Questa volta il miliardario sudafricano non ha twittato. Ha tirato in ballo gli avvocati
Per una volta l’attacco non è arrivato via Twitter, ma con una lettera ufficiale spedita dall’avvocato personale di Elon Musk, Alex Spiro, indirizzata a Microsoft. Nel documento il proprietario del social network accusa la Big Tech di Satya Nadella di aver utilizzato in modo improprio i dati della piattaforma. Non si tratta di una notizia che sorprende, dal momento che un mesa fa è stato lo stesso Ceo di Tesla ad aver accusato la casa di Redmond di aver utilizzato senza diritto dati della piattaforma – ottenuti attraverso le API – per allenare la propria intelligenza artificiale. Il riferimento è a ChatGPT (Microsoft ha investito 10 miliardi di dollari nella società madre OpenAI).
Dalle minacce si è così passati ai fatti. Twitter ritiene che Microsoft abbia utilizzato più dati rispetto a quelli a cui aveva diritto e che ne avrebbe forniti alcuni ad agenzie governative senza alcuna autorizzazione. Microsoft ha subito reagito, gettando acqua sul fuoco. «Risponderemo in modo appropriato. Non vediamo l’ora di continuare la nostra partnership a lungo termine con l’azienda».
Un altro elemento cruciale della vicenda è che da quando Elon Musk ha acquisito Twitter per 44 miliardi di dollari, molte cose sono cambiate per le aziende sulla piattaforma. E non soltanto perché la spunta blu è a pagamento. Le API, ovvero strumenti che consentono ad aziende terze presenti su Twitter di sviluppare strumenti per i propri prodotti accedendo ai dati della piattaforma, non sono più gratis. Microsoft si è però rifiutata di pagare. «Nonostante le limitazioni – spiega il legale di Musk nella lettera – i programmi di Microsoft hanno avuto accesso alle API di Twitter più di 780 milioni di volte e hanno recuperato più di 26 miliardi di tweet solo nel 2022».