«Vogliamo invitare gli early adopter quest’anno per aiutarci a sviluppare questo sistema – ha spiegato il Ceo Bernt Børnich -. Vogliamo che viva e impari tra le persone e per farlo abbiamo bisogno che le persone portino Neo a casa loro e ci aiutino a insegnargli come comportarsi». Abbiamo già scritto della startup norvegese 1X, finanziata tra gli altri da OpenAI. Nel settore della robotica l’azienda compete con società come l’americana Figure in quella che assomiglia sempre di più a una partita per puntare su umanoidi domestici, da vendere sul mercato B2C esattamente come se fossero robot aspirapolvere. Ma bipedi.
Come funziona l’umanoide di 1X
In un’intervista a TechCrunch il Ceo di 1X Bernt Børnich ha dato alcune indicazioni sui passi imminenti della startup di robotica. Nel video promozionale del mese scorso si nota uno dei nuovi modelli, Neo Gamma, alle prese con le mansioni domestiche: passa l’aspirapolvere e porta il tè al tavolo mentre gli inquilini si rilassano. In realtà la macchina non è impeccabile e, cosa più importante, è in parte controllata da remoto da un operatore umano.

Portandosi in casa uno di questi umanoidi – si parla di centinaia fino ad alcune migliaia di robot in giro per altrettante case – l’azienda punta ad addestrare sempre di più il proprio modello di AI – sviluppato in house – e a mettere alla prova l’automa in contesti domestici imprevedibili. Proprio come l’auto a guida autonoma, anche l’umanoide in un ambiente stretto fa i conti con moltissime variabili.
La domanda è: se i robot di 1X arrivano nelle case nel 2025 significa che presto saranno sul mercato? Assolutamente no: c’è un tema di costi, di scalabilità del progetto e soprattutto di sicurezza. Così come il nodo della tutela della privacy: dando il benvenuto al robot le persone apriranno le porte della propria casa agli occhi dell’azienda, che attraverso le telecamere e i sensori potranno di fatto entrare in casa altrui. Ciascun utente potrà comunque in ogni momento impedire l’accesso.