Scopri le storie di innovatrici e innovatori, venture capitalist e Unstoppable Women. Per tutto agosto la serie “The Best of” il giovedì e il sabato su StartupItalia
Il mese di agosto si arricchisce di un nuovo appuntamento per i lettori di StartupItalia. Ogni giovedì e sabato il nostro magazine lancia “The Best of”, ossia il meglio delle interviste realizzate negli ultimi mesi per tre rubriche molto seguite dalla nostra community. Al giovedì si alterneranno le puntate dedicate ai protagonisti del Venture Capital con le storie degli Italiani dell’altro mondo. Il sabato, come da tradizione, è il giorno delle Unstoppable Women. Buona lettura e buona ispirazione!
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Fausto Boni
«Quando c’è crisi i turisti delle startup se ne vanno. Quelli che invece investono perché ci credono rimangono». Fausto Boni, General Partner di 360 Capital, parla con cognizione di causa dal momento che ha vissuto uno dei momenti più drogati dall’hype del digitale: erano gli anni ’90, quando bastava appiccicare parole chiave come web e internet sul marchio di un business per posizionarsi e sperare in un investimento. «Ero a New York quando Amazon stava per quotarsi in Borsa». In Europa neppure si poteva immaginare la rivoluzione che Jeff Bezos aveva avviato in un garage di Seattle, impacchettando e vendendo libri giorno e notte grazie al web. Ma tra le Big Tech del futuro c’era anche tanta fuffa.
Diyala D’Aveni
«Il punto essenziale non è la crisi degli unicorni, ma la crisi di mercato. Il fatto che il credito costi di più ha fatto sì che si investisse meno, con valutazioni in calo. Di base il problema non viene dal mondo delle startup, ma dal mondo del capitale». Diyala D’Aveni è Head of Investments & Venture Building di Vento, il chapter italiano di Exor Ventures. «Abbiamo una tesi: tra tre anni l’Italia sarà dove al momento si trova la Spagna. Certo, saremo comunque indietro rispetto ad altri. Noi vorremmo essere presenti come investitori in almeno la metà degli unicorni che si saranno formati».
Diana Saraceni
Uno dei settori più interessanti per il venture capital è quello delle Scienze della Vita. Diana Saraceni, cofounder di Panakès Partners, ci ha spiegato trend e molto altro. In oltre 20 anni di esperienza, la venture capitalist si sente più preparata di ogni founder e Ceo che invia un pitch deck al fondo? «No: il nostro lavoro è complementare a quello di un imprenditore. Il VC ha dalla sua la visione sul settore degli investimenti. Conosce quel che ha funzionato in passato, le storie di successo. Il fondatore sa moltissimo del suo business plan». Avendo 250 milioni di euro sotto gestione, Panakès Partners non può permettersi certo di affidarsi soltanto al fiuto dei soci. È un lavoro di squadra, che raggruppa un network di esperti da tutto il mondo.