Il punto, dopo il primo round, con il founder e CEO Michele Grazioli: “Senza il controllo dei dati le aziende non vanno da nessuna parte”
Un “filosofo d’impresa”. È forse questa la definizione che preferisce quando qualcuno gli si chiede di tratteggiare la sua attività. Michele Grazioli, 26 anni, lombardo della provincia di Cremona, è founder e CEO di Vedrai: la startup, che vuole “matematizzare” le decisioni delle PMI grazie agli algoritmi di Intelligenza Artificiale e alla loro potenza predittiva.
Vedrai è sul mercato da un anno, è nata nel pieno della pandemia: raccogliendo forse il grido di aiuto di tante piccole e medie imprese, che non potevano più permettersi di sbagliare e di prendere decisioni senza senso. E ha appena chiuso un round da 5 milioni di euro, il primo. Michele ci ha raccontato come è nata e come funziona la sua azienda. Abbiamo parlato anche di lui, della sua esperienza di studente in Bocconi e di come sia cresciuto a “pane e impresa”.
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L’intervista
Michele Grazioli: “Volevo ascoltare “Avrai” di Claudio Baglioni, ma ho sbagliato a digitare e il compilatore automatico mi ha portato su “Vedrai” di Luigi Tenco. L’ho trovato ottimo e in linea per l’azienda che stavo per costituire: era un buon espediente lessicale e centrava anche l’approccio che volevo dare al progetto”.
SI: Che vuol dire “matematizzare” i processi decisionali di un’azienda?
MG: “Le imprese hanno a disposizione molte metriche relative ai processi e in grado di ottimizzarne l’efficienza, ma poche rispetto alle decisioni, dove tutto è lasciato spesso al caso. Nessun decision maker è in grado di prendere una decisione e sapere con chiarezza quali saranno gli effetti. Noi cerchiamo di creare dei consulenti virtuali che formalizzino le decisioni e che aiutano a prenderle. Fra le alternative possibili, qual è la migliore in base a obiettivi dati?
SI: Quindi come si comporta il consulente virtuale?
MG: “Dati diversi scenari, l’Intelligenza Artificiale calcola che impatto avrà sull’obiettivo dell’azienda”.
SI: Tutto questo in un software?
MG: “Sì, in un software as a service. L’azienda avrà a disposizione una serie di consulenti virtuali, ognuno per un’area specifica”.
SI: Come istruite l’Intelligenza Artificiale?
MG: “Anche con dati esterni all’impresa stessa (nel caso in cui ce ne siano pochi). Si accorpano i dati di tante aziende e sulle banche dati. Grazie a questo materiale facciamo delle simulazioni”.
SI: Il round.
MG: “Siamo sul mercato da fine ottobre 2020 e negli ultimi due mesi dello scorso anno abbiamo superato il milione di EBITDA. Al momento abbiamo un centinaio di aziende in portfolio: il nostro obiettivo è arrivare a 250 entro la fine dell’anno. Il round. Le persone che abbiamo portato dentro valgono molto di più, soprattutto in termini di credibilità, dei soldi che abbiamo raccolto. Aziende che fino a ieri pensavano che la fatturazione e la PEC fossero le più grandi rivoluzioni dell’informatica devono capire che l’Intelligenza Artificiale non è una scelta. La scelta è stare o non stare sul mercato”.
SI: Che cosa ha convinto di più gli investitori secondo lei?
MG: “Credo siano stati convinti più che dal prodotto, dal perché noi lo facciamo. Sono stati convinti soprattutto dal fatto che ci siano una cinquantina di under 30 che hanno deciso di aiutare le PMI a digitalizzarsi”.
SI: Siete nati durante la pandemia.
MG: “L’emergenza ha messo in chiaro una volta di più che senza il controllo dei dati le aziende non vanno da nessuna parte”.