La tragedia che ha colpito la famiglia Escobar si è consumata intorno alle 15.17 ore di New York. A bordo dell’elicottero che è precipitato nel fiume Hudson c’erano Agustìn Escobar, amministratore delegato della multinazionale Siemens Spagna con la moglie Merce Camprubi Montal, i loro tre figli di 4, 5 e 11 anni e il pilota, un uomo di 36 anni, la cui identità non è ancora stata rivelata. La famiglia Escobar, giunta a New York da Barcellona, stava facendo una vacanza in città.
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Di che cosa si occupava Agustìn Escobar?
Escobar da 27 anni lavorava per Siemens. Prima di essere amministratore delegato, è stato vicepresidente della Camera di Commercio tedesca per la Spagna. La moglie era una collega e manager di Siemens energy a Barcellona, nipote dell’ex presidente del Fc Barcellona Agustí Montal Costa e pronipote di un altro presidente dello stesso club, Agustín Montal Galobart. Descritto dai media USA come «un dirigente di alto profilo di Siemens», Agustín una tra le più grandi aziende tecnologiche europee. Escobar guidava l’azienda dal 2022, ricoprendo anche il ruolo di CEO globale di Rail Infrastructure di Siemens Mobility. Aveva oltre 25 anni di esperienza nella gestione di operazioni internazionali negli Stati Uniti, in Sud America, in Germania e in Spagna.
Quel maledetto fiume
Questa volta nell’Hudson è precipitato un Bell 206, decollato dall’eliporto di Wall Street poco dopo le 15 (le 21 in Italia) verso il ponte George Washington. Poco prima di raggiungerlo, però, qualcosa è andato storto. Secondo quanto riferito da alcuni testimoni al Post, una sezione del rotore si sarebbe staccata in volo. Il velivolo ha quindi iniziato a ruotare su sé stesso, precipitando nelle gelide acque del fiume, nei pressi del Pier 40, a Manhattan. Le squadre di soccorso lo hanno rinvenuto capovolto e completamente sommerso.
Non è la prima volta che capitano tragedie simili nel fiume newyorkese.
Nel 2007 un elicottero turistico è precipitato nell’Hudson a causa di un problema meccanico dopo il decollo da un eliporto del West Side. Tutti sono riusciti a salvarsi.
Il 15 gennaio 2009, il volo US Airways 1549, un Airbus A320 decollato da LaGuardia e diretto a Charlotte, subì un grave danno a entrambi i motori solo due minuti dopo il decollo, a causa dell’impatto con uno stormo di oche canadesi. Al comando, il capitano Chesley “Sully” Sullenberger, la cui storia è stata recentemente rievocata nel film “Sully”, valutata l’impossibilità di tornare in aeroporto, prese una decisione estrema: ammarare sull’Hudson. Con una manovra impeccabile, l’aereo toccò l’acqua alle 15:31, restando miracolosamente integro. I 155 occupanti furono evacuati grazie agli scivoli di emergenza e ai soccorsi rapidi via traghetto. Il gesto del comandante, insieme al sangue freddo dell’equipaggio, fu definito “miracoloso” da stampa e autorità. Nessuna vittima, solo lievi ferite e ipotermie.

Lo stesso anno, in agosto, un elicottero turistico con a bordo cinque turisti bolognesi e un aereo privato Piper si sono scontrati in volo a circa 300 metri di altezza, all’altezza di Hoboken, di fronte a Manhattan. Nessuno dei nove passeggeri è sopravvissuto. Tra le vittime, oltre ai cinque italiani, anche un bambino di nove anni che viaggiava sul Piper con il padre.
Più di recente, nel 2018, un elicottero privato noleggiato per un servizio fotografico si è schiantato nell’East River di New York capovolgendosi in acqua e uccidendo tutti e cinque i passeggeri a bordo mentre il pilota è stato tratto in salvo da un rimorchiatore.

Un anno più tardi, nel 2019, un elicottero si è schiantato nel fiume vicino a un trafficato eliporto di Manhattan affondando parzialmente ma non prima che il pilota riuscisse a salvarsi pressoché indenne. Non c’erano altre persone a bordo, ma un portuale che cercava di liberarsi dalla traiettoria dell’aereo in discesa è scivolato e si è ferito al polso.