Quella di giovedì scorso di Lending Club, una fintech che in soli due giorni ha raggiunto un valore del flottante pari a oltre 1,4 miliardi di dollari e ha chiuso venerdì a un valore di 24,69 dollari per azione. Il 65% in più rispetto al valore iniziale di offerta di 15 dollari per azione. A questi livelli il valore complessivo dell’azienda sarebbe di circa 9 miliardi, il doppio di quanto valutata nell’ultimo round di investimenti privati pochi mesi fa.
Lending Club è una fintech nata nel 2006, specializzata in P2P lending, è la prima globale nel suo segmento per dimensioni. È, in sintesi, una piattaforma-marketplace online di prestiti a individui e piccole aziende finanziati da altri individui (e istituzioni non finanziarie). Il suo volume di finanziamenti complessivi intermediati ha superato lo scorso trimestre il totale di 6,2 miliardi, e sta crescendo ad un ritmo più del doppio del 2013.
L’anno scorso ha chiuso con 98 milioni di entrate, generate dalle commissioni che prende dall’attività di intermediazione tramite la piattaforma (generalmente pari al 5% del valore finanziato, i tassi di interesse sono circa del 14%, sembrano alti ma non per il mercato americano e per il target a cui si riferiscono (lo chiameremmo near subprime, in primis di rifinanziamento delle carte revolving).
Una fintech chiude l’anno con il botto, confermando quanto si era già visto con il record di investimenti dei venture capitalist nell’intero settore nel 2014, che ha raggiunto un livello di 2,8 miliardi investiti nell’anno, raddoppiato rispetto a due anni fa (ne abbiamo parlato qui).
È l’intero settore che sta esplodendo, spinto dall’ondata digitale che sta cominciando a stravolgere il mondo dei servizi finanziari, e che quindi attirerà sempre maggiori investitori. Prendiamo il caso di Lending Club: i 24,69 dollari per azione equivalgono ad un guadagno di un multiplo di 91 volte per gli investitori del primo round di funding sette anni fa, Norwest Venture Partners e Canaan partners, quando l’azienda era stata valutata 27 centesimi per azione. Ma anche per i venture capitalist del terzo round del 2010 il guadagno è notevole, essendo entrati nel capitale a 39 centesimi per azione (63 volte circa l’investimento in 4 anni…). Nell’ultimo round di questa estate è entrata nel capitale anche Blackrock.
Questo porterà di sicuro per il 2015 a una ulteriore accelerazione. C’è già la fila potenziali di altri attori nello stesso settore, a cominciare da Prosper, e continuare con Funding Circle, On Deck, Swift capital ecc. Solo il settore del P2P lending ha davanti a sé un mercato enorme: l’indebitamento individuale negli Stati Uniti ammonta a 1 triliardo di dollari.
Ma la lista delle fintech è lunga. Recentemente uno studio di KPMG Australia, AWI e il Financial Service Council ha individuato le 50 fintech startup globali più promettenti. E non saranno solo gli investitori a entrare nei capitali. Anche banche e istituzioni finanziarie, almeno quelle più sveglie, hanno capito e si stanno muovendo. A partire dall’acquisizione di Simple da parte di BBVA, continuando, per esempio, con gli ingressi nel capitale, proprio di Blackrock in Lending Club, o di Schroders in Nutmeg, o di Santander e Mastercard in Monetise o Visa in Square (già dal 2011). La corsa è da poco partita e anche l’Europa è molto attiva, in primis Londra.
In Italia inizia ad esserci qualche timida iniziativa, ma il Fintech italiano, senz’altro interessante (si vedano le realtà emerse durante il CheBanca! GrandPrix ), può essere preda di capitali esteri, come successo proprio a Prestiamoci, la principale piattaforma di P2P lending in Italia comprata da poco dai norvegesi di Trustbuddy (ne abbiamo parlato qui).
L’innovazione digitale sta portando ad una spaccatura del banking, una sua futura forte verticalizzazione in player e settori specializzati, dai payments al financial advisory, dal lending, al banking per le SME, serviranno provider digital di sistemi di scoring, ranking e analisi, motori di investimento, piattaforme di real time payments interoperabili. Basta leggere l’elenco dei 50 top, ma di questo ne parleremo prossimamente.