Crisanti al Senato: «Bisogna fare tamponi, tracciare con la tecnologia e ridurre le differenze enormi nella Sanità sul territorio»
Nel giorno della vigilia dell’entrata in vigore dell’ultimo Dpcm, che dividerà la nazione in tre zone, chiudendone in lockdown alcune (tra cui senz’altro la città di Milano), dall’Istituto Superiore di Sanità non arrivano certo parole che riescono a rincuorare. «Oggi siamo in una fase di escalation che segue a un periodo di transizione. L’infezione ci accompagnerà per tutta la stagione invernale». Lo ha detto il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro in commissione Affari sociali della Camera dei deputati.
Cosa ha detto il numero 1 dell’ISS
«Oggi siamo in una fase di escalation che segue a un periodo di transizione, perciò dobbiamo adottare misure che sono in parte di contenimento e in parte di mitigazione e che andranno modulate sulla base della capacità di risposta dei territori. L’infezione ci accompagnerà per tutta la stagione invernale, con fasi in cui ci sarà una crescita spiccata in alcune zone e quindi saranno necessarie risposte adeguate. Ma in generale servono livelli di cautela minimi di base che andranno sempre mantenuti», ha detto Brusaferro.
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«La fase di tracciamento – ha precisato – è il primo marker da mantenere, ma quando il numero di casi da tracciare passa da qualche migliaio a 30mila casi al giorno, scattano i meccanismi di mitigazione. L’obiettivo è riportare il numero di casi giornalieri alla sostenibilità. Disponiamo di una “cassetta degli attrezzi” – ha aggiunto il presidente dell’ISS – definita sulla base del set di 21 indicatori di rischio prescritto con circolare ministeriale il 30 aprile, e del documento “Prevenzione e risposta a Covid-19: evoluzione della strategia e pianificazione nella fase di transizione per il periodo autunno-invernale”. Quest’ultimo documento, in particolare, «è stato oggetto di condivisione con la Conferenza delle Regioni».
Crisanti al Senato: «Occorre tracciare»
Mentre il numero 1 dell’ISS veniva audito alla Camera, il virologo Andrea Crisanti era in audizione al Senato. «Contro una eventuale terza ondata bisogna agire su tre elementi – ha spiegato -. Bisogna avere la capacità di fare tamponi sufficienti, mirati, sappiamo che se siamo positivi e negli ultimi 5 giorni abbiamo interagito con parenti, amici, colleghi, tutte queste persone vanno testate. Questo va integrato con strumenti informatici che permettano di monitorare in termini spazio temporali come i casi si distribuiscono nelle regioni, integrati con altri parametri come la mobilità delle persone, informazioni necessarie per prevedere quello che succede dopo, come si diffonde il virus. Questo sistema deve avere la logistica per rendere accessibili i test dove sono necessari, in Italia ci sono differenze enormi sul territorio. Se questo l’ha fatto il Vietnam può farlo anche l’Italia».