«Saremo la prima specie interplanetaria». Così Adrian Fartade, divulgatore scientifico, scrittore e youtuber appassionato di astronomia e astronautica ha aperto il sipario sulla Space Economy durante SIOS24 Florence. L’evoluzione di questo settore in Italia, che è uno dei principali Paesi che contribuiscono all’ESA (con quasi 900 milioni di euro nel 2024), è stato il tema al centro di SIOS24 Florence negli spazi di Nana Bianca presso l’Innovation Center di Fondazione CR Firenze. L’ecosistema italiano conta 300 imprese occupate, con un fatturato superiore ai 4 miliardi di euro. Un numero significativo che arriverà a farci volare fuori dall’orbita terrestre?
Adrian Fartade e le intelligenze spaziali
«Siamo nel periodo trasformativo più importante della storia e saremo una specie interplanetaria – spiega Adrian – La Luna noi la chiamiamo “satellite”, ma è un pianeta che orbita intorno a noi ed è enorme e più complesso di quanto abbiamo mai immaginato». E parlando della tanto apprezzata “cultura del fallimento” sostiene: «Spesso vi sentirete dire che il fallimento fa parte del successo, ma non significa che non fa male, a volte fa male e non sempre ci si tira fuori un insegnamento positivo. Armstrong aveva paura di atterrare male o di schiantarsi, ma sulla Luna c’è andato lo stesso».
E il futuro è ancora tutto da scrivere: «Da qui al 2030 ci saranno di nuovo uomini sul pianeta dalle due facce – continua Adrian – Si pensi che in Italia, precisamente in Veneto, si stanno costruendo delle tubature della navicella da portare sulla Luna. Non è più un progetto di una singola nazione, ma è diventato internazionale e anche la Cina ci vuole arrivare nel 2030. A bordo del razzo della NASA ci sarà una squadra di giovanissimi tra i 20 e i 30 anni. E potrebbe esserci anche Luca Parmitano. Per la prima volta vedremo in diretta una navicella interplanetaria in volo sulla Luna».
Verso una specie interplanetaria
Renato Panesi, Chief Commercial Officer e Co-Fondatore D-orbit, startup dell’anno al SIOS23 Winter, ha attribuito alla space economy la ragione per cui la nostra specie sarà interplanetaria: «Perchè torneremo sulla Luna? Perchè è un’ottima base per costruire satelliti. Ci sono aziende che si occupano di moon mining, aziende che stanno costruendo GPS sulla Luna e progettando macchine adatte ad andarci.. Sarà là dove costruiremo astronavi e satelliti, così come oggi le navi si costruiscono nei porti. Lo spazio non è soltanto una nuova risorsa ma un nuovo ambiente, cerchiamo di accederci in maniera sostenibile». E il co-founder avverte gli startupper di: «dotarsi subito di CFO, dà immagine di solidità quando si cercano finanziamenti».
E aggiunge: «Quando abbiamo iniziato a dare vita alla nostra startup è stata dura: eravamo due ragazzi di 34 anni che andavano dai venture capitalist e duravamo dai 30 secondi ai 2 minuti le volte in cui eravamo più fortunati, finché non abbiamo trovato degli ingegneri pazzi come noi che ci hanno creduto e che sono diventati investitori e ci hanno finanziati. Ci hanno voluti mettere alla prova. Se io oggi guardo il mio primo business plan, niente è andato come pensavamo. Tutto è stato diverso. Con 200mila euro abbiamo costruito il nostro primo prototipo, poi è arrivato il finanziamento ma ci sono stati dei ritardi burocratici che hanno allungato di mesi questo processo. Ci siamo trovati a non avere neanche da mangiare perché erano finiti i soldi».
L’Innovation Village
All’interno della location, il tradizionale appuntamento con l‘Innovation Village, spazio popolato da diverse startup e PMI innovative dove si sono tenuti momenti di business matching e incontri con investitori, VC e business angels.
Quanto vale la Space Economy?
Collegata da Washington, Elisa Zambito Marsala, Responsabile Education Ecosystem and global value programs Intesa Sanpaolo, ha spiegato: «La Blue economy vale oltre 1,5 trilioni di dollari, le Life Sciences oltre 3 trilioni e la Space Economy oltre 400 miliardi di dollari con una proiezione di 1 triliardo in pochi anni e l’Italia gioca in zona Champions. Il nostro Gruppo ha deciso di sviluppare programmi, attivare osservatori e supportare lo sviluppo di competenze».
Videogames, quanto vale la industry in Italia?
Paolo Paglianti, Head of Communications di Slitherine LTD, e Dino Lanaro, presentatore, attore e content creator, hanno fatto il punto sulla industry dei videogames, in Italia sempre più in crescita: «I videogames nel mondo hanno superato la musica, nel 2023 valevano oltre 200 miliardi di dollari e il fatturato in Italia è intorno ai 2 miliardi, mentre la musica e il cinema valgono 500 milioni – spiega Paglianti – C’è una grande disparità. Minecraft è il gioco più venduto di sempre credo perchè aiuta a costruire qualcosa e i giocatori si sentono liberi e stimola la creatività». E nel rapporto genitore-figlio per Paolo oggi è importante condividere anche qualche videogame assieme: «Giocare con i figli può essere una scoperta – e aggiunge – Ci sono dei blockbuster che vendono milioni di copie e altri che ne vendono 200 e non riescono a stare in piedi. Oggi nell’industria del gaming devi avere le idee chiare, oppure ti affidi a un publisher». Insomma, il margine di errore se vuoi avere successo è, praticamente, zero.
Di videogiochi hanno parlato anche Marco Englaro, Cloud Solution Architect di Microsoft Italia, e di Daniele Mazzei, CPO e Co-Founder di Zerynth. «Nella nostra cassetta degli attrezzi digitale di oggi – spiega Englaro – Sono davvero numerosi gli strumenti che ci aiutano ad avere più tempo per noi, da usare per esempio per videogiocare, ma anche per la formazione personale». «I nuovi modelli di business oggi sono disruptive – spiega Mazzei – E l’AI generativa è lo strumento principe di questa era storica. Ora il nuovo linguaggio di programmazione è quello naturale ma nessuno si sveglia la mattina con l’idea di colloquiare con un bot. Una cosa è la tecnologia, un’altra un prodotto. La tecnologia non è sufficiente a creare un prodotto». E tra i consigli che Mazzei si sente di dare spiega: «Vorrei dire ai giovani d’oggi che devono studiare. Ieri c’erano le hard skills, oggi le evoluzioni tecnologiche. Nel futuro vedo tanto lavoro e sogno un modo in cui non debba mettere un codice fiscale ogni volta che si deve compilare un documento».
Crederci davvero, prima di tutto
PLAI, l’acceleratore di Mondadori Group, nelle promettenti realtà nascenti ci crede davvero e va a caccia di nuove realtà: «Siamo un acceleratore verticalizzato sulle startup di AI. La rivoluzione è in atto, l’Intelligenza artificiale cambierà le nostre vite: per questo come Mondadori abbiamo creduto fosse necessario attivare un processo di trasformazione aziendale e contaminazione. L’idea è stata quella di guardare al di fuori delle nostre mura. Dove? Nella direzione degli startupper», ha affermato Stefano Argiolas, CEO di PLAI. Di creare network tra le startup e l’ecosistema del tessile pratese già da qualche anno è sceso in campo progetto PRISMA, che, come ha raccontato l’assessora all’Innovazione, Economia Circolare, Sviluppo Economico e Commercio del Comune di Prato, Benedetta Squittieri: «Lavora sul circolare, il tessile e le innovazioni con le microimprese e ha fatto quello che sappiamo fare meglio a Prato: lavorare in rete e metterci a disposizione come istituzioni».
A chiudere la giornata, il racconto di una serie di storie imprenditoriali a lieto fine, ovvero di exit con Paolo Barberis, founder Nana Bianca, Alberto Baggio, CEO e co-founder di Booncy, Massimiliano Mancini, COO e co-founder di Booncy, Marco Farnararo, Co-founder e co-CEO di Webravo, Claudio Veratti, Co-founder e co-CEO di Webravo e Michele Legnaioli, Co-founder e co-CEO di Webravo.
A dare appuntamento al prossimo SIOS Winter, in programma il 17 dicembre a palazzo Mezzanotte, Simone Pepino, CEO di StartupItalia e Hoopygang, Edoardo Negri, COO di StartupItalia, il direttore del magazine Giampaolo Colletti e l’Head of Media & Events Chiara Trombetta.