In questi giorni di paura e terrore per le sorti di una nuova guerra iniziata tra i cieli dell’Iran e di Israele, si torna a parlare di armi. E sotto i riflettori finisce una delle più potenti e controverse dell’arsenale americano: la cosiddetta “bunker buster” (anti-bunker). Ma come funziona esattamente e con quali obiettivi entra in azione?
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Che cos’è una “bunker buster”
Con il termine “bunker buster” si indica una categoria di bombe progettate per perforare strati di cemento armato, acciaio e roccia prima di esplodere allo scopo di distruggere installazioni militari sotterranee o protette da pesanti rinforzi. Queste armi nascono per rispondere a un’esigenza specifica: colpire centri di comando, depositi missilistici e, in particolare, impianti nucleari nascosti o protetti da strutture profonde e corazzate.
La più potente di queste bombe a disposizione degli Stati Uniti è la GBU-57A/B MOP (Massive Ordnance Penetrator). Si tratta di un ordigno da circa 14 tonnellate, capace di penetrare anche 60 metri di cemento armato o oltre 100 metri di terreno roccioso prima di esplodere.
Obiettivi sensibili
Tra gli obiettivi che potrebbero essere attaccati da Isreale c’è l’impianto di Fordow, scavato in profondità dentro una montagna vicino a Qom, e ritenuto uno dei più difficili da colpire con armamenti convenzionali.
Secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, Fordow ospita oltre un migliaio di centrifughe avanzate IR-6 per l’arricchimento dell’uranio, con la capacità di produzione di uranio fino al 60%, una soglia considerata molto vicina al livello necessario per un uso militare (che è intorno al 90%).
Questo potrebbe essere uno dei casi di utilizzo della “bunker buster” anche se a detta di alcuni esperti, come si legge sul Sole24Ore, potrebbe non essere sufficiente a distruggere completamente le infrastrutture più profonde e protette.
Come si innesca una bunker buster?
La GBU-57 viene sganciata da bombardieri pesanti come il B-2 Spirit. In particolare, utilizza l’energia cinetica del proprio peso e una carica esplosiva ritardata, che si attiva solo dopo aver perforato i vari strati protettivi. L’esplosione avviene dunque all’interno della struttura da distruggere, massimizzando i danni.
Esistono anche modelli più piccoli e meno potenti, come la GBU-28, già utilizzata in passato in conflitti come la Guerra del Golfo e in Afghanistan.
L’eventuale utilizzo di bunker buster contro siti nucleari iraniani avrebbe implicazioni enormi perchè da un lato ridurrebbe le capacità di arricchimento dell’uranio di Teheran mentre dall’altro, rischierebbe di innescare un conflitto su vasta scala in Medio Oriente, con ritorsioni non solo contro Israele, ma anche contro basi statunitensi nella regione.