Quel week end di fine autunno nel 2023 è stato uno dei più turbolenti degli ultimi anni nel panorama tech. Sam Altman, Ceo di OpenAI, era stato licenziato dal board della non profit con l’accusa di scarsa trasparenza e di aver mentito su una serie di questioni. Come avevamo raccontato sul magazine nelle ore successive era stato poi decisivo l’intervento di Satya Nadella, a capo di Microsoft (tra gli investitori dell’ex startup), per riportare Altman al suo posto.
Da allora molto è cambiato nella società di ChatGPT, nel pieno oggi di una transizione verso realtà for profit. Il libro in uscita a giugno intitolato “The Optimist: Sam Altman, OpenAI, and the Race to Invent the Future” scritto dalla giornalista del Wall Street Journal Keach Hagey analizza cosa è successo.

Cosa c’è dietro il licenziamento di Altman da Ceo nel 2023?
A preoccupare i membri del board che avevano deciso di licenziare Altman nel 2023 c’erano varie questioni, come ad esempio la gestione dello Startup Fund, di proprietà dell’amministratore delegato. Oltre a ciò quelle che all’epoca erano figure di vertice di OpenAI, il cofounder Ilya Sutskever e la CTO Mira Murati, avrebbero attivamente raccolto prove per testimoniare quello che ai loro occhi era un comportamento disonesto da parte dell’ad.
Su TechCrunch viene citato un episodio: secondo il Ceo l’ufficio legale dell’azienda avrebbe detto che GPT-4 Turbo non aveva necessità di un vaglio da parte del security board, cosa invece non vera. Sutskever e Murati, come noto, hanno da tempo lasciato OpenAI per avviare una propria startup e altri nomi importanti hanno abbandonato il progetto di Altmam. Che, nel frattempo, sarebbe vicino a chiudere un round da 40 miliardi di dollari guidato da SoftBank.