«Tecnicamente, si può definire frode. Pattumiera subito». Sul proprio profilo Facebook Davide Soliani, Creative Director di Ubisoft, ha recensito con queste parole il Rabbit R1, l’assistente virtuale basato sull’intelligenza artificiale prodotto dall’omonima startup.
E dire che il nome del device pensato per mandare in pensione lo smartphone richiama quello dei Rabbids, i coniglietti di Ubisoft che Soliani ha utilizzato per una delle saghe più interessanti degli ultimi anni partorite da un team italiano. Ci riferiamo a Mario + Rabbids, il cui secondo capitolo Sparks of Hope è uscito alcuni anni fa su Nintendo Switch.
Soliani e l’incontro con Miyamoto
Davide Soliani, uno dei nomi più importanti del panorama videoludico italiano, era riuscito a convincere Shigeru Miyamoto in persona, il papà di Super Mario, per lasciargli utilizzare una delle IP più preziose del videoludo mondiale e produrre un crossover esilarante. Così è nata la serie con i personaggi stranoti della saga dell’idraulico coi baffi a fianco dei Rabbids di Ubisoft.
Nel 2024 stampa e appassionati di tecnologia discutono quasi soltanto di intelligenza artificiale, ma è sempre più chiaro quanto i vari ingegneri e team di sviluppo debbano lavorare ancora molto lato hardware. Rabbit R1 ha raccolto recensioni tutt’altro che entusiaste sul web. Sul magazine abbiamo raccontato la storia del fondatore di questa startup, Jesse Lyu.
Rabbit e i problemi irrisolti con gli assistenti AI
Negli intenti di Rabbit il device quadrato dovrebbe funzionare tramite interfaccia vocale. In qualità di assistente AI, riceve le comande dall’utente per svolgere in autonomia tutta una serie di compiti. Come prenotare un tavolo al ristorante o un biglietto aereo, liberando la persona di operazioni così noiose. Un’idea promettente sulla carta. Ma a giudicare da chi ha provato il device le promesse non sono state affatto mantenute.
La storia di Rabbit non è isolata. Su StartupItalia abbiamo ripreso anche le vicende di Humane, startup USA fondata da ex dipendenti Apple, che ha prodotto l’AI Pin mettendolo in commercio a inizio anno. Anche in questo caso le cose non stanno andando bene: un mese fa la società ha iniziato a cercare un acquirente.