In Australia gli editori stanno lavorando ad una legge che imponga a Facebook e Google di condividere con loro una fetta dei loro introiti
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“Chi oggi ha 25 anni spesso non ha idea di cosa faccia il Parlamento o delle funzioni del premier. I quotidiani si preoccupano troppo di alimentare la polemica politica e non danno spiegazioni. Così i giovani non li leggono”
Fondato nel 1982, il giornale vendeva quasi 2,3 milioni di copie del 2007. Ora quelle comprate a prezzo pieno non arrivano a 180mila
Tre giornate di formazione e una hackathon di 12 ore a Torino: la Digital Transformation Academy ha l’obiettivo di favorire il processo di trasformazione digitale della stampa
In principio furono i banner, pop-up, eccetera. Ora la nuova frontiera per chi vuole far monetizzare un sito è il native advertising, meglio se video. Ecco spiegata la vendita per quasi 300 milioni di una startup, Teads. La sede italiana è diretta da un ex stagista, Dario Caiazzo, lo abbiamo intervistato
E’ stato il fondatore de Linkiesta, ora dirige un giornale online dove quasi tutti i contributors scrivono gratis e ogni mese premia il più cliccato con mille euro. Jacopo Tondelli parla a Startupitalia, e sul futuro del giornalismo ai tempi di Facebook e Google dice: «per arginare lo strapotere dei contenitori dipenderà tutto dalla nostra capacità di produrre contenuti»
Il direttore dell’edizione online del Fatto Peter Gomez parla a Startupitalia: «La bufala più grande è la “post-verità”, inventata dai politici che perdono». Su Facebook e il futuro dei giornali: «A Zuckerberg serve più qualità, ma intanto paga la pubblicità quanto Google». Gli haters sono pagati? «Penso di sì, ma va dimostrato»
I siti senza banner esistono. Non vendono pubblicità proprio perché li sponsorizzano direttamente le grandi aziende. Si chiamano native advertising e brand journalism (questo giornale ne è un esempio) e non sono solo una nuova frontiera del marketing