«Qui molte persone che incontro ogni giorno lavorano nel tech. Sei esposto a questo mondo. A Berlino l’ecosistema genera idee, trasparenza ed è aperto all’innovazione grazie a un capitale intelligente. I fondi VC fanno bene il loro mestiere, danno i giusti termini ai founder, con processi veloci e competitivi. Poi, ovvio, anche qui ci sono i problemi. Come l’aeroporto». Alessandra Mazzilli, nata a Bologna nel 1993, fa parte del team investimenti di Earlybird Venture Capital ed è la nuova protagonista del nostro viaggio alla scoperta degli “Italiani dell’altro mondo”. Con lei abbiamo parlato non soltanto di Germania, ma anche di Stati Uniti ed Europa, con le prospettive sull’AI su cui è bene fare chiarezza per capire cos’è la vera innovazione.
La storia di Alessandra Mazzilli
Fin dalle scuole superiori Alessandra Mazzilli ha viaggiato per studio, frequentando un semestre in Australia ai tempi del liceo. Poi gli studi a Milano, in Bocconi. «Durante il master sono stata a Bangkok e a Boston. La mia facoltà mi avrebbe spinto verso un Phd, ma l’ambiente accademico mi sembrava troppo lento». Subito dopo il periodo universitario ha maturato qualche mese di esperienza in consulenza per poi passare al comparto investimenti, che l’avrebbe proiettata di nuovo verso l’estero.
Formatasi in Bocconi, uno degli atenei senz’altro più attenti al tema dell’imprenditoria e delle startup, Alessandra Mazzilli ha però vissuto l’accademia negli anni – 2012/2017 – in cui l’ecosistema si stava ancora formando. «Per cinque anni si è sentito poco parlare di imprenditoria o di innovazione. Come molti altri avrei voluto conoscere le aziende del Nasdaq, ma non c’era esposizione al comparto startup».
Il primo contatto è avvenuto con un multi-family office, Praesidum. «Investivamo in private equity e VC, 90% in America e 10% in Europa. Mi sono focalizzata sul tech e coprivo investimenti da buy-out a growth. La parte Venture Capital era soltanto in America: facevamo investimenti in fondi importanti». Mazzilli si è anche occupata di lanciare la strategia per il food tech in Europa, con una componente scientifica più forte rispetto a quella tecnologica (dunque nuove proteine, etc.).
Un altro mondo
Per diversi mesi ha dunque preso dimestichezza con l’ecosistema americano. «Vincere deal diretti in America è complesso: io andavo a incontrare i managing partner di aziende come Insight e Silver Lake per creare relazione e capire la strategia. La difficoltà era ottenere l’allocazione», cioè convincerli di farla salire a bordo. Differenze macroscopiche rispetto al comparto europeo?
«I manager di questi fondi sono molto diversi da quelli europei. Negli USA c’è uno standard di base nel sapersi vendere: sono tutti sales man, bravi a presentarsi e a raccontare le proprie idee. E poi sono davvero aggressivi a livello di attitudine di investimento. In Europa si parla di down side protection, ovvero come tutelarsi da un investimento nel caso non vada bene. In America semplicemente non sono discorsi che si fanno».
Nel 2021 Alessandra Mazzilli è arrivata a Berlino per iniziare un percorso con Cavalry Ventures. «Tanti investimenti pre-prodotto, dunque parecchia due diligence. Un’esperienza interessante, che mi ha permesso anche di fare angel investment e di diventare vice presidente del team di investimento». Da poco tempo si è spostata a Earlybird, sempre nella capitale tedesca. «La piattaforma è ancora più internazionale: la società è attiva dal 1997, con forte presenza a Londra. Hanno visto aziende passare da 0 a 1 e da 1 a 100». Anche in questo caso il verticale di riferimento è l’early stage.
Punto sull’AI
Ma è davvero tutta AI come si legge oggi? O c’è dell’altro su cui sarebbe bene che gli investitori e la stampa si interessassero? «Al 90% oggi gli early stage sono su AI application. Lo si è visto anche dall’ultimo batch di Y Combinator. Io penso che ci siano diverse aree come marketing e advertising che saranno trasformate, di nuovo».
Eppure anche a SIOS24 Summer si è parlato di un rischio bolla per l’intelligenza artificiale. «Se si aggiunge un chatbot per aiutare il customer service quella non la ritengo intelligenza artificiale che ha un impatto sul ROI. C’è spazio per la robotica nella manifattura, così come per tutto il settore energetico, con un passaggio da centralizzazione a decentralizzazione».
Berlino, dopo Parigi e Londra
Berlino in questo scenario è senz’altro una delle città più interessanti, terza in Europa per capitali VC raccolti (1 miliardo di euro) nel 2023, dietro Parigi (1,5 miliardi) e Londra (2,7 miliardi). «A Berlino tutto è iniziato grazie a Rocket Internet. Le cose funzionano, anche se a livello amministrativo ci sono problemi, così come per i disservizi dell’aeroporto. La città comunque non supera Londra e non è la prima in Europa per quanto riguarda l’attrattività dell’ecosistema». E l’Italia? Ora che CDP Venture Capital ha presentato il nuovo piano industriale da qui alla fine del decennio, le prospettive sono di una maggiore specializzazione degli investimenti.
C’è interesse a investire nella regione perché il talento c’è e le valutazioni sono più basse. «Ma manca un cambiamento culturale. Quando parlo con founder italiani capisco che stanno costruendo qualcosa sulla base di quel che il mercato italiano ha bisogno. Se parlo con founder tedeschi sono invece globali fin dall’inizio. In partenza è normale avere clienti locali, ma l’azienda deve guardare al mondo».