Sono arrivate le risposte anche dei presidi della Puglia riguardo il loro rifiuto dell’offerta della banda larga da parte GARR alle regioni del sud
Avere una rete in fibra ottica superveloce piacerebbe a tutti ma di soldi non ce ne sono. Nemmeno in Puglia, dove arrivano migliaia di euro di finanziamenti europei. Capire perché solo nove scuole su 59 hanno aderito al progetto promosso dal GARR, il Consorzio che gestisce la super-rete in fibra ottica della ricerca scientifica in Italia, non è facile. Sul piatto ci sono 6 milioni di euro presi tra i 46,5 del progetto GARR–X per ammodernare le reti in quattro regioni del Sud: Puglia, Sicilia, Campania e Calabria. La proposta era semplice: vi diamo gratuitamente il collegamento in fibra in cambio di un canone di manutenzione di tre mila euro per cinque anni. Eppure qualcosa non è andato a buon fine. Abbiamo provato a capirlo. Tentativo arduo.
Mancano i fondi
“Chiami più tardi”; “Il dirigente ora non c’è”; “E’ in riunione”; “Scriva una mail”; “E’ impegnato”; “E’ davvero urgente?”. Inutile insistere lasciando il proprio cellulare: “Non so se la richiamerà”. Immediata invece la reazione di fronte all’acronimo “GARR”: i dirigenti sanno di cosa si tratta. Almeno la maggior parte. E per tutti la risposta è sempre la stessa: mancano i fondi, anche solo quei tremila euro per la manutenzione.
E se la scuola ha più sedi
“La mia scuola finora aveva risposto in maniera negativa ma non ero io la dirigente. Ora che ho assunto questo ruolo – spiega Stefania Metrangola, da poco preside dell’istituto tecnico Marco Valzani di Brindisi – stiamo valutando il da farsi. Mi trovo tuttavia di fronte a due ordini di questioni. La prima: la mia scuola è su tre sedi non posso pensare di privilegiare una piuttosto che un’altra. Ciò significherebbe pagare tre canoni di manutenzione. Secondo problema: probabilmente dovremo spostarci in un altro luogo. Non faccio investimenti in un edificio per poi andarmene. Oggi abbiamo un collegamento in ogni classe non certo veloce ma anche quei tremila euro per noi sono una cifra rilevante, significativa.
Vogliamo un “bandone”!
Raffaele Zannotti, dirigente del liceo scientifico “Marconi” di Foggia prova a scherzare sulla vicenda: “Una banda larga? Io vorrei un “bandone”, a chi non piacerebbe avere Internet veloce! Ma qui di soldi non ne abbiamo. Se le confido che ho anticipato 1000 euro e ancora non li ho recuperati che dice?”. Ma sulla questione connessione il preside non si espone: “Non so che velocità abbiamo oggi. Lo deve chiedere al mio tecnico”.
Ci stiamo attrezzando
All’istituto tecnico industriale “Giorgi” di Brindisi invece la dirigente Maria Luisa Sardelli non ha chiuso la porta al progetto GARR: “Stiamo valutando. In questa scuola abbiamo investito parecchio nel settore dell’informatica. Guardi, ci stiamo attrezzando. Certo che qualche difficoltà l’abbiamo a reperire tremila euro per questo finanziamento”.
Un’opportunità unica
A tenersi sulle sue è invece il dirigente dell’istituto tecnico commerciale “Giannone” di Foggia che accetta di parlare con un giornalista ma chiarisce: “Per telefono non le posso dire nulla. Mi mandi una mail”.
Chi ha compreso l’importanza del progetto ed è veramente dispiaciuto di non averlo potuto realizzare nella sua scuola è il professor Francesco Fioredda, referente dei servizi informatici del “Blaise Pascal”: “Appena ho visto la proposta del GARR, ho subito pensato che era assolutamente da realizzare. E’ un’opportunità unica per il nostro territorio, un’occasione per attivare una serie di servizi. Mi sono scontrato, tuttavia, con una serie di problemi di carattere finanziario sollevati dall’ex dirigente e dal responsabile amministrativo della scuola. Oggi abbiamo una connessione con un contratto con un operatore che ci assicura l’Adsl a 20 mega. Ora mi auguro che la nuova dirigenza colga l’importanza di tale proposta”.
Fioredda va oltre: “In Puglia hanno aderito poche scuole per due ordini di fattori. Il primo: un problema culturale. In molti non hanno compreso la potenzialità della banda larga. Il secondo aspetto: qui i fondi europei sono vincolati all’acquisto di strumenti. Non possiamo con quei soldi attivare contratti di locazione. Quel canone sarebbe configurato come un abbonamento ad un servizio e non potevamo certo pagarlo con questi fondi”.