Su di lui pendono 17 capi d’accusa per un totale di 175 anni di carcere
La Westminster Magistrates’ court di Londra ha formalmente approvato l’estradizione del giornalista, programmatore e attivista Julian Assange negli Stati Uniti, dove da molti anni è giudicato un traditore: rischia una condanna fino a 175 anni di carcere. La storia di questo 50enne australiano, famoso dal 2006 per il suo sito WikiLeaks, è intrecciata con alcuni dei più gravi scandali della politica internazionale, emersi proprio a seguito della pubblicazione di materiale sensibile riguardante, tra le varie cose, anche il trattamento riservato da Washington nei confronti di civili innocenti e prigionieri in giro per il mondo.
A gennaio del 2021 la giudice Vanessa Baraitser aveva negato l’estradizione del fondatore di WikiLeaks verso Washington, citando i rischi per la salute di Assange in caso di incarcerazione negli Stati Uniti. Si parlava addirittura di rischio suicidio. In queste ore la solidarietà nei confronti di Assange viene manifestata su Twitter, dove il profilo di WikiLeaks ha pubblicato un link per supportare la causa. Come ha ricordato il Guardian c’è la possibilità di fare appello, mentre la palla è intanto già passata alla ministra degli Interni UK, Priti Patel, il cui sì all’estradizione viene dato per scontato dalla stampa.
Per molti WikiLeaks è stato un punto di riferimento per scoperchiare le attività poco trasparenti da parte di politici e Stati; d’altra parte il dibattito apertosi negli anni in merito alle modalità di pubblicazione dei materiali riservati ha spinto altrettanti a criticarne il metodo. Secondo alcuni non si trattava di giornalismo, ma di sapiente utilizzo dell’informatica. La notizia del rischio concreto di estradizione di Assange è stata accolta in maniera critica da parte dei laburisti britannici: «Priti Patel ha di fronte ora una scelta: difendere il giornalismo e la democrazia, o condannare un uomo all’ergastolo per aver svelato la verità sulla guerra al terrorismo», ha postato Jeremy Corbyn su Twitter.
Negli Stati Uniti i procuratori hanno accusato Assange di aver collaborato Bradley Manning, ex soldato statunitense che avrebbe poi cambiato sesso (oggi si chiama Chelsea Manning, graziata da Obama anni fa). Fu proprio questa la fonte che permise a WikiLeaks di caricare sulla piattaforma una quantità enorme di materiale compromettente per l’esercito USA e Washington. Sono 17 i capi di imputazione che coinvolgono Assange, il quale di fatto rischia l’ergastolo. In una delle sue ultime interviste da uomo libero, era il 2010, Assange si era espresso così: «È preoccupante che tutti i media stiano facendo un lavoro così scadente, al punto che un piccolo gruppo di attivisti riesce a pubblicare più informazioni del resto della stampa messa assieme».