Il 16 giugno a Milano il mensile “Vita”, il Miur e l’Anci, si sono confrontati per discutere sulle “scuole aperte” in tutta Italia
“Pensate al buco nell’ ozono che si crea tra il 9 giugno e il 5 settembre, più o meno. La scuola non deve diventare una babysitter. Però, sono stata in Israele una settimana fa e mi hanno raccontato di questo straordinario ministro della scuola che sta cercando di fare una grande riforma: il principio è dare alla scuola anche il tempo estivo”. Sono le parole del ministro dell’istruzione Stefania Giannini che, in un’intervista al “Corriere della Sera” di domenica scorsa, ha lasciato intuire l’idea di aprire i nostri istituti anche quando suona l’ultima campanella.
Una scommessa che il 16 giugno hanno provato a lanciare a Milano il mensile “Vita”, il Miur, l’Anci e il Comune di Milano che promuovono il primo forum nazionale delle Scuole Aperte.
Per la prima volta si aprirà un confronto tra quegli istituti che dopo le lezioni offrono i loro spazi ad attività per tutte le età e per tutti: anziani, giovani, associazioni, imprese creative. Cortili che si trasformano in giardini pubblici, campi da bocce, mercatini biologici; biblioteche che diventano centri di aggregazione, aule che fanno da civic center e spazi che accolgono compagnie teatrali. Ne ho conosciute tante di queste esperienze. Una per tutte.
A Cinisello Balsamo, ad aprire le porte all’associazione culturale Andronauti che promuove teatro in città, non è stata una parrocchia, nemmeno l’amministrazione comunale ma la dirigente di una scuola primaria che ha consegnato le chiavi a mamme e papà che la sera, quando in aula non c’è più nessuno, fanno lezione di teatro. Una scuola aperta c’è all’Istituto “Cadorna” di Milano, dove gli italiani fuggivano perché c’erano troppi stranieri così come alla “Di Donato” di Roma, presa ad esempio in Europa per essere divenuta centro di coesione sociale nel quartiere Esquilino, uno fra i più multietnici della città. Nel capoluogo lombardo aprirà persino un ufficio dedicato a queste esperienze mentre al MIUR un gruppo di lavoro punta a mettere in relazione le buone pratiche presenti sul territorio italiano.
Il mensile “Vita” è pronto a lanciare un manifesto con gli elementi fondamentali, le basi del progetto: una struttura che si apre agli studenti e alle loro famiglie oltre i tempi classici della didattica. Una scuola che si apre al quartiere. Un luogo dove si realizzano percorsi d’integrazione e inclusione per comunità straniere e per chi ha bisogno di un’attenzione in più; un’esperienza di sussidiarietà con un nuovo protagonismo dei genitori; un’alleanza tra scuola e territorio. Parole che si coniugano già nella realtà in molte città.
Esperienze che lunedì 16 giugno all’istituto “Cardano” di Milano, si sono raccontate davanti ad un pubblico di uomini e donne del mondo no profit: da Exodus al Movi, alla Rete Senza Zaino alla Coldiretti al Forum Associazione Genitori. E’ una scuola che cambia, che ha intuito l’importanza di abbattere i muri delle classi, di andare in piazza e di ospitare chi sta in piazza: uno scambio tra generazioni, tra uomini e donne di Paesi diversi, un’occasione per uscire dalla crisi con una proposta che arriva da chi vive tra i banchi.