Tre milioni di euro. Che sommati ai 5,5 raccolti a settembre del 2014 fanno 8,5, in un solo anno. Il periodo è particolarmente fortunato per Satispay, la startup italiana dei pagamenti digitali (qui abbiamo raccontato la loro storia) che è sbarcata sul mercato solo a gennaio del 2015 e ha appena convinto i fondatori di Google Wallet (Jonathan Weiner e Ray Iglesias) insieme a Nicola Carbonari (fondatore di Autoscout24), Giuseppe Donagemma (vice presidente Networks di Samsung Electronics), e Iccrea Banca. Quest’ultimo è l’Istituto Centrale del Credito Cooperativo che eroga il servizio di pagamento utilizzando la piattaforma tecnologica Satispay e che, attraverso la rete delle BCC, serve più di 6 milioni di clienti in Italia.
Metà dei soldi viene da nuovi investitori
“Dopo aver ricevuto molte offerte da diversi investitori ci siamo convinti ad aprire un nuovo round di investimento che si è concluso con una raccolta di tre milioni, suddivisa esattamente a metà: 1,5 milioni vengono infatti dai nuovi investitori e gli altri dai vecchi che hanno deciso di scommettere nuovamente su di noi”. Così uno dei fondatori (insieme a Dario Brignone e Samuele Pinta), Aberto Dalmasso, racconta a Smartmoney cosa è accaduto negli ultimi giorni e soprattutto cosa avranno intenzione di fare con questo nuovo capitale a disposizione.
“Ora che abbiamo le spalle più larghe, pensiamo di accelerare l’espansione internazionale del nostro servizio” – continua Dalmasso, sottolineando che i paesi europei più quotati al momento sono il Regno Unito, la Francia, l’Austria e i Paesi Bassi. Da settembre hanno anche aperto la nuova sede di Londra, dove attualmente lavora una sola persona (un inglese esperto del settore), ma dove presto arriveranno nuovi dipendenti “pensiamo di portarne una quindicina entro i prossimi 9 mesi”.
Obiettivo: 60 dipendenti entro il 2016
I dipendenti fissi di Satispay sono già 26, “ma l’attuale capacità ci permetterà di assumere almeno due lavoratori in più al mese e di arrivare così a 30 entro la fine del 2015”. Obiettivo finale però è quello di raggiungere i 60 dipendenti entro il 2016, di cui 20 fissi a Londra “tutti assunti con contratto a tempo indeterminato”, aggiunge il fondatore.
Ma l’intenzione è anche quella di rafforzare la presenza in Italia dove già 650 piccoli negozi fanno parte della rete della startup. “Già da ottobre pensiamo di attivare nuove forme di pagamento”, quelle previste riguardano le donazioni alle onlus (ora costrette a pagare alte commissioni per le carte di credito), i pagamenti online dalla app e quelli che permetteranno di acquistare biglietti per i musei, i concerti. E alla domanda se su questo ultimo punto influisse anche la possibilità dei micropagamenti col cellulare introdotta dal ddl concorrenza, Alberto Dalmasso ha risposto: “No, seguiamo una tempistica diversa da quella legislativa, abbiamo dei tempi nostri”.