Sul mercato dal 1991, l’azienda ha lavorato con Apple e Microsoft
Quello che si è appena concluso è stato un gennaio notevole dal punto di vista del mercato gaming. La notizia del mese (e forse dell’anno) ce l’ha data Microsoft annunciando l’acquisizione di Activision Blizzard (ne abbiamo parlato qui) alla cifra monstre di 68 miliardi di dollari. Ieri, lunedì 31 gennaio, è arrivato un aggiornamento anche da parte di Sony: l’azienda giapponese ha comunicato che Bungie entrerà a far parte del SONY INTERACTIVE ENTERTAINMENT. La cifra dell’operazione è 3,6 miliardi di dollari. Il dibattito tra appassionati ed esperti si è subito aperto: si tratta di una risposta di Sony a Microsoft? Quella che un tempo avremmo definito console war oggi è in realtà una content war. E Bungie ne è uno dei protagonisti più importanti. L’azienda californiana ha da poco spento le trenta candeline e la sua è una storia che merita di essere raccontata. Nel 1991 sboccia l’idea di uno studente dell’Università dell’Illinois, che avrebbe ingolosito aziende leader del settore.
Bungie, le origini su Macintosh
I fondatori sono Alexander Seropian e il programmatore Jason Jones: i due si sono incontrati sul banco di un ateneo e sono diventati i padri della Bungie Software Products Corporation. Minotaur: The Labyrinths of Crete è stato uno dei primi titoli frutto della nuova startup del gaming, che in meno di dieci anni avrebbe attirato le attenzioni di Microsoft con il capolavoro di Halo. Nei primi anni Novanta il fondatore di Apple, Steve Jobs, non ricopriva più alcun incarico (sarebbe ritornato nel 1997 per scrivere di nuovo la storia), ma nelle vicende di Bungie c’è spazio anche per lui. Tutti i videogiochi degli esordi targati Bungie viaggiavano su Macintosh: stare con Apple e non con Microsoft non era un dettaglio per la community.
Gli anni Novanta si sono chiusi per Bungie con altri due titoli – Myth e Oni – mentre il nuovo millennio è stato segnato da uno degli IP più iconici. Nel 1999 lo stesso Steve Jobs ha citato il progetto di Halo durante uno dei suoi keynote speech, ma le loro strade si sono divise. Nel giugno del 2000 Microsoft ha infatti annunciato l’acquisizione di Bungie, dopo che la software house di Seropian era riuscita a resistere perfino alla corte di Activision. Il titolo sparatutto sarebbe diventato un’esclusiva per la nascitura console di Xbox. Nel 2002 il fondatore Seropian ha però deciso di abbandonare l’azienda, in conflitto con l’ecosistema.
Quella che però Sony ha acquisito non è la software house di Halo, ma soltanto l’azienda che l’ha creato. Bungie è rimasta nell’alveo della casa di Redmond fino al 2007, alla vigilia del lancio di Halo 3. L’IP di Xbox sarebbe passata di mano, mentre Bungie avrebbe scelto di esplorare nuovi mondi, senza vincolarsi a un unico progetto. Destiny è già in cantiere, con il nome in codice Tiger.
Il primo capitolo di Destiny è uscito nel 2014 (pubblicato da Activision). Per arrivare a quel traguardo la software house ha impiegato dunque anni: la lore del titolo è un pozzo di nozioni, nomi e storie che fanno riferimento ai generi fantasy e fantascienza. Dentro il videogioco c’è tutta l’esperienza di Bungie, che non ha replicato quanto già visto in Halo, dove tutti hanno vissuto le stesse vicende della mascotte Master Chief. No, in questo caso il giocatore può scegliere qual è il suo alter ego in console, optando tra tre razze. Nel 2017 è uscito Destiny 2, un progettovideoludico che continua a svilupparsi.
Nell’annunciare l’acquisizione di Bungie, Sony ha comunicato anche che i titoli della software house non diventeranno esclusiva per PlayStation, bensì rimarranno cross-piattaforma. Una mossa che, come dicono gli esperti, non è proprio da Sony, multinazionale che ha fatto fortuna sulle esclusive.