Lo Studio Ghibli sta godendo da giorni di una visibilità forse senza precedenti. Da quando OpenAI ha aggiornato la propria Intelligenza artificiale, consentendo agli utenti di poter modificare qualsiasi foto con l’inconfondibile stile della società fondata dal genio di Hayao Miyazaki, i social sono stati invasi da immagini di ogni tipo. Dagli utenti comuni fino alle grandi aziende e ai politici, moltissimi sono caduti in tentazione. Come si legge però su Futurism, quanto fatto da OpenAI potrebbe comportare guai legali.
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Le immagini di OpenAI in stile Ghibli violano il diritto d’autore?
Secondo Rob Rosenberg, avvocato intervistato dalla rivista, lo Studio Ghibli «potrebbe avere la capacità di affermare che OpenAI ha violato il Lanham Act che fornisce la base per le affermazioni relative a pubblicità ingannevole, violazione del marchio e concorrenza sleale». Il Lanham Act risale al 1946 ed è il testo normativo di riferimento quando si parla di diritto dei marchi.
«Lo Studio Ghibli – ha spiegato il legale – potrebbe sostenere che convertendo le foto degli utenti in ‘stile Ghibli’, OpenAI sta scambiando la buona volontà dei marchi di Ghibli, utilizzando lo stile identificabile di Ghibli e portando a confondere i consumatori sul fatto che questa funzione sia approvata o concessa in licenza da Studio Ghibli».
Non sarebbe comunque la prima volta che OpenAI viene accusata di aver addestrato i propri algoritmi violando il diritto d’autore. Il New York Times ha fatto causa alla società di Sam Altman. Lo studio d’animazione giapponese potrebbe fare lo stesso, lamentando che l’azienda americana abbia sfruttato le opere senza riconoscerne i diritti? In questi giorni sono circolate le frasi di alcuni anni fa di Miyazaki in merito all’AI: «Un insulto alla vita stessa», così l’ha definita il creativo giapponese. «Sono assolutamente disgustato. Se volete davvero creare cose inquietanti, potete farlo, ma non vorrei mai incorporare questa tecnologia nel mio lavoro».

Cosa pensa Sam Altman del diritto d’autore?
Nel difendersi l’azienda di ChatGPT ha fatto riferimento alla fair use doctrine, modalità che consentirebbe un certo livello training senza alcuna richiesta di autorizzazione. Nel frattempo online sono circolati falsi documenti, realizzati dall’AI, secondo cui lo Studio Ghibli avrebbe già avviato una procedura legale contro OpenAI. Circostanza smentita dallo Studio Ghibli stesso.
Sam Altman e altri vertici delle Big Tech in prima linea sull’AI hanno più volte sottolineato l’importanza di superare determinati limiti normativi. Le accuse di violazione del diritto d’autore, secondo la Silicon Valley, potrebbero infatti rallentare l’innovazione e consentire ai competitor cinesi di guadagnare vantaggio. A metà marzo OpenAI ha scritto una lettera alla Casa Bianca. «Una strategia di copyright che promuove la libertà di imparare», è la proposta contenuta nel documento.