Ottimizzare i tempi degli ordini al ristorante rendendo il menù più personalizzabile possibile grazie all’AI. Con questo obiettivo il team di WaitHero nel 2021 ha avviato la startup a Londra. Facile a dirsi ma difficile a farsi, perché per i co-founder italiani si è trattata di una gran bella scommessa.
«Vivo a Londra da 10 anni, dove mi sono sempre occupato del mondo finanziario – racconta Mirco Bulega, CEO di WaitHero – Durante la mia carriera ho investito in tante realtà, ma nessuna mi ha mai conquistato come WaitHero. Appena Gianandrea (ndr co-founder di WaitHero) mi ha spiegato che cosa aveva in mente, non esitato un attimo, mi sono detto: “Buttiamoci!”. È andata bene, ma gli ostacoli non sono stati pochi e le incertezze neppure. Tutto questo in Italia non sarebbe stato possibile».
Oggi WaitHero è una web-app consolidata operativa in 1.500 locali con più di 20mila gli utenti. Recentemente ha chiuso due round, da 540mila euro e da 1 milione di euro, con una valutazione post money di 4,5 milioni di euro. Ma come è riuscita ad affermarsi in un mercato complicato come quello della ristorazione?
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Dall’idea alla startup
Nel 2021 Mirco Bulega, originario di Latina, si trovava a Londra già da tempo. «Da sempre sono un appassionato del mondo della finanza, degli investimenti e della macroeconomia. Dopo la Bocconi ho studiato alla School of Economics in Svezia per poi lavorare in Credit Swisse a Londra. Qui ho trovato la mia casa – spiega Mirco – Ho conosciuto Gianandrea, che aveva vissuto negli USA e lavorava nel mondo dell’AI e del machine learning. Il suo mindset e le sue idee chiare mi sono piaciute da subito, così appena mi ha messo sul piatto l’idea di WaitHero non avuto dubbi: Ce la potevamo fare».
L’esperto di AI e l’investitore si siedono a tavolino e studiano nei minimi dettagli quella che sarebbe diventata una startup di successo nel settore della ristorazione con sedi a Londra e Birmingham. «Oggi nel nostro team ci sono 25-30 persone – spiega Mirco – In Italia tutto questo sarebbe stato impossibile».
Come funziona WaitHero
Grazie a processi di data analysis, WaitHero impara le abitudini e le preferenze dei clienti per offrire un menù customizzato in base alle singole esigenze, oltre a permettere di saldare il conto dividendolo anche tra più commensali rapidamente. Un processo che può avvenire anche in maniera inversa: una volta che il cliente ha scelto il piatto, in automatico l’app suggerisce i vini, come un cameriere in persona.
I due co-founder, Gianandrea Siccardi e Mirco Bulega, e il CTO, Andrea Maggio, lavorano tra Torino, dove vive Gianandrea, Latina, Birmingham e Londra. «Aiutiamo sia i camerieri che i clienti finali in un settore che non ha ancora avuto un forte impatto tecnologico. Proprio per questo abbiamo avvistato un alto potenziale – racconta il CEO – Tanti ristoratori sono rimasti ancora all'”età della pietra” e con WaitHero possono fare tantissimo. Per esempio, grazie all’AI hanno a disposizione un cameriere “digitale” che consiglia ai clienti che cosa ordinare in base ai propri gusti, allergie, intolleranze ecc…».
WaitHero non è conosciuto solo in Inghilterra, ma anche in Italia. «A Latina abbiamo acquisito “Mangiatutto“, società pioniera in Italia dal 2006 nel servizio di food delivery sostenibile per la ristorazione».
Le prossime frontiere
Adesso la startup punta a consolidarsi anche nel Belpaese, per poi andare poi su altri mercati europei ma non solo.
«Stiamo lavorando anche per la ristorazione araba e cinese, con l’idea di costruire un modello globalizzato – racconta Gianandrea Siccardi – Questo settore ha bisogno di cambiare passo e ha un potenziale incredibile. Noi forniamo dati ai ristoratori attraverso un modello di business che sta crescendo e siamo alla ricerca di analisti di machine learning, per rendere questo modello sempre più automatizzato, affinché i ristoratori abbiano sempre il “cameriere in tasca”».
E alla domanda se Mirco ha mai pensato di tornare in Italia, il CEO risponde: «Si, ci ho pensato, Latina la porto sempre nel cuore, ma per adesso mi accontento di tornarci spesso».