Musicista, compositore, comico, scrittore. Rocco Tanica (pseudonimo di Sergio Conforti) è un artista dalle tante passioni che riesce a coltivare e approfondire con minuzia e dedizione. Conosciuto, soprattutto, come il tastierista e il compositore di Elio e le Storie Tese, abbiamo approfittato della sua partecipazione all’evento “L’AI non è una cosa da alieni. Come le aziende stanno già usando l’intelligenza artificiale” di Elmec Informatica per farci raccontare quale è stato e quale è il suo rapporto con l’AI, che l’ha portato alla stesura di “Non siamo mai stati sulla Terra“, un libro scritto a 4 mani durante la pandemia da Rocco e GPT-2. Una combo interessante che ha portato a risultati inattesi dallo stesso scrittore.
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Un libro “intelligente”
Sergio Conforti, per tutti Rocco Tanica, non è un caso che sia soprannominato così. Il primo alias che ebbe fu “Confo Tanica” (“Tanica” coniato da Elio per la sua propensione al consumo di alcol), successivamente mutato in “Rocco Tanica” per giustificare, durante le esibizioni dal vivo, il nome del protagonista della canzone “Vivi Rocco” (parodia di “We Will Rock You” dei Queen). Tra i soprannomi estemporanei, per un periodo è stato Renato Tinca, poi René, Carambola, Nuovo Boosta, Luigi Calimero, Antonelliano, Aleppe, Tony Concilianti, Carlo Ponte, e molti altri. Ma come è arrivato a scrivere un libro con l’aiuto dell’AI? A questa domanda Sergio, o meglio, Rocco, ci ha risposto così: «Ho iniziato con GPT-2 a inizio 2020, durante la pandemia. In quel periodo di grandi riflessioni mi era balzato per la mente di scrivere un libro, così ho chiesto aiuto a una tra le prime piattaforme di AI disponibili – racconta a StartupItalia – Ho utilizzato proprio quella perché mi sembrava che reagisse meglio al mio stile narrativo, un po’ caotico e fintamente disorganizzato. Inizialmente è stato un po’ un gioco, un esperimento, ma poi mi ha convinto». E così è nata la “relazione” tra Rocco e l’intelligenza artificiale. «Sono stato il primo italiano a scrivere un libro in collaborazione con GPT, che è poi stato pubblicato nel 2022». Un pioniere della letteratura contemporanea. «Fino al 2020 c’era tanta letteratura teorica attorno all’AI, ma mancavano esempi pratici che io, invece, andavo cercando. Così è iniziato il mio dialogo con l’intelligenza artificiale». Un dialogo che lo ha tenuto incollato al PC per giornate intere, con quella curiosità di capire fino a che punto quel sistema sarebbe stato in grado di spingersi e cosa avrebbe tirato fuori dalle più disparate domande.
A tu per tu con l’AI
“Non siamo mai stati sulla Terra” racconta proprio il rapporto tra un uomo e un marchingegno robotico, “Out0mat-B13“. Sono seduti uno di fronte all’altro in un hotel di provincia. L’uomo interroga con curiosità la macchina, le chiede che cosa ha visto, che cosa conosce, che cosa si aspetta dal Pianeta. «Si tratta di un “botta-risposta” tra 2 entità che hanno un nome – spiega Rocco – Io interpreto la parte di un vecchio scrittore che si appoggia, prima con diffidenza e poi con fiducia, a una macchina, sulla falsa riga delle parti teatrali dialogiche, come se fosse proprio un copione, ma poi non c’è una soluzione di continuità e si arriva a parlare di tutto». Ma quali erano le aspettative dello scrittore? E, soprattutto, sono state soddisfatte? «Direi assolutamente di sì – ci dice – In quel periodo, anzi, ero quasi diventato succube di quella macchina. Quello che mi ha sorpreso di più in assoluto è stato, oltre alla rapidità nelle risposte, la precisione con la quale ha risposto alle mie domande. E quando inizi a pensare che una macchina ti possa parlare, è il momento di chiudere il PC, altrimenti si diventa pazzi!». Conquistato da GPT, Rocco si è lasciato andare a quell’AI che lo ha travolto: «È stato come avere un filo diretto con la “divinità digitale“, ho capito sin dalla prima sera le insidie che avrebbe potuto nascondere, ma ne ero attratto. Andavo a letto con l’idea di ricominciare la “conversazione” il giorno dopo». Ma GPT non ha solo pregi, e Rocco se ne accorge ben presto.
Non è tutto oro quello che luccica
«Uno dei limiti di GPT-2 era quello di non riuscire a memorizzare più di 3.500 caratteri. Questo significa che fino a 3.500 battute rispondeva in modo coerente con quello che avevi scritto, poi, dalla battuta 3.501, dimenticava tutto. Per questo ho fatto paragrafi semi-brevi, da meno di 3.500 caratteri. A volte però sono andato comunque avanti, ho voluto “sfidare il caso”», racconta Rocco. Ma, una volta terminato l’esperimento, come è andato a finire il suo rapporto con l’intelligenza artificiale? «Con l’intelligenza generale generativa di testo poi “la mia relazione” si è completamente interrotta. Dopo 2 anni (dal 2020 al 2022) di utilizzo quotidiano devo dire che ero saturo della materia. Oggi per scrivere la uso solo quando sono di fretta o devo fare qualcosa di tecnico, per esempio mi aiuta con qualche traduzione complicata – racconta – Nel campo della musica, con l’uscita di due nuovi software che ho scoperto recentemente, mi diverto a comporre tracce estemporanee che poi non sono “definitive”, nel senso che una volta che il software ti restituisce dei risultati devi, comunque, fare una selezione».
A proposito di musica…
E proprio a proposito di musica, abbiamo chiesto a Rocco se pensa che l’AI arriverà a sostituire alcune figure professionali in questo settore, o se già lo sta facendo. «Tutti pensiamo di avere iniziato un rapporto con l’AI nel 2023, ma nella produzione musicale è presente da decenni – spiega – Per esempio, nella musica elettronica, dal momento in cui si randomizza una sequenza, ogni volta si ottengono risultati diversi. Ecco, questa randomizzazione è un piccolo esempio di AI. Oppure, gli strumenti che nascono per correggere gli errori, anche quelli sono esempi di intelligenza artificiale. Se la macchina lavora con metodo probabilistico, credo che l’AI sia, attualmente, un valente archivista», e conclude: «Ho un’età nella quale non ho grandi prospettive professionali, per cui i risultati che ho ottenuto sinora non possono essere inficiati dall’AI, ma mi metto nei panni di chi oggi aspira, ad esempio, a fare l’illustratore o il fotografo.. Beh, sono assolutamente convinto che debba imparare a usare gli strumenti di AI disponibili se non vuole che qualcuno prenda il suo posto, anche perché non è l’intelligenza artificiale che ruba i posti di lavoro, ma saranno coloro che non la sapranno usare bene a non trovare più un lavoro».