Già da tempo la Cina ha iniziato ad abbaiare. Ma presto potrebbe anche mordere. Ancora di più dopo che il suo esercito si è dotato di un cane robot armato di munizioni letali. Il quadrupede meccanico, con un fucile automatico sulla schiena, è stato al centro di recenti esercitazioni militari congiunte con la Cambogia. Ed è stato svelato al pubblico da un filmato diffuso dalla televisione di Stato cinese CCTV.
Il cane è stato affiancato da un quadcopter con armamento simile durante le esercitazioni, che hanno visto le macchine impegnate al fianco di soldati umani in prove di assalto urbano. Uno scenario che non si può escludere in caso di una futura azione militare su Taiwan, dove a uno primo sbarco anfibio farebbe probabilmente seguito una battaglia nelle città. Nel video diffuso da CCTV, il militare Chen Wei spiega il possibile utilizzo del cane robot: «Può servire come nuovo membro nelle nostre operazioni di combattimento urbano, sostituendo i nostri membri umani per condurre ricognizioni, identificare il nemico e colpire l’obiettivo».
Le immagini mostrano anche il cane robot che cammina, saltella, si sdraia e si muove all’indietro sotto il controllo di un operatore da remoto. In un’esercitazione, il robot spara con un fucile e guida un’unità di fanteria in un edificio ricostruito. L’ultima parte del video mostra, appunto, anche un fucile automatico montato sotto un drone aereo a sei rotori, illustrando quella che, secondo il video, è una nuova “varietà di attrezzature intelligenti senza pilota” della Cina.
L’innovazione dell’esercito cinese corre
L’avanzamento tecnologico dell’Esercito Popolare di Liberazione procede a gran ritmo. Un processo che va avanti da tempo, come spiega Lorenzo Termine, docente di Relazioni Internazionali presso l’Università degli Studi Internazionali di Roma (UNINT) e l’American University of Rome, esperto di questioni militari cinesi. «L’importanza degli aspetti tecnologici è aumentata tanto negli ultimi decenni, tanto che la dottrina militare è stata aggiornata per affrontare le guerre locali in condizioni di informatizzazione», dice Termine. «La tecnologia informatica non è più considerata semplicemente un fattore abilitante o un moltiplicatore di forza, ma è diventata un vero e proprio dominio operativo in cui è necessario ottenere la superiorità rispetto agli avversari».
È in questo scenario che si inserisce la novità del cane robot. Pare un campo su cui si punta con forza. Già nell’ottobre del 2022, l’azienda di difesa cinese Kestrel Defense ha pubblicato un video che mostrava un veicolo aereo senza pilota che faceva cadere su un tetto un veicolo terrestre quadrupede dotato di una mitragliatrice leggera, sempre durante un esperimento di guerra urbana. Lo scorso marzo, il South China Morning Post ha invece riportato che i test condotti con cani robot equipaggiati con fucili hanno dimostrato una capacità di tiro pari a quella di tiratori scelti addestrati.
«Con l’emergere delle tecnologie innovative, in parti colare dell’intelligenza artificiale, l’esercito cinese punta a ottenere un vantaggio operativo in territori ancora inesplorati”, dice ancora Termine. «I leader cinesi ritengono che si stia passando alla guerra informatizzata alla futura guerra intelligentizzata». Per questo, tutti i piu recenti documenti nel settore militare puntano su sistemi autonomi o ipersonici, nanotecnologia e biotecnologia. L’obiettivo è quello di integrare le tecnologie sua sul campo di battaglia che nelle reti militari. Il tutto mentre il focus sul terreno informatico e il grande rafforzamento delle capacità cyber fa sì che l’esercito cinese sia in grado di condurre operazioni integrate congiunte.
Cellule staminali, armi a microonde e catapulte
Prepararsi a combattere significa d’altronde anche accelerare sul fronte della ricerca e delle scoperte scientifiche. E su questo fronte la Cina sta di recente mettendo a segno punti molto importanti. Uno degli ultimi esempi, forse più significativi, è quello che riguarda l’inserimento di un gene del microscopico orso d’acqua in cellule staminali embrionali umane, aumentando in modo significativo la resistenza di queste cellule alle radiazioni. In anni di test scientifici, esemplari di orso d’acqua sono sopravvissuti a temperature fino a -200 gradi Celsius, a immersioni di oltre un’ora in acqua bollente e persino a voli nello spazio.
Di recente, un team della National University of Defence Technology di Changsha (provincia dello Hunan), ha realizzato una fonte di energia compatta che potrebbe ridurre significativamente le dimensioni di un’arma a microonde. Il dispositivo sarebbe in grado di generare elettricità fino a 10 gigawatt di potenza a una velocità di 10 impulsi al secondo. Pechino potrebbe presto impiegare un drone spia ad alta quota che viaggia ad almeno tre volte la velocità del suono, uno sviluppo che rafforzerebbe notevolmente la capacità della Cina di condurre operazioni di sorveglianza.
Sta per entrare invece pienamente in funzione la Fujian, la terza portaerei della Cina, la prima dotata di un sistema di decollo a catapulta elettromagnetica. Ciò significa lanci di velivoli più eclettici, più rapidi, più armati: in linea con gli standard degli Stati Uniti. Dislocamento di oltre 80 mila tonnellate (contro le 60 mila dei modelli precedenti), la Fujian è dotata anche di sistemi di blocco innovativi che consentono una rapida decelerazione in atterraggio. Il presidente Xi Jinping ha impresso una forte accelerazione al programma sulle portaerei: vuole averne almeno sei entro il 2035, di cui quattro a propulsione nucleare. Già oggi solo gli Usa, con 11, ne hanno di più.
La riforma militare di Xi Jinping
Da tempo, Xi chiede di insistere sullo sviluppo di capacità di combattimento intelligenti e senza equipaggio, di promuovere lo sviluppo coordinato e l’applicazione del sistema informativo di rete. Il leader cinese ha avviato una profonda riforma dell’Esercito popolare sin dal suo primo mandato da presidente della Cina e segretario generale del Partito comunista (che prevede anche la guida della Commissione militare centrale). L’azione riformatrice ha razionalizzato la struttura delle forze armate, riorganizzando i dipartimenti e le catene di comando. Si tratta di un chiaro disegno politico che, come spesso accade in Cina, prevede un preciso cronoprogramma.
«Entro il 2027, dunque per il centenario dell’Esercito popolare di liberazione, si prevede di accelerare lo sviluppo integrato di meccanizzazione, informatizzazione e intelligentizzazione», dice Termine. «Entro il 2035 si prevede il sostanziale completamento della modernizzazione, con riferimento a teoria, struttura, personale e armamenti». L’ultimo stadio è fissato per il 2049, data chiave che prevede la realizzazione del grande “ringiovanimento nazionale” in occasione del centenario della Repubblica Popolare Cinese, da accompagnare secondo gli auspici di Pechino con il compimento della “riunificazione nazionale“, ego la soluzione della questione Taiwan. «Per allora, si mira alla piena trasformazione dell’Esercito popolare di liberazione in una forza armata di prima classe a livello mondiale”, aggiunge Termine.
Sulla strada non mancano certo i problemi ancora da risolvere. A partire dalla corruzione che continua a esistere nelle fila dell’esercito. Ad agosto 2023, i vertici delle forze missilistiche dell’esercito sono stati silurati. E sostituiti con generali provenienti dalla marina. Una mossa inusuale che dimostrerebbe l’ampia sfiducia nella divisione chiamata a presidiare l’arsenale nucleare cinese. Nella vicenda è coinvolto anche Li Shangfu, l’ex ministro della Difesa rimosso ufficialmente a fine ottobre ma che si troverebbe in realtà ai domiciliari già da fine agosto, per una vicenda legata al suo precedente ruolo di responsabile delle forniture militari.
L’ostacolo della corruzione
Lo scorso dicembre, sono arrivate altre rimozioni di importanti ufficiali dell’Esercito con ruoli chiave nello sviluppo militare. Tra loro anche Wu Yansheng, presidente della Compagnia di scienza e tecnologia aerospaziali, pilastro dell’industria militare cinese. Solo pochi mesi prima, Wu presentava i passi avanti del programma spaziale cinese. Wu è stato rimosso insieme ad altri due importanti ufficiali coinvolti nello sviluppo missilistico: Wang Changqing, vice direttore generale di scienza e industria aerospaziale, e Liu Shiquan, a capo di una importante compagnia statale di armamenti. Le autorità non hanno fornito dettagli sulla loro rimozione, ma secondo il quotidiano di Hong Kong Singtao, anche sarebbero coinvolti nell’ampio scandalo sugli equipaggiamenti militari.
Interessante che al posto di vari ufficiali rimossi siano stati scelti uomini provenienti dalla Marina, il comparto su cui Xi punta di più. Da fine 2023, il ministro della Difesa è infatti Dong Jun, ex capo della Marina. Persino ai vertici delle forze missilistiche sono arrivati uomini con esperienza navale, segnale che forse restano ancora ampie sacche di sfiducia in alcuni comparti strategici. Non è un caso che nelle scorse settimane, Xi abbia dato nuovo impulso alla sua campagna anticorruzione.
Rivolgendosi agli alti ufficiali militari a Yan’an (luogo quasi venerato dal Partito comunista per essere stato la destinazione finale della lunga marcia di Mao Zedong) ha utilizzato la prima conferenza di lavoro politico-militare in un decennio per mettere in guardia contro i pericoli della corruzione e dello “slittamento ideologico” nell’esercito, avvertendo che il decadimento della disciplina potrebbe compromettere gli sforzi per mettere in campo forze armate in grado di combattere. Di certo, impiegando sul campo di battaglia un (per ora solo ipotetico) plotone di cani robot potrebbe garantire la fedeltà delle truppe.