firmedalfuturo

Non c’è Big Tech statunitense che non abbia abbracciato il pensiero di Trump, come dimostra la recente intervista a Peter Thiel del New York Times. La commenta un italiano di frontiera del calibro di Leandro Agrò, pioniere di IoT e Design Thinking, consulente ed executive fra Italia e Bay Area di numerose aziende che ben conosce quelle latitudini oggi in fermento politico. «Personaggi come Musk e altri Ceo sulla cresta dell’onda incarnano un tipo di leadership che turba ma raggiunge l’obiettivo»

Una ricerca ha mostrato come su oltre 2.000 parole pronunciate in un anno da tre grandi marchi in merito alle loro trasgressioni e ai loro errori la parola “scusa” non sia apparsa neanche una volta. Se in una era pre-social gli scivoloni nella comunicazione rimanevano circoscritti geograficamente e potevano essere nascosti all’opinione pubblica, oggi una singola lamentela può diventare virale e influire sulla percezione di milioni di clienti creando danni enormi. La nuova puntata di A lezione di fallimento di Francesca Corrado

Le relazioni internazionali diventano sempre più complesse e agli imprenditori è perciò richiesto di percepire e interpretare segnali estranei al contesto delle loro imprese, della loro formazione e ai sensi che di norma si esercitano a mantenere allenati. Va in loro soccorso il libro “Geopolitica per le imprese”, edito da Egea, di Marco Valigi, politologo, insegnante all’ESCP Business School e all’Università Cattolica del Sacro Cuore e collaboratore dell’ISPI. Un estratto per la rubrica Futuro da sfogliare

Oggi possiamo scaricare un modello AI sul nostro pc e fargli scrivere codice, testi, perfino deepfake incredibili e non servono quasi più sviluppatori con anni di formazione alle spalle. È sempre colpa della tecnologia? O forse è colpa nostra se stiamo disimparando a fare fatica e non vogliamo nemmeno più accorgercene? L’analisi di Matteo Flora nella nuova puntata della rubrica Tech Policy

Sempre più aziende blindano i processi di selezione del personale o di avanzamento in carriera dietro algoritmi e robot, che spesso discriminano i lavoratori più di quanto farebbe un umano. Soluzioni “diversamente intelligenti” che costituiscono per alcune persone un muro invalicabile. Le riflessioni di Guido Scorza, componente del Collegio del Garante per la protezione dei dati personali