Inaugurato con 6 mesi di anticipo il primo centro italiano dedicato alla sicurezza informatica, con l’invito a tecnici, agenzie governative e altri enti a conoscere, testare e verificare prodotti e tecnologie dei cinesi. Una collaborazione per fermare gli attacchi informatici, aiutare l’economia e far crescere il paese
Dopo la sede inaugurata nell’ottobre del 2019, arriva il Cyber Security Transparency Centre. La dimostrazione di come Huawei rilanci la sfida e punti sull’Italia e su Roma per continuare a sviluppare le proprie tecnologie dedicate alla sicurezza digitale. Con le attività al via sei mesi prima di quanto programmato sull’iniziale tabella di marcia, previsto per il prossimo settembre. La struttura romana allunga la lista dei laboratori Huawei già operativi (progetto avviato nel 2010 a Banbury, Regno Unito, continuato poi con l’apertura dei centri di Bonn, Dubai, Toronto, Dongguan e Bruxelles) e nasce per fornire una piattaforma per comunicazioni nell’ambito della cyber security, collaborazione e innovazione sugli standard di sicurezza e i meccanismi di verifica a tecnici esperti, agenzie governative, associazioni di settore, studenti ed enti di standardizzazione. Anche e soprattutto per consentire loro di eseguire verifiche e testare apparecchiature e tecnologia messe a punto dal colosso di Shenzhen.
Condivisione della conoscenza e collaudi sul campo
Il Cyber Security Transparency Centre si sviluppa su due aree principali e distinte: da una parte c’è la condivisione delle conoscenze, con l’illustrazione delle pratiche di sicurezza informatica end-to-end di Huawei per la sicurezza e per la privacy, ma anche di strategie, prodotti e soluzioni. Ai clienti verrà consentita l’opportunità di sperimentare innovazioni e i casi d’uso delle tecnologie in fase d’essere (dal 5G all’intelligenza artificiale e Internet of Things) e le sfide da vincere a livello di sicurezza informatica. L’idea di Huawei è anche sfruttare il centro, più avanti, per organizzare workshop, corsi di formazione ed eventi insieme alla comunità italiana di settore. Dall’altra parte le porte sono aperte per enti di certificazione indipendenti, che potranno eseguire test e verifiche in maniera oggettiva, in base a standard condivisi. Apertura e disponibilità verso chi vuole toccare con mano dispositivi e codici sorgenti è l’invito di Huawei, desiderosa di tornare al centro dei progetti europei per lo sviluppo delle tecnologie di nuova generazione.
Maggiore sicurezza significa far crescere il paese
“La sfida della sicurezza cibernetica per la trasformazione digitale e per far progredire il nostro paese è grande, perché c’è una richiesta di sicurezza che arriva da più parti. L’innovazione e l’ecosistema sono i punti cruciali e il collante per la cyber security e la strategia di Huawei è aprirsi ai partner e ad altre aziende per collaudare soluzioni”, ha spiegato durante il suo intervento Luca Piccinelli, Head of Cyber Security Huawei Italia. Trasparenza è un altro termine caro alla società cinese, bannata dal maggio 2019 dal Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti per presunti legami con il governo di Pechino. In risposta all’approccio sospettoso, Huawei sottolinea di essere l’unica azienda al mondo ad aprire il portafoglio di brevetti attraverso il codice sergente (in tema 5G, lo stesso Piccinelli ha chiarito come il 40% dei brevetti dedicati sono proprio di Huawei, con circa 10.000 depositati solo nel corso del 2020)
Collaborare e accelerare per individuare soluzioni
“Ogni anno aumentano le vulnerabilità cui bisogna trovar rimedio perché i pericoli e i danni possono essere molto gravi. Il punto è che oggi il tempo medio per risolvere problemi è di 85 giorni, in pratica è un invito ai pirati informatici. Per questo bisogna agire e serve collaborare per trovare soluzioni, in particolare per creare valore per i clienti, ed essere trasparenti è il primo passo del processo”, ha dichiarato John Suolk, Global Cybersecurity and Privacy Officer Huawei.
Per l’azienda di Shenzhen, del resto, la sicurezza digitale è un tema cruciale al quale è dedicato parte degli investimenti su scala globale: il 5% della spesa complessiva in ricerca e sviluppo, con una media di 750 milioni di dollari annui. La necessità di rispondere ad esigenze diverse e sfruttare al meglio il codice sorgente si rintraccia in un altro dato caro a Huawei, che tra gli oltre 190.000 dipendenti ha il 2% degli ingegneri specializzato in cyber security, rispetto all’1% della media del settore.
“La sicurezza digitale dipende da tre pilastri: laboratorio, organizzazione sul territorio e trasparenza – ha affermato Luigi De Vecchis, presidente di Huawei Italia – La digitalizzazione dell’economia e le tecnologie che la favoriscono quali AI, il largo impiego di IoT, Cloud, Realtà Virtuale e non da ultimo l’Edge Computing, rappresentano da una parte una grossa opportunità per la crescita dell’economia e dall’altra espongono ad alto rischio le infrastrutture sensibili del Paese. In queste situazioni non si può parlare di sicurezza senza un sano approccio basato sul rigore scientifico, fornendo evidenze e prove concrete, e non su speculazioni infondate. Il problema va affrontato congiuntamente, operatori, vendor e istituzioni; non si possono trascurare fatti come l’impegno della GSMA con 3GPP e Nesas sulla sicurezza delle reti e sui test effettuati ai fornitori di tecnologia delle telecomunicazioni. Il nostro Cyber Security Transparency Centre fa parte della strategia che seguiamo da molti anni e oggi, con l’inaugurazione di questo Centro, puntiamo a fornire un ambiente costruttivo dove dimostrare la nostra apertura, spirito di collaborazione e trasparenza, contribuendo a costruire un’Italia digitale e sicura insieme ai nostri clienti e partner“.