Cosa lega l’invenzione di un popolare liquore al carciofo protagonista del miracolo economico negli anni Sessanta a quella del car sharing di auto elettriche? E cosa c’entrano queste innovazioni con il lancio dei primi centri di rilevanza mondiale sull’Intelligenza artificiale, con le prime moderne strategie di marketing e persino con il tentato lancio di una tv nazionale quando ancora la Rai doveva avviare le sue trasmissioni? C’è un filo che attraversa queste imprese così diverse e che conduce dritto alla mente inquieta di un uomo capace di avvistare il futuro con decenni di anticipo. E basterebbe soltanto una delle sue trovate per promuoverlo di diritto tra le figure leggendarie del nostro Paese. Eppure, persino a Padova, la città dove ha vissuto il grosso della sua vita, quasi nessuno sa chi sia. Si chiamava Angelo Dalle Molle, faceva l’imprenditore ma era un idealista carico di amore per il mondo. E forse è arrivato il momento di ricordarsi di lui.

Chi è Angelo Dalle Molle
Ho incrociato la sua storia per caso, in un bel libro di Alessandro Aresu, “Geopolitica dell’intelligenza artificiale”, che lo colloca tra le figure di primo piano nella traiettoria dell’informatica che ai giorni nostri ha portato allo sviluppo di modelli sofisticati come ChatGPT. Accanto, per capirci, a nomi come Alan Turing, Elon Musk, Jensen Huang o Sam Altman. Possibile che, malgrado mi occupi ogni giorno di tecnologia da oltre un decennio, non ne avessi mai sentito parlare? La curiosità si è trasformata presto nell’immersione dentro una vita che sembra contenerne cento in altrettante aree diverse. E, ascoltando le persone che lo avevano conosciuto, i familiari, i colleghi, i dipendenti e gli studiosi, mi sono reso conto che ogni sua scelta aveva sempre lo stesso comune denominatore: trovare un modo per fare stare le persone meglio di come stavano.
Così, più mi documentavo più il mio stupore cresceva. Al punto che il materiale accumulato era tale da convincermi che valeva la pena dissotterrarlo dall’oblio e dedicare un podcast a questo personaggio straordinario: si intitola “Angelo Dalle Molle – Il genio dimenticato” ed è disponibile da oggi su RaiPlaysound.
La storia prende le mosse da Padova, città da sempre nota come la capitale degli speziali. Nel 1935, ancora ventenne, Angelo Dalle Molle abbandona gli studi e convince il padre e i due fratelli ad acquistare la Pezziol, azienda in crisi ma proprietaria del celebre liquore all’uovo Vov. Con la fine della Seconda guerra mondiale, Angelo è subito tra i capitani di un marchio nascente che raccoglie il meglio dell’ingegno tricolore, il Made in Italy, di cui proprio oggi si celebra la giornata nazionale.
Sua per esempio l’idea dell’Avio Bar, un aereo cargo trasformato in un tempio volante del gusto che nel 1947 sorvola la penisola per promuovere l’eccellenza delle diverse case produttrici di alcolici (come, oltre la Pezziol, anche la Campari o la Tenerelli). Ma è tre anni dopo che Dalle Molle estrae dal mazzo il suo primo vero asso. Vuole creare un prodotto tutto suo. Con un ingrediente a cui nessuno aveva mai pensato, poco attraente, ma che lui associa a un’idea di salute e benessere: il carciofo. Tutti giudicano l’impresa impossibile, ma appena messo in commercio il Cynar si rivela subito uno straordinario successo. Con due milioni di bottiglie vendute nel giro di un anno.

Investire il 15% in pubblicità
Ma il lancio del liquore, oltre a una micidiale macchina di fatture per l’azienda, è per Dalle Molle una palestra dentro cui esprime i suoi ideali sulla qualità della vita e il benessere delle persone. Per una ventina d’anni, l’imprenditore sperimenta tecniche di marketing etiche e innovative, investendo il 15 per cento del bilancio in pubblicità. È uno dei primi a introdurre le sponsorizzazioni di eventi culturali e sportivi, i concorsi a premi, il merchandising di oggetti brandizzati col Cynar (sdraie, radioline, palloni, cioccolatini e via dicendo). Ma la sua grande intuizione ha a che fare con la televisione, ancora inesistente in Italia. Prima, all’inizio degli anni Cinquanta, prova a lanciare una sua tv a diffusione nazionale.
Manda trenta persone in Olanda, alla Philips, per apprendere l’uso di telecamere e moviole, ma alla vigilia delle prime trasmissioni lo Stato approva una legge che assegna l’esclusiva dell’emittenza televisiva alla Rai. «Un sopruso», riporta amaro in un documento pubblicato nel podcast. Si rifà – poco dopo – con Carosello, su cui è il principale produttore, non solo delle pubblicità per la sua azienda, ma anche per molti altri marchi, chiamando registi del calibro di Fellini e Pasolini, o comici come Walter Chiari o Carlo Campanini. Ma è grazie a Ernesto Calindri che si impone ai telespettatori con la celebre pubblicità in cui l’attore sorseggia l’amaro in mezzo al traffico, scandita dallo slogan “contro il logorio della vita moderna”.
Poco alla volta le sue inserzioni sui giornali prendono sempre più un orientamento etico, con messaggi sociali accanto alle bottiglie, rivolti per esempio alla sicurezza stradale o persino campagne politiche contro l’aumento dei pedaggi autostradali. Tutto questo mentre in parallelo Dalle Molle ospita sulla sua rivista “La via aperta” gli interventi dei grandi personaggi della cultura europea, come don Sturzo e Schuman, per esplorare soluzioni concrete sul benessere delle persone. È sempre più coinvolto da queste idee. E proprio quando l’azienda è all’apice del successo (con oltre 40 milioni di bottiglie vendute), a inizi anni Settanta Dalle Molle saluta tutti, liquida le sue quote, acquista una spettacolare villa in stile palladiano vicino Padova e si dedica a tempo pieno ai suoi nuovi visionari progetti.
L’idea del noleggio di auto elettriche
Il primo si chiama Pge, Progetti Gestioni ecologiche. Ha una duplice missione. Anzitutto brevetta per primo un sistema di noleggio di auto elettriche che oggi chiameremmo car sharing: stazioni di scambio con colonnine di ricarica, dove gli utenti possono prelevare e riconsegnare veicoli in condivisione. Molte città italiane, da Milano a Roma, avviano progetti per realizzarlo, a Bruxelles c’è addirittura una sperimentazione che dura qualche anno. Malgrado le promesse però si ferma tutto nelle paludi della politica e della burocrazia. E a metà degli anni Ottanta, Dalle Molle è costretto ad abbandonare l’idea.
All’interno della villa, dove ha allestito un’officina, per circa 30 anni prosegue invece la produzione di auto elettriche, realizzando ben cinque diversi modelli. È il primo a omologarne una nel nostro Paese, battendo sul tempo la stessa Fiat. Riesce a vendere qualche decina di veicoli ad aziende come Enel e Italgas. Ma, circondato da indifferenza e ostilità, quando ormai ha superato i 90 anni, è costretto ancora una volta ad arrendersi. L’Italia non è davvero pronta per lui.

Va meglio invece con l’altra straordinaria iniziativa che parte assieme al progetto Pge: la cibernetica. Oltre alla Fondazione Dalle Molle sulla qualità della vita, tra gli anni Settanta e inizio Novanta, crea nella Svizzera italiana tre istituti pionieristici sui temi dell’informatica. Mentre il mondo vive in quegli anni i cosiddetti inverni dell’Intelligenza artificiale, stagioni in cui gli studiosi di algoritmi battono in ritirata in assenza di risultati concreti e fondi pubblici, Dalle Molle continua a investire le proprie risorse sui suoi istituti.
Finanzia ricerche sul linguaggio, sulle reti neurali e sul machine learning, proprio quando queste aree sono considerate marginali o fallimentari. Il tempo alla fine ne consacra l’ingegno: la sua Fondazione viene riconosciuta come fondamentale nella storia che porta alle attuali rivoluzioni dell’Intelligenza artificiale, come ChatGPT. Già nel 1997, Business Week la indica tra i cinque centri di ricerca sull’AI più influenti al mondo, accanto a monumenti come il Mit di Boston o l’università di Berkeley. E dai suoi istituti escono figure di rilevanza globale nella storia dell’intelligenza artificiale, come Jürgen Schmidhuber e Shane Legg.
Anticipare il futuro
Ma chi era davvero Angelo Dalle Molle, visionario nato a Mestre nel 1908 e morto a Padova nel 2001? Dalle testimonianze che ho raccolto nel podcast emerge come una figura affascinante e complessa, un uomo del Rinascimento proiettato nel futuro. La sua mente irrequieta sembra continuamente mossa da un’inesauribile ricerca del benessere umano, un ideale che plasma ogni sua scelta, anche a costo di una vita non convenzionale e tumultuosa. È colto, dotato di sottile ironia, capace di godere dei piaceri della vita – dalle auto sportive agli yacht – ma considera la ricchezza solo uno strumento per realizzare i suoi sogni e migliorare il mondo.
Ha una vita privata complicata, dopo un matrimonio annullato alla Sacra Rota, in cui nel giro di un lustro sta con quattro donne diverse, l’una all’insaputa dell’altra, da cui avrà cinque figli. Per poi sposarsi in seconde nozze a 90 anni con la sua collaboratrice più stretta, Eleonora Botner. Nel lavoro rivela molti aspetti in comune con l’imprenditore umanista Adriano Olivetti: tratta i collaboratori con profondo rispetto, promuove la loro creatività e dignità individuale, rifiutando una logica puramente produttiva e anteponendo sempre l’uomo alla macchina.
È un leader accessibile ma esigente, capace di ispirare adesione ai suoi progetti, spesso controcorrente rispetto alle logiche dominanti. Mecenate amico di artisti come Dalì ed economisti come Guido Carli, pensatore a lungo termine, dialoga con la cultura del suo tempo ma resta una persona intrinsecamente riservata, preferendo l’ombra alla ribalta. Proprio questa sua ritrosia, unita a una certa superficialità collettiva, contribuisce a renderlo un genio dimenticato, la cui eredità più preziosa rimane l’invito a mettere sempre l’essere umano, e non il mero profitto, al centro di ogni progresso. Il podcast che gli abbiamo dedicato su RaiPlaysound, in fondo è proprio questo: un atto di riparazione alla sua memoria sepolta.