In Italia è nata la prima fondazione no profit nel settore del cyber. Vuole sensibilizzare l’opinione pubblica su virus, ransomware e minacce assortite. Le infrastrutture a rischio non sono più fisiche ma digitali
Il cybercrime adesso ha a che fare una nuova minaccia: i wiper. Dopo i ransomware che, in particolar modo durante il periodo della pandemia, hanno messo sotto scacco centinaia di aziende e infrastrutture sanitarie a livello globale, ora il mondo dei big data deve vedersela con i ‘wiper’: virus malevoli che hanno avuto una forte spinta con la guerra in Ucraina perché cancellano definitivamente i dati mettendo K.O. le infrastrutture critiche.
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Wiper e cyberwar
Gran parte di questi wiper hanno agito contro Kiev. L’ultimo scoperto, in ordine cronologico, è SwiftSlicer, protagonista di un assalto informatico proprio all’Ucraina. Non punta a riscatti o monetizzazioni ma soltanto a distruggere i dati che trova. A differenza dei ransomware che, secondo gli esperti, rimarranno, comunque, la modalità più diffusa dagli hacker perché in cambio dei dati chiedono un riscatto, il pericolo in cui si sta incorrendo è che a questa attività venga affiancato un wiper che, probabilmente, potrà avere un maggiore campo di azione. In particolar modo, andrebbe a incidere nei settori della cyberwar, dell’attivismo e del terrorismo, con il rischio che possa diventare un’ulteriore leva per raggiungere i propri obiettivi. Secondo gli esperti, l’avanzata dei wiper rispetto ai ransomware sarebbe testimoniata da un fattore cruciale: il calo significativo dei pagamenti per i riscatti.
La società Chainalysis ha affermato che i gruppi di ransomware hanno estorto nel 2022 circa 300 milioni di dollari in meno rispetto all’anno precedente. I virus wiper scoperti nei mesi passati sono: WhisperGate, HermeticWiper, IsaacWiper, CaddyWiper, Industroyer2, AcidRain. Quest’ultimo, in particolare, è stato usato nell‘attacco al servizio Internet satellitare di Viasat che ha toccato diversi paesi tra cui l’Italia. Sulla diffusione dei wiper ha lanciato un allarme anche l’Agenzia italiana per la cybersicurezza invitando le aziende e le amministrazioni a elevare il livello di attenzione. Un’altra tendenza che, secondo gli esperti, si sta delineando nel settore cyber è l’abbassamento dell’asticella delle competenze necessarie per sferrare un attacco hacker e il fatto che le gang ransomware siano “autorigeneranti” dando vita a nuove entità da ogni decapitazione apparentemente definitiva.
La prima fondazione italiana no profit sul cyber
In Italia è nata la prima fondazione no profit nel mondo del cyber. Si chiama “Cyber Security Italy Foundation” e opera grazie a una nuova piattaforma all’interno della quale il cittadino potrà segnalare situazioni dubbie e rischi rispetto a potenziali attacchi nella sfera digitale. Inoltre, porta avanti un osservatorio operativo per mappare competenze e professionalità del Paese che siano in grado di individuare le migliori tecnologie italiane in materia. Sono queste le nuove sfide della prima fondazione no profit italiana sul mondo cibernetico che funge da modello per la cybersicurezza: materia che ha a che fare con il quotidiano di ognuno di noi. Nell’era dei big data, infatti, praticamente nessuno può dirsi esente dai rischi legati agli attacchi cyber. Tra le priorità del settore emerse durante la presentazione di Cyber Security Italy Foundation ci sono una più ampia sensibilizzazione sul tema e lo sviluppo di una vera e propria cultura della sicurezza cyber: due temi centrali su cui si deve focalizzare l’attenzione soprattutto in Italia.