Ha 24 anni, da sempre affascinato dalla scienza, sogna di diventare professore universitario. È il primo – e per ora unico – laureato d’Italia in ingegneria quantistica. Ha 24 anni, si è laureato al Politecnico di Torino a luglio con 110 e lode. Si chiama Marco Parentin, vive a Trieste e sogna di diventare professore universitario. «Fin da piccolo sono affascinato dalla scienza. Ma non sono un genio, ho semplicemente studiato». Dopo la laurea triennale in Ingegneria elettronica a Trieste, si è trasferito a Torino per intraprendere il nuovo corso di laurea magistrale in Quantum Engineering, partito nel 2023 in lingua inglese.

Pionieri negli studi
«Cercavo qualcosa che mi ispirasse e appena ho trovato questo corso, ho capito che era quello che volevo. Alle porte c’è una nuova rivoluzione tecnologica che investirà ogni aspetto della nostra vita, dalle comunicazioni al calcolo, dalla finanza alle scienze della vita, dalla sicurezza all’energia. Siamo partiti in 40 studenti. Mi sono laureato in due anni e non sapevo di essere l’unico a iscrivermi alla sessione di laurea e poi il primo a laurearmi. È stato un caso».
Marco ha fatto la tesi all’University of Cambridge, con la professoressa Nilanjana Datta e il dottor Bjarne Bergh oltre che il professor Riccardo Adami del Politecnico. Titolo: “Onset of Superactivation of Quantum Capacity” e l’ha discussa in entrambe le città. «La mia grande passione è la teoria dell’informazione quantistica e grazie al contatto di un professore del Politecnico ho avuto la possibilità di svolgere la mia ricerca di tesi all’estero con una grande esperta del settore».

Dal giorno della laurea, Parentin ha ricevuto numerose proposte di lavoro, ma lui punta a fare il dottorato e seguire la ricerca in questo ambito. «Negli ultimi decenni, la fisica quantistica ha vissuto un’enorme accelerazione, grazie alle nuove tecnologie che permettono di manipolare singole particelle microscopiche. Questo ci consente di ottenere vantaggi legati alla cosiddetta informazione quantistica».
A cosa servirà il computer quantistico?
È qui che entra in gioco il computer quantistico. «È un nuovo tipo di computer, capace di essere miliardi di volte più veloce dei computer tradizionali e in grado di risolvere problemi oggi irraggiungibili dai calcolatori attuali. In tutta Europa ci sono computer quantistici, anche a Torino proprio al Politecnico è appena arrivato il Quantum computer IQM, intitolato al matematico Lagrange, un quantum computer a 5 qubit».
Ma quali problemi risolverà il quantum computer? «Il più noto tra i problemi complessi è la fattorizzazione di un numero. Quando hai un numero intero, ti chiedi come scomporlo nei suoi fattori primi. Per esempio, 6 è uguale a 2 per 3. Quando il numero diventa enorme, nessuno riesce a scomporlo. Nemmeno i computer classici riescono a farlo in modo efficiente. Con il computer quantistico, invece, esiste un algoritmo che permetterebbe di farlo e in tempi brevi». La computazione quantistica non è solo una rivoluzione teorica. Avrà un profondo impatto su tutti gli aspetti della nostra vita.

Papà consulente commerciale, mamma segretaria, Marco riporta nel suo stato di WhatsApp la frase del fisico Richard Feynman: “I was an ordinary person who studied hard. There are no miracle people.”«La frase dice: “Ero una persona qualunque che ha studiato molto. Non esistono persone miracolose” e contraddistingue il mio pensiero in quelli che sono gli ambiti di studio più difficili. Credo che chiunque possa diventare bravo in fisica e matematica. Non esiste il talento puro: esiste la costanza, l’impegno. Uno non nasce genio, lo diventa facendo fatica».
La chiave? Uscire dalla comfort zone
Marco studia dalle otto alle dieci ore al giorno. «Mi piace, non lo vivo come un sacrificio. Mi diverte capire le cose fino in fondo». Quando parla della sua generazione, lo fa con rispetto. «Conosco tanti ragazzi e ragazze che meritano davvero. Nonostante le difficoltà e la competitività del mondo che stiamo vivendo, vedo persone che si impegnano e si aiutano a vicenda. Credo che la chiave sia uscire dalla zona di comfort, porsi obiettivi anche ambiziosi. Se non li raggiungi, avrai comunque fatto un passo avanti».

Da sempre bravo a scuola in matematica, ma l’amore per la materia scoppia all’università, durante il primo anno di ingegneria biomedica a Trieste. «Avevo un ottimo professore di Analisi matematica 1 e 2 che mi ha aperto il mondo della matematica a livello avanzato. Lì ho capito che era quello che volevo fare e che ero appassionato alle scienze pure, fisica e matematica» .
Tra i suoi hobby: la lettura di romanzi e la filosofia. «Mi sembra molto vicina alla matematica e alla fisica quantistica. Ci sono aspetti della fisica quantistica controintuitivi che danno un’immagine del mondo che, dal punto di vista filosofico, è appunto controintuitiva. Che ha delle conseguenze che effettivamente non riesce a percepire nel mondo macroscopico in cui viviamo noi. Un esempio è la non località, secondo cui due particelle che condividono uno stato entangled possono esibire correlazioni istantanee tra le loro misure, anche separate da distanze astronomiche».
A questo punto, gli chiedo: si può dire in modo più semplice? «Certo. L’entanglement mette in dubbio la nostra idea classica che due oggetti lontani non possano influenzarsi a vicenda». Quando avremo computer quantistici davvero utili? «Già nel prossimo decennio, potremmo probabilmente avere una macchina che permette di ottenere il cosiddetto vantaggio quantistico. Ossia che ottiene risultati che non sono ottenibili in maniera classica. E in quel momento avremo una macchina davvero utile».