A StartupItalia Open Summit potrete conoscere il team di Laborplay e tante altre realtà imprenditoriali. Fissatelo in agenda: lunedì 16 dicembre torna SIOS!
Laborplay è uno spin-off dell’università di Firenze che ha sviluppato un metodo che permette ai recruiter di osservare i comportamenti di ciascun candidato e mappare le sue competenze trasversali attraverso il gioco. Fondata nel 2015 (nel team anche Elena Gaiffi, Mario Magnani, G. Andrea Mancini, Elisa Menuzzo, Ezio Scatolini, Manuele Ulivieri), la compagnia sarà tra i progetti innovativi presenti il 16 dicembre allo StartupItalia Village e protagonisti allo StartupItalia Open Summit 2019. Lunedì 16 dicembre torna protagonista lo StartupItalia Open Summit 2019 in collaborazione con Università Bocconi. Persone, progetti, idee, percorsi visti con gli occhi di chi sorride al futuro: questo il senso del nuovo #SIOS19, incentrato sui segnali del futuro. Una giornata di networking per riunire tutto l’ecosistema dell’innovazione italiano con una plenaria, workshop e uno StartupItalia Village, un luogo dove le startup incontrano gli esperti del settore, investitori e un pubblico interessato, per presentare le proprie idee di business e stringere le giuste connessioni per portare i propri progetti verso il futuro.
Abbiamo chiesto al team di Laborplay di raccontarci il loro progetto. Intanto QUI trovate qualche informazione in più.
Cinque domande al team di Laborplay
Cosa fa Laborplay?
Laborplay è uno spin-off dell’Università degli Studi di Firenze che intende rinnovare gli strumenti e le metodologie di valutazione e formazione delle soft skills attraverso il gaming sia analogico che digitale: il nostro obiettivo è aumentare il coinvolgimento e la motivazione delle persone, aiutandoli ad esprimere quello che hanno dentro senza maschere. Abbiamo in catalogo tanti dispositivi game-based da proporre alle aziende e soprattutto abbiamo sviluppato una nostra app, PlayYourJob che consente di rendere reale quello che ci piace chiamare recrutainment: si compila velocemente il nostro PlayYourTest, si continua a giocare ai propri giochi preferiti e si condivide lo screenshot dei punteggi per dimostrare quante e quali competenze si stanno allenando. Infine è possibile flaggare gli annunci di lavoro più interessanti e se “ricambiati” it’s a job match.
Com’è nata l’idea? Vi siete ispirati a qualcosa di esistente, da un vostro bisogno o altro?
Laborplay è un gruppo di psicologi del lavoro con una lunga storia sia professionale che accademica. Lo spin-off nasce quindi come la sintesi tra queste due anime, portando sul mercato l’esito di lunghi anni di ricerca scientifica sul tema. Come sosteneva il famoso psicologo sovietico Lev S. Vygotskij (1964), il gioco è uno straordinario fattore di maturazione, contiene tutte le tendenze evolutive in forma concentrata ed è uno dei fattori principali di sviluppo. E non solo, molte altre teorie psicologiche, considerano il gioco come uno strumento funzionale: ci consente di sperimentare azioni e comportamenti per il futuro e di esprimere a pieno la nostra intera personalità. Inoltre il videogioco, soprattutto per la Generazione Y, rappresenta oggi un codice sociologico sempre più diffuso e condiviso, fondamentale per comprendere e valutare il continuo apprendimento di quelle che Sinek chiama human skills.
Qual è il vostro più grande successo? Quello che vi distingue dagli altri?
Parafrasando Henry Ford potrei rispondere che il nostro maggiore successo è stato dimostrare che la nostra vision non era un’allucinazione. Siamo riusciti, stiamo riuscendo, contatto dopo contatto e azienda dopo azienda a rendere reale ciò che avevamo immaginato: grandi imprese utilizzano con soddisfazione i nostri dispositivi per formarsi e per selezionare giovani talenti. Imprese che ci scelgono perché rappresentiamo un valore aggiunto rispetto ai loro abituali processi, perché manteniamo ciò che promettiamo: il gioco è sempre uno strumento per raggiungere i nostri obiettivi di aula, non è mai fine a se stesso.
Qual è lo stato attuale del progetto e quali sono gli obiettivi futuri?
Grazie alla vendita di dispositivi e servizi game-based siamo riusciti ad auto-finanziare lo sviluppo di PlayYourJob che può rendere scalabile il metodo. Per il futuro cerchiamo capitali nuovi che possano favorire la diffusione del nostro progetto e magari il nostro ingresso in mercati internazionali. In altre parole, cerchiamo nuova benzina per supportare quel dinamismo e quella creatività che rappresentano la nostra cifra professionale, sapendo che dovremmo sempre riuscire a rappresentare una novità e un valore aggiunto per rimanere competivi in questo mercato.
Che cosa ti aspetti dall’esperienza allo StartupItalia Village?
Mi aspetto di conoscere tante persone, di poter condividere con loro il nostro progetto, di fare rete, di imparare e riportare a casa spunti nuovi su cui riflettere. Mi aspetto confronto, energia, crescita.