenti
E se la partecipazione giovanile rimane un obiettivo messo a segno dagli organizzatori dell’evento, ve ne è uno, sorprendente, che restituisce di Roma l’immagine di una città interconnessa, dinamica e democratica: «L’eterogeneità del pubblico che ha aderito alle iniziative», spiega a StartupItalia Monica Lucarelli, assessora alle Politiche della Sicurezza, Attività Produttive e alle Pari Opportunità, a cui si deve la messa in piedi della Rome Future Week, tra destinazione di spazi e organizzazione del calendario.
«Aver attirato una platea intergenerazionale è stato il più grande successo del festival, perché qualunque progetto favorisca il dialogo tra persone con bagagli di esperienze diverse è una ricchezza», sostiene l’assessora. Convinta che Roma abbia da tempo le carte in regola per proporsi come capitale dell’innovazione, ma «mancava una narrazione efficace che valorizzasse questo aspetto e la Rome Future Week c’è riuscita».
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L’ecosistema startup a Roma
A ben vedere, la concentrazione di startup innovative operanti sul territorio capitolino è in costante crescita: il report del 2023 pubblicato dalla Camera di Commercio di Roma ne censisce 1.700, con un aumento del 7,8% rispetto all’inizio del 2022 e del 37% dal 2021. «Un’impennata incredibile», secondo Lucarelli, che incide sul trend a livello regionale: l’anno scorso erano circa 1.700 le startup mappate nel Lazio dalla Direzione Studi e ricerche di Intesa Sanpaolo, di cui 1.500 innovative. Un dato superato dalla sola Lombardia, che con 3.700 realtà era ed è ancora in testa alla classifica nazionale. L’87% delle imprese laziali opera nell’ambito dei servizi, in percentuale maggiore rispetto alla media italiana del 79%. Di contro, quelle attive nei settori dell’industria manifatturiera e dell’artigianato sono circa la metà rispetto alla media italiana (l’8,1% contro il 15,9%). In particolare, il 47% rientra nel settore della produzione di software e della consulenza informatica, contro una media italiana del 39%. Sempre secondo l’analisi fornita da Intesa Sanpaolo, il Lazio si allinea al resto dello Stivale per quanto riguarda le startup a prevalenza giovanile, il 19%. Coerente con il trend nazionale è anche il dato, poco incoraggiante, relativo alle imprese partecipate esclusivamente o fortemente dalle donne: il 14%, rispetto al 13% medio italiano, mentre ancor più esigua è la percentuale di startup a vocazione sociale: sotto il 2%, sia in Italia che nel Lazio.
Un panorama composito all’interno del quale «le normative vigenti a livello nazionale – tra cui lo Startup Act del 2012 – hanno certamente contribuito in modo interessante allo sviluppo di nuove imprese finalizzate ai servizi innovativi grazie alle semplificazioni attuate», riconosce l’assessora Lucarelli. Agevolazioni di cui ha beneficiato anche l’ecosistema capitolino, che ha nella Casa delle Tecnologie Emergenti il suo polo propulsivo. Pensato come spazio polifunzionale per creare startup, trasferire tecnologie verso le piccole e medie imprese e sviluppare progetti di ricerca applicata, questo living lab di oltre 800 metri quadri all’interno della stazione Tiburtina è stato realizzato da Roma Capitale con il cofinanziamento del Ministero dello sviluppo economico e di altri corporate partner, per un totale di circa sei milioni di euro.
«Dall’inaugurazione dello spazio, a maggio del 2022, siamo già al secondo bando rivolto alle startup da avviare a percorsi di accelerazione», spiega l’assessora Lucarelli: «Il primo anno abbiamo incubato cinque realtà dedite ai settori strategici della mobilità, dei servizi al turismo e della fruizione dei beni culturali. Con il bando di quest’anno, che scadrà il 30 settembre, puntiamo anche a nuove tipologie di servizi: la sicurezza, la formazione, la gestione dei rifiuti, la trasformazione e rigenerazione urbana, le pari opportunità, il benessere e la cybersecurity».
Un progetto ambizioso, la cui realizzazione «è fortemente sostenuta anche dagli altri assessorati», precisa Lucarelli, che si sta già mobilitando per replicare il modello virtuoso della Casa delle Tecnologie Emergenti in altre zone di Roma. «Stiamo lavorando per aprire nuovi poli finalizzati all’energia e all’innovazione sociale in zone periferiche come il Corviale, Tor Bella Monaca a Santa Maria della Pietà, luoghi che hanno particolarmente bisogno di essere fruiti dai più giovani: per consentire loro di acquisire competenze e per essere poi accompagnati nella transizione d’impresa».