Bene o male sono tutti gli editori a lamentarsi del calo del traffico a causa dell’Intelligenza artificiale di Google che oggi restituisce le prime risposte in qualsiasi tipo di ricerca effettuata dagli utenti sul sito di big G. Contro AI Overview si è scagliato un gruppo di editori che ha fatto ricorso alla Commissione europea per denunciare la stessa Google.
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Che cosa denunciano gli editori?
«Ha causato e continua a causare danni significativi agli editori, in termini di traffico, lettori e perdite di fatturato», si legge in un esposto per abuso di posizione dominante che l’Independent Publishers Alliance, coalizione non profit di editori indipendenti con sede in Inghilterra, ha presentato il 30 giugno alla Commissione europea e all’Antitrust britannica (la Competition and Markets Authority) affermando che Big G sta «utilizzando in modo improprio i contenuti del web» a svantaggio di chi li produce.
Più nel dettaglio, gli editori lamentano di non avere «la possibilità di negare che il loro materiale venga impiegato per addestrare il modello linguistico AI di Google e/o che venga scansionato per i riassunti senza perdere la possibilità di comparire nella pagina dei risultati di ricerca generali», come si legge su Reuters. A detta dell’Independent Publishers Alliance, Mountain View avrebbe iniziato a mettere in atto una condotta sostanzialmente ricattatoria. A sottoscrivere l’esposto – si apprende – anche altri due enti senza scopo di lucro: il Movement for an Open Web e l’organizzazione Foxglove. Mentre già a febbraio una denuncia sempre relativa ai penalizzanti effetti di AI Overview era stata depositata a Washington da una piattaforma per lo studio online chiamata Chegg.
La risposta di Google
«L’informazione indipendente si trova al cospetto di una minaccia esistenziale: le AI Overview di Google», ha affermato la co-direttrice di Foxglove Rosa Curling, interpellata dalla stessa Reuters. Da qui l’urgenza di sollecitare la Commissione Ue «a prendere posizione e a consentire al giornalismo indipendente di potersi sottrarre». Ma da Big G arriva la replica: «Le nuove esperienze AI nella ricerca consentono alle persone di porre un numero di domande ancora maggiore, creando nuove opportunità di scoperta di contenuti e aziende». Inoltre, sarebbe difficile stabilire un preciso rapporto causa-effetto: «La realtà è che i siti possono guadagnare e perdere traffico per una serie di motivi – ha dichiarato un portavoce – tra cui la domanda stagionale, gli interessi degli utenti e i regolari aggiornamenti degli algoritmi di ricerca».